2019 |
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RICORDO DI PADRE CALANNA (MONSIGNOR)
di Salvo Vazzana
Ho appreso oggi con sincero dispiacere la notizia della scomparsa di
padre Antonino Calanna, fondatore e guida dell’Opera Diocesana di Assistenza per 43 anni, che un giorno ho conosciuto in un modo imprevisto: il mio amico dott.
Carmelo La Carrubba - primario in pensione e critico teatrale che dopo la chiusura del settimanale “Prospettive” scelse di pubblicare le sue recensioni nel mio sito “Catania per te” – lo invitò a casa mia insieme all’ex Procuratore della Repubblica di Catania
Gabriele Alicata per parlargli del sito e magari coinvolgerli nella scrittura di alcuni articoli.
Devo dire che per me fu una grande sorpresa avere ospiti persone che erano state ed erano ancora così importanti a Catania. Non fu l’inizio di un’avventura giornalistica ma solo due piacevoli incontri con questi amici del mio amico, i quali tutti insieme potevano raccontare tanti risvolti di 50 anni di storia della nostra Catania: uno parrino, uno magistrato e l’altro che era stato nel PCI.
Padre Calanna - che in realtà era monsignore ma gli amici lo chiamavano Padre – a vederlo in quel momento aveva un comportamento mite, umile, dimesso; non si sarebbe detto che fino a qualche anno prima era una delle persone più in vista di Catania.
A partire dal 1961 aveva dato vita, passo dopo passo, al più grande ed importante ente socio-assistenziale catanese comprendente istituti, colonie estive, case famiglia, centri giovanili, servizi di recupero dei minori svantaggiati, centri di riabilitazione, ecc. che
davano lavoro a 700 persone che assistevano migliaia di persone. Alla fine il patrimonio era stimato in centinaia di milioni di euro.
Durante le discussioni a casa mia si finì anche col parlare anche della crisi dell’ODA – dal quale lui era stato ormai estromesso con una serie di manovre del nuovo consiglio di amministrazione – e ricordo che lui disse che era vero che c’era stata una crisi finanziaria, così come c’era stata tante volte in passato, ma così come in passato se ne sarebbe potuti uscire facendo ricorso alle banche, senza svendere il patrimonio, perché c’era appunto il patrimonio a fare da garanzia. E invece altri avevano manovrato a sua insaputa, pur essendo lui il presidente, per altre soluzioni.
Il dott. La Carrubba un giorno mi consegnò il libro scritto da Padre Calanna in cui raccontava la storia dell’ODA, dalla fondazione fino all’epilogo che per lui arrivò il 14 ottobre 2004 quando “... alle ore 11, il Vicario della Diocesi Mons. Agatino Caruso mi comunicava per telefono che l’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina stava per venire in via Ughetti per insediare il nuovo Presidente, Mons. Alfio Russo. Non mi restava altro da fare che prendere la mia agenda e andarmene a casa,dopo 43 anni di servizio alla Diocesi”.
Io il libro l’ho pubblicato ed è ancora su “Catania per te”, per chi vuol conoscere la verità su questo argomento (clicca
qui per vederlo)
Un ex dipendente dell’ODA un giorno scrisse una lettera al mio sito, perché amareggiato dal fatto che in occasione del 50° anniversario della fondazione dell’Opera Diocesana di Assistenza il nuovo presidente l'aveva definita un “fiore all’occhiello”, senza mai menzionare il suo fondatore.
Oggi, il sito di “Prospettive”
- testata giornalistica che lui era riuscito a far diventare un settimanale letto con interesse anche al di fuori della Chiesa –
gli dedica 156 parole in tutto senza mai citarlo come fondatore dell’ODA.
E allora voglio rendergli onore io che l’ho visto solo due volte e del quale nulla sapevo: però ho saputo che era uno di quei preti, non sempre imitato dai colleghi, che quando riceveva dei beni in donazione (beni consideravoli, beni immobili di grande valore) non li intestava a sé
stesso ma alla Diocesi. Ed è per questo che il mio ricordo è di un prete che alla fine della sua carriera non disponeva di niente.
Così ho imparato che anche nella Chiesa - che è fatta di uomini - così come accade in tutti i gruppi umani quasi senza eccezioni, ci sono persone che al di là e al di sopra della cortina fumogena fatta di prediche, ideologie, belle parole e buoni sentimenti, guardano al più terreste degli interessi: il denaro, il patrimonio e per queste cose sono disposte a calpestare persone, amicizie, tutto.
Riposi in pace lassù Padre Calanna. |
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RICORDANDO PADRE ANTONINO CALANNA di Carmelo La
Carrubba
E’ morto mons. Antonino Calanna: per
molti un padre e, almeno per me, anche un fraterno amico. Ai
funerali in Cattedrale, mercoledì 4 dicembre, ricordavo che era ,
innanzitutto, un sacerdote: quando fu dimesso inaspettatamente da
Presidente dell’ODA, Egli non si scompose – pur dovendo lasciare
quella che per tanti anni era stata la sua creatura, e, pur
addolorato, mi confessò che aveva perdonato e pregato per colui
che l’aveva destituito. Era scattata la regola dell’obbedienza.
Ad un certo momento della sua vita si ventilò la possibilità che
diventasse vescovo e, con molta discrezione, fece intendere che
preferiva proseguire nell’opera di aiuto ai più deboli. Per queste
caratteristiche Padre Calanna riceveva personalmente dai privati
cittadini dei lasciti di beni mobili ed immobili: un esempio per
tutti gli altri: L’onorevole Biagio Pecorino lasciò a Nino Calanna
l’istituto per disabili Pecorino in ricordo del figlio. Ebbene il
sacerdote Calanna fece atto di donazione alla Chiesa di Catania
subito dopo aver ricevuto il dono. La sua attività non si
esauriva nelle donazioni. Egli è stato un manager, un vero
amministratore: basti pensare che fece diventare l’ODA con
funzioni caritatevoli in aiuto ai più deboli una azienda senza
scopi di lucro con più di seicento impiegati. Fu anche, per
circa un ventennio, un componente del consiglio di amministrazione
degli Ospedali riuniti Santa Marta e Villermosa in cui nacque, fra
l’altro, in Italia il primo reparto di chirurgia d’urgenza e
pronto soccorso autonomo con organico proprio grazie
all’illuminata saggezza degli amministratori e di alcuni chirurghi
che riuscirono a coinvolgere anche il Ministero della Sanità che
pose le basi per dare agli ospedali reparti e pronto soccorso
autonomi e con personale specializzato alla bisogna istituendo sia
le scuole di specializzazione che le idoneità nazionali. Mons
Calanna ne fu un promotore. Grazie alla delega del vescovo
rifulgeva il talento di Padre Calanna: il vescovo Picchinnedda
volle quello che poi divenne il settimanale “Prospettive”: un
organo sostanzialmente curiale ma che volle essere anche laico e
per tale ampiezza di orizzonte fu messo in moto il motore dell’ODA
cioè Padre Calanna. Un ultimo aneddoto: in piena attività l’ODA
fu colpita da un fatto di sangue: la morte di un ragazzo la cui
responsabilità – inizialmente – fu addossata ad un nipote di Padre
Calanna poi prosciolto perché l’autore era un altro e lui era
estraneo ai fatti. L’aneddoto lo racconto perché il Nostro che
aveva nelle mani tanti soldi da amministrare si trovò nella
condizione di trovare i soldi per pagare gli avvocati del nipote e
grazie alla notaia di Belpasso dell’epoca, Maria Galvagno Desti,
ebbe prestata la somma. Gestiva e non prendeva per sé! Ai
funerali tanti vecchi impiegati ODA che raccontavano aneddoti su
aneddoti su quell’uomo che aveva dato sicurezza e una certa
“ricchezza” alla loro vita. E giovani ora anziani che avevano
trovato una soluzione alla loro vita. C’è stata qualche
assenza! Coraggio :Nino Calanna, il sacerdote , avrebbe detto di
non serbare alcun rancore!
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I
SCANTASTI?! HAI AVUTO PAURA?! di Carmelo La
Carrubba
Anni Trenta a Comiso
di domenica: dopo la Messa il nostro eroe, benestante
proprietario terriero, dalla Chiesa dell’Annunziata si
dirige in Piazza delle erbe dove osserva i prodotti esposti
e passa oltre muovendo i propri passi verso Piazza Fonte
Diana. E’ euforico e generoso verso sé stesso e verso il
mondo ma in particolare si sente bene perché sta bene
economicamente e per godere di questo momento di felicità
vuole sentire, fra le sue dita, la moneta da cinque lire
d’argento che fra i pezzi di piccolo taglio è fra le sue
preferite. Bella, bianca, luccicante e consistente al tatto.
Con cinque lire d’argento ci puoi fare un pranzo per venti
persone in festa o passare una notte in albergo con una
donna: ma quale, al paragone, l’immensa gioia di tenersi la
moneta dopo averla toccata e ritoccata con un irresistibile
bisogno di baciarla e infine riporla nel portamonete non
senza prima averle sussurrato: “Ti scantasti?! Hai avuto
paura vero?!” Ma io ti ho tenuto con me! E il nostro
eroe che aveva preso la moneta in mano come per spenderla si
tranquillizzò quando la ripose – stringendola forte con la
mano nella tasca del gilet. A Comiso il risparmio è una
delle componenti essenziali della vita, una necessità dovuta
al territorio che incastrato fra Ragusa e Vittoria è per la
sua ristrettezza il meno redditizio:tant’è che una fonte di
lavoro per (pirriaturi, scalpellini) è alle cave di pietra e
l’altro mestiere di ortolano – apparentemente più leggero –
nel tempo li costringe a rinunziare alla stazione eretta.
Parlo d’altri tempi – gli Anni Trenta – ora i comisani con
la grande omologazione economica saranno diventati come gli
altri. |
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RECENTE DIBATTITO SULLA FAMIGLIA
C’è
un dibattito sulla famiglia di urgente attualità e il
confronto fra le opposte fazioni merita non solo di essere
approfondito ma, anche, di serene riflessioni per evitare
inutili contrasti come nel recentissimo convegno di
Verona e meditando sull’argomento come di recente
ha fatto il “teatro” con Lucia Calamaro “Si nota
all’imbrunire (Solitudine di un paese sepolto)” che dedica
la sua attenzione “allo scardinamento dei ruoli familiari”
in un momento in cui non ci sono padri buoni né buoni figli,
soltanto fallimenti e, la Calamaro scrive, in tal modo,
un’opera di lessici familiari. Per Emma Dante,
che per la scena si affida al corpo, alla fisicità
dell’attore “Non ci sono buone madri né buoni padri, è tutto
un fallimento e nessuno sa fare bene il proprio mestiere né
il padre né il figlio. C’è sempre e comunque una grande
tensione perché si crea un forte rapporto”. Nella
letteratura Dacia Maraini in un suo
recentissimo articolo sul “Corriere” esordisce:”Se ci fosse
una cultura che riflettesse gli interessi veri delle donne,
l’aborto non esisterebbe affatto. Invece è diventato una
bandiera per rivendicare un minimo di libertà…” Ebbene da
parte di nessuno presente al dibattito si è mai parlato di
educazione sessuale e dell’uso degli anticoncezionali capaci
di eliminare – per la donna – alla radice – il dramma
dell’aborto. Argomento vasto e impegnativo in cui
emergono ruoli e sentimenti antichi nei rapporti fra madri e
figli, uomo e donna con le attuali implicazioni che non
sempre hanno alla base una conoscenza culturale adeguata.
Occupandomi di teatro mi sono ricordato di una “vecchia”
intervista a Moni Ovadia per un suo
spettacolo che affronta il rapporto madre figlio e di una
ebrea e di una napoletana riproponendone soltanto
l’introduzione.
Sono a Genova per lo
spettacolo “Mamma, Mame, Mamela…con sottotitolo “Il
crepuscolo delle madri” di Moni Ovadia e ho per
l’intervista, l’appuntamento al Teatro Della Corte prima che
inizi lo spettacolo quando avvengono gli ultimi
aggiustamenti poi, subentra una strana calma prima del
debutto. Le cose vanno per le lunghe e Moni mi fa sapere –
mentre attendo seduto e guardo le locandine degli spettacoli
dell’annata teatrale fra cui spicca il “Pensaci Giacomino”
del catanese Turi Ferro – di rimandare dopo lo spettacolo. E
così è! Ma la massiccia presenza di amici e di ammiratori
nonché di giovani studenti fa scivolare ancora l’incontro
che avverrà durante la cena di lì a poco in trattoria. Nel
frattempo vado con sua moglie Elisa a pigliare la macchina:
la sua è la sola macchina rimasta parcheggiata e l’ora tarda
rende sinistro il vasto locale. La signora Ovadia ha davanti
agli occhi il ricordo di qualche scena di un film giallo che
le incute timore e per sicurezza mi ha chiesto di
accompagnarla. A cena, in un locale vuoto ma compiacente,
un piatto di pasta al sugo per la moglie la pizza per noi.
Davanti al registratore acceso Moni è l’affabulatore di
sempre e conosce, come pochi, i dialetti delle varie regioni
e quando la conversazione cade sulla Sicilia e ricorda i
carusi delle miniere di zolfo lui con l’enfasi e la rabbia
del momento, in siciliano, fa rivivere i versi di Ignazio
Buttitta “Matri di surfuru L’aviti a fari li figgi, di
surfuru…” Di contro il tono diventa dolce e ironico, nello
stesso tempo, quando racconta delle madri e delle loro
caratteristiche e traccia un confronto, ricorrendo
all’aneddoto, fra la yddish mamma e quella napoletana.
Osserviamole mentre reagiscono davanti allo stesso
angosciante problema: l’inappetenza del figlio. Dopo
lunghe e inutili insistenze la mamma napoletana, perduta la
calma, è pronta a colpire e urla: “Si nun magne, io
t’accide, Gennà. La yddish mame – di fronte al rifiuto del
figlio a mangiare – posa la scodella, accosta il figlio a
sé, lo accarezza e con le lacrime agli occhi, dolcemente,
gli dice: Yankele mio, se non mangi la tua mamma si uccide”.
In maniera semplice ma nel modo più efficace Ovadia
mette a confronto due culture, quella partenopea e quella
della diaspora ebraica mitteleuropea che pur avendo molto in
comune, si differenziano profondamente nella strategia e nei
risultati. Queste culture – si sa – ruotano intorno alla
figura della madre ( basti pensare che il figlio è ebreo se
di madre ebraica) che si presenta come una vera e propria
macchina da guerra, micidiale, invasiva, tirannica ma, nel
caso della partenopea alla fine diventa complice del figlio
del figlio mentre la caratteristica peculiare, per la sua
temibilità, della mamma yddish è diversa. Essa gioca la sua
affettività sul vittimismo creando insanabili sensi di
colpa. Ovadia insiste nella sua analisi spiegando che quello
della mamma ebrea è una categoria dello spirito, un’arte
coltivata con fatica e tenacia che però può essere acquisita
dai non ebrei purchè ne assimilino i principi su cui è
basata la mentalità della mamma ebrea. E, per concludere,
sintetizza il suo discorso con questa storiella in cui
vittimismo e orgoglio incondizionato ne costituiscono i
pilastri.
Tre “Yddish mame” sbandierano l’amore dei
loro figli. “Il mio David per il mio compleanno mi ha
regalato una crociera di sogno intorno al mondo in prima
classe, servita e riverita come una regina. Niente in
confronto al mio Salomone – dice la seconda. Per
festeggiarmi ha invitato la famiglia di tutto il mondo e ha
affittato un intero albergo a Miami. Mi fate ridere, voi due
– incalza la terza: Pensate che il mio Sheldon da ben sei
anni, tre volte la settimana paga trecento dollari l’ora per
parlare con un dottore. E di che cosa? Solo della sua
mammina. Fra parentesi, per l’universalità del
tema,vorrei riferire quanto osservato rileggendo “Gli anni
perduti” di Vitaliano Brancati fin dalle prime pagine del
libro. “Oh, le mamme sono le nostre peggiori nemiche”
osservò Rodolfo De Mei “Queste mamme siciliane che fanno i
figli e poi se li mangiano” o più oltre “…Ma il sogno di mia
madre (di non rincasare tardi) è che questo (dopo dieci
anni) possa durare ancora trent’anni” oppure “…mia
madre”Guardate un po’ se i bambini sono svegli!? Uno dei
bambini sarei io, e l’altro il mio fratello minore che ha
venticinque anni”.
Un’ultima osservazione sullo
spettacolo ovadiano è che è anche un disperato grido d’amore
di un figlio verso una madre che ne ha condizionato la vita.
E’ nella sua asprezza – come si suol dire – un atto dovuto
per “liberarsi” da un rapporto materno che era stato per
molti versi devastante. Lo spettacolo di grande maturità
è sempre sul solco dell’umorismo ebraico che non si ferma
davanti a niente pur di scatenare il riso liberatorio Un
“amaro miele” sussurrerebbe Gesualdo Bufalino come
definizione della vita che ci propina tale ambiguità. E’
ancora un richiamo alle radici che sono anche nostrane.
Moni Ovadia è ebreo sefardita nato in Bulgaria ma di
nazionalità italiana come tutti i suoi parenti. Laureato in
scienze politiche a Milano dove vive, ha – è vero – una
forte identità ebraica ma è vissuta – direbbe lo scrittore
Claudio Magris – “senza eccitazione ma con tranquillità e
pietas “. E’ questo, prosegue Magris : è l’unico modo
autentico di vivere la propria identità, senza irrigidirla e
deformarla in un idolo…”
Carmelo La Carrubba
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2017 |
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UNA
CITTA' DEPRESSA di Carmelo La Carrubba
Stamane facevo il bagno assieme a
mia moglie in una delle più belle baie del siracusano posta
di fronte al massiccio dell’Etna che svetta imponente in cui
è visibile ai suoi piedi Catania. Uno spettacolo naturale
stupendo in cui le varianti del bleu si susseguono creando
suggestioni inimmaginabili e penso: “Ma com’è possibile che
tanta bellezza non venga vista e amata e rimanga inerte
nella sua nella sua potenzialità?” E, mentre, fra una
bracciata e un’altra, mi fermo a rimirare tanto splendore
proseguo nei miei pensieri : “Ma qual è al mondo quella
città che non riesce a valorizzare tanta magnificenza?!” e
proseguo: “Ma se la città di Catania – che pure ha vocazione
al commercio – non riesce a percepire che il turismo
potrebbe diventare il volano di una ripresa – vuol dire che
oggi Catania è una città depressa!" Eppure ho vivo il
ricordo di quando ragazzino “vidi” Catania per la prima
volta e me ne innamorai e poi i favolosi Anni Cinquanta
quando venni definitivamente a stabilirmi in una delle città
più vive che esistessero al mondo. Il cittadino catanese è
un nottambulo e concentra il suo modo di vivere, di godere
nella notte le cui stagioni ne favoriscono la godibilità e
questo avveniva in quegli Anni quando in via Etnea i bar
chiudevano dopo mezzanotte e ne rimanevano aperti due: uno
all’altezza di piazza Stesicoro e un altro dietro la statua
di Garibaldi nei pressi all’ingresso di villa Bellini; in
via Decima e dintorni si mangiava di tutto: dalle cozze alle
crocchette di patate, al polpo all’insalata, alla pasta al
forno e cosi via. Tutto allinpiedi e facendo delle lunghe
camminate durante le quali si conversava di tutto e su
tutto. Il catanese era ironico e irriverente: era “lisciu”,
amante della battuta dissacrante eppure ricco di amici e
conoscenti. Oggi non è più così perché ha intensificato
l’aspetto egoistico della sua personalità; è più solitario e
senza scomodare Vitaliano Brancati è diventato come il
protagonista del suo capolavoro: un bellantonio qualsiasi
che vive una movida drogata in cui alla vitalità di una
volta si è sostituta la routine di una stanca abitudine.
E la città di Catania definita – allora – la Milano del sud
– oggi – può definirsi come una vedova inconsolabile per la
crisi che l’attanaglia. E il catanese di oggi – nella sua
profonda sensibilità – vive questo stadio con sofferenza e
in una inerzia che è commerciale ma anche politica e
sociale. Eppure le intelligenze non mancano come pure quelli
che l’amano ritornando ma resta il loro lamento incapace di
diventare rabbia, ribellione. Spinta verso una
partecipazione attiva alla vita della città.
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ALZHEIMER, POCHI SERVIZI
E SCADENTI di Anna Claudia Dioguardi
L'Alzheimer è una
malattia che ha sempre maggiore peso nella vita quotidiana
di tante famiglie e quindi nella nostra società. Sono molte
le cause o le concause della malattia, identico è il dolore
che vivono gli ammalati e chi amorevolmente li assiste.
Per porre attenzione a questo problema vi segnaliamo
quest'interessante articolo del
"Quotidiano di Sicilia"
che fa il punto della situazione anche qui a Catania.
“Non dimenticare
chi dimentica” è lo slogan di Aima, l’Associazione
italiana malati di Alzheimer che, lo scorso 26
febbraio ha presentato il rapporto “L’impatto economico e
sociale della malattia di Alzheimer: rifare il punto dopo 16
anni” realizzato in collaborazione con il Censis. Questo
terzo rapporto, dopo i precedenti del 1999 e del 2006, si
concentra sulla figura dei caregiver, ossia di chi dei
malati si prende cura e, attraverso un campione di 425
appartenenti alla categoria, mette in luce numerose carenze
assistenziali, nonché i costi psicologici, sociali ed
economici gravanti oggi per lo più sulle famiglie dei
malati.
Numerosi gli spunti di
riflessione, ne abbiamo commentati alcuni con Maria Grazia
Cinquegrani (nella foto), presidente e fondatrice di Aima
Catania Onlus.
Maria Grazia Cinquegrani, presidente e fondatrice di Aima
Catania OnlusQuanti sono i malati di Alzheimer in
Sicilia? Qual è il loro profilo?
“Non esistono studi
epidemiologici adeguati, da informazioni in mio possesso si
stimano circa 200 mila malati di cui 50 mila a
Catania e provincia, con una frequenza maggiore tra
le donne rispetto agli uomini. Tale numerosità è destinata
ad aumentare per i tanti fattori di rischio: età avanzata,
scarso livello di alfabetizzazione, fattori di rischio
metabolico – vascolari anestesie generali e nelle fasce di
età più giovani (quarantenni) lo stress psicofisico
prolungato, lo stato depressivo cronicizzato e
naturalmente la familiarità e la genetica. In aumento i casi
di Alzheimer nei quarantenni”... |
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2015 |
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NATALE, TRADIZIONI E
GIOCHI DI CARTE SICILIANE
di Erika
Castorina
Non si è fatto in tempo a dire addio all’estate che già ci
si ritrova a Natale. Tempo di prelibatezze, regali e di
dolci ricordi dei tempi passati legati a un semplicissimo
mazzo di carte. Ovviamente di carte siciliane.
Tra panettoni, scacciate e
biscotti fatti in casa, sono un caro ricordo dell’infanzia
le serate natalizie passate a giocare a carte in compagnia
dei nonni che, oltre a spiegare le regole dei giochi
tradizionali, si cimentavano sempre in racconti di fantasia
con protagoniste le carte da gioco.
‘ Chista è a giallinusa mugghieri
do Re di coppi rittu l’ Obbu ‘ era la storia legata alla
carta della donna di mazze. E così il Natale trascorreva
chiedendosi perché’ il Re di coppe avesse scelto come moglie
la donna di mazze e non quella di coppe. Insieme a questa
storia ne venivano ideate delle altre ad esempio che il
piatto preferito della strana coppia fosse l’ ‘ovu frittu’,
ovvero l’asso di oro, e che bevessero acqua non da semplici
bicchieri ma utilizzando la ‘ quattara’ (brocca), vale a
dire l’asso di coppe. A completare il tutto l’immancabile ‘
Stotta’, ovvero l’asso di spade chiamato così proprio per
via della sua forma non proprio diritta.
Storie fantastiche che
puntualmente si ripetevano ogni Natale e che tornano
facilmente in mente giocando a carte. Per questo a volte un
sorriso ci scappa sempre.
Tra i giochi tipici del Natale di
una volta oltre agli intramontabili classici, briscola e
scopa, c’erano anche il Sette e Mezzo, Tre Sette, Stop e il
‘ Ti vitti’ , ma quello che sempre destava più curiosità era
la ‘Zicchinetta’.
Un gioco prettamente maschile che
puntualmente si trasformava in caciara e grasse risate.
Irresistibile ai miei occhi.
Molti erroneamente associano la
Zicchinetta (in italiano Zecchinetta) al gioco del poker,
definendola una sua variante ma chi sa giocare ad entrambi
sa che non è così , e anzi sono molto diversi.
A cominciare dalla storia. Se il
poker è una disciplina con una storia piuttosto nuova, che
si e’ spesso svolta tra carte da gioco e carte bollate , la
Zecchinetta fonda le sue origini nel XVI secolo quando i
Lanzichenecchi ( e da qui anche l’origine del termine)
introdussero il gioco in Italia.
Date le
sue origini nord europee anticamente si utilizzavano 3 mazzi
di carte francesi dai quali venivano eliminati i jolly e
tutte le carte con valori da 2 a sei. Nella sua versione
moderna invece viene giocato con un
mazzo italiano di 40
carte ed in quella siciliana ovviamente con le
carte
siciliane. L’associazione delle Zecchinetta al poker può
basarsi sulla similitudine tra i due giochi di mettere delle
carte scoperte sul tavolo. Ma di fatto mentre nel poker i
giocatori hanno anche delle carte coperte nella Zicchinetta
questo non accade.
Inoltre mentre il poker è un
gioco molto riflessivo, individuale e silenzioso
la Zicchinetta e’ totalmente
l’opposto. Ogni partita si
trasforma in un simpatico caos condito di risate e urla di
vario genere che si concludono alla fine del gioco quando,
per la felicità dei vincitori, il banco paga le varie
puntate.
Se si parla di Zecchinetta non si
può non ricordare la trasposizione cinematografica de ‘’ Il
giorno della civetta’’ di Leonardo Sciascia e l’
indimenticabile interpretazione di
Tano Cimarosa nel ruolo
di Zecchinetta. Interpretazione che lo fece conoscere a
tutti come Tano Zecchinetta , anche perché’ realmente
l’attore adorava fare lunghe partite con gli amici.
Giocare a carte durante le feste
è ancora una tradizione molto diffusa ma sono pochi ormai i
cultori della Zecchinetta perché’ i giochi di una volta
stanno lasciando il posto a quelli più recenti come appunto
il poker o il gioco con
le carte da Uno.
A proposito di Uno, se mia nonna
lo sapesse, vorrebbe sicuramente giocarci e questa volta
potrebbe toccare a me raccontare storie fantastiche con le
carte da gioco. |
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Convegno di geopolitica
LA GUERRA MONDIALE A
GEOMETRIA VARIABILE
Venerdì 4 dicembre ore 17.00:
"Medio Oriente/Africa, Balcani, Ucraina"
con: Giulietto Chiesa, Enrico
Vigna, Fulvio Grimaldi)
segue
proiezione del docufilm di Fulvio Grimaldi:
"Armageddon. Sulla via di Damasco"
Sabato 5 dicembre ore
17.00:
"Le guerre della
N.A.T.O."
con: Manlio Dinucci, Antonio
Mazzeo
segue
proiezione del docufilm di Fulvio Grimaldi:
"L'Italia al tempo della peste" |
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ABBIA IL FUTURO UN CUORE
ANTICO
di Carmelo La Carrubba
Nella rievocazione
del decennio 50/60 farò torto ad alcuni protagonisti non
ricordandoli. Il centro in quel decennio fu fra Piazza Duomo e
Piazza Università: in una traversa che sfociava in Piazza università
– via S. S. M. Del Rosario erano concentrati i tre
quotidiani locali. Piero Corigliano dominava la scena e con
lui “La Sicilia” In quella stessa traversa aveva
lo “Studio” Ugo Saitta che dopo i trascorsi romani quale assistente
alla regia di Alessandro Blasetti era ritornato a Catania e per
prima cosa fece il film “Malia” da un racconto di Luigi Captano. Il
film aveva una ottima fotografia e scenari stupendi ma non credo sia
stato mai completato. L’autore ritornato a progetti meno ambiziosi –
finanziariamente parlando – il Saitta curò una approfondita e
interessante produzione di documentari sulla Sicilia, l’Etna, i
contadini, gli zolfatari, il carretto siciliano. Era per Sicilia e
Calabria il curatore e l’autore dei servizi per la Settimana Incom
il settimanale che accompagnava – nelle sale cinematografiche - la
proiezione dei film. Infine curava i servizi fotografici per la
realizzazione dei film scegliendone i luoghi: Zampa , Bolognini e
tanti altri usufruirono dei suoi servizi per “girare” film
importanti a Catania. L’attività culturale degli studenti
universitari era abbastanza vivace con la produzione di giornali
(dei numeri unici) di soli quattro pagine in cui collaboravano anche
uomini di cultura e professori. In uno di questi “Università-Oggi”
era presente Enzo Marrano e, fra gli altri, svettava, per profondità
di pensiero Vittorio Frosoni. All’Università di Catania c’erano dei
veri fuoriclasse: Mazzarino, Cataudella, il cardiologo Condorelli e
il fisico Marcello Cini. Non che fossero tutte rose e fiori
all’epoca in quanto nelle università – per fare un esempio -
comandavano i “ baroni” . Ma fu come per la Libia di Gheddafi: dopo
la sua fine ci fu il caos mentre da noi dopo i “baroni” entrò la
politica. Analogo discorso per gli ospedali: non era la bravura a
fare la differenza ma l’appartenenza al politico. Ancora negli
Anni Sessanta si fecero duelli a Catania – in via Etnea – per
ristabilire o rispettare norme di comportamento fra cittadini.
Certamente non un comportamento moderno nel risolvere vertenze e
conflittualità personali ma – purtroppo - non è con la fine dei
duelli che coincide un civile miglioramento dei rapporti personali o
interpersonali perché a stabilirlo fu lo sbrigativo uso del colpo di
pistola alle spalle: meno chiacchiere e più concretezza! Rimase
in piedi per fini sportivi la Scuola di scherma del M° Timmonieri
che oltre a essere una Scuola di comportamento lo fu di campioni e
fu punto di riferimento per la scherma nazionale e internazionale.
Frequentata da Dogliotti, Brancati, Aleo tuttora gli allievi di
Timmonieri sfornano campioni: l’ultima in ordine di tempo, la
Fiammingo, è stata elogiata dal Presidente della Repubblica per la
sua seconda medaglia d’oro. Per me che amo Catania e vedo che
sono in ottima compagnia debbo rilevare che se qualcuno alza il tono
o si lamenta o è triste è perché si vuole che questa città reagisca
e non venga travolta dal degrado. Sotto gli occhi di tutti è Roma
Capitale ma lì è un altro discorso se già negli anni che per noi
furono “felici” il settimanale “L’Espresso” di Arrigo Benedetti ,
suo vice Eugenio Scalfari, la bollò come città infetta cioè
corrotta. E’ di questi giorni il lamento di Marella Ferrera nella
frase “Delusa da Catania andrò via” che ne testimonia lo sconforto.
Un mio giovane interlocutore a telefono mi diceva che per rompere
questa cortina di amarezza funzionava positivamente – da non molto
tempo – su Internet – una rubrica “passaparola” che si ingrossava
sempre più in cui il tema del riscatto era fra quelli più sentiti e
dibattuti. Forse è ancora vivo il detto che per risalire bisogna
prima toccare il fondo. |
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CHE TRISTEZZA CATANIA di
Carmelo La Carrubba
Conversando con amici in quelle
serate conviviali tanto frequenti in estate , confessavano che una
loro figlia che insegna al Nord ogni volta che ritornava a Catania
avvertiva una sensazione di fastidio e di tristezza verso la sua
città: “cosa” che negli anni precedenti non era mai avvenuta. E gli
stessi amici commentando il comportamento della figlia e il loro
stesso scoprivano che, ormai, da molti anni non frequentavano il
“Centro”. Colpa dei Centri commerciali o di cosa altro? Per dare
una risposta convincente che possa diventare una indicazione
proficua mi ricordai quello che disse a un congresso intorno agli
Anni Settanta il grande chirurgo Pietro Valloni che per capire
quello che si doveva fare nella costruzione del novo Pronto Soccorso
bisognava mettersi su una barella e ripercorrere tutto l’itinerario
di cui il paziente aveva bisogno. Nacque da lì l’idea del monoblocco
che associato al P.S. avrebbe risolto i problemi clinici del
politraumatizzato. E così fu! E, subito dopo, non senza
un’ombra di ironia, cercai di immaginarmi quanti siano i sindaci che
per risolvere i problemi della città vadano a rendersene conto – de
visu e de fatto – quale sia la realtà di cui ci stiamo occupando.
Che “qualcosa” fosse cambiata da quando venni a Catania poco prima
degli Anni Cinquanta e mi sono innamorato di questa città vivace e
ironica (liscia), amante della vita notturna ma dedita al commercio
e seppur venata da umori levantini manteneva consistenza negli
impegni e una concreta generosità verso gli altri. Aveva una
Università dove primeggiavano, fra le altre, la facoltà di
Giurisprudenza e quella di Medicina e Chirurgia. Un patrimonio
culturale di grande spessore e la presenza attiva di librai editori.
Grandi scrittori da Micio Tempio a Verga , De Roberto, Brancati.
Autori teatrali e Teatri dove giganteggiavano i Grasso, Angelo Musco
e più recentemente Turi Ferro che dopo l’esperienza amatoriale passò
al professionismo dominando la scena italiana ben sostenuto
inizialmente da Silio Alì eppoi dal formidabile Mario Giusti ben
coadiuvato da molti intellettuali e professionisti che crearono lo
Stabile catanese. Altra interessantissima istituzione culturale
presente fu il Centro Universitario Cinematografico che riunì un
mare di persone di cultura fra insegnanti e universitari avvocati,
medici, intellettuali, giornalisti fra cui Corrado Brancati critico
cinematografico de “La Sicilia” magistrati. Costituivano l’humus di
una città che aveva nel cibo di strada o delle “ putie” il
completamento di una ricchezza vitale che nutriva tutti. La città
– negli Anni Cinquanta e giù di lì – consentiva di uscire di sera e
di non fare brutti incontri e le donne per strada – anche se sole –
venivano rispettate. Sembra una assurdità, oggi, la rievocazione
di quel tempo perché dopo gli Anni Ottanta-Novanta , dei cento morti
ammazzati in un anno e di una politica che dopo mezzo secolo ancora
mantiene al centro della città non un nuovo quartiere ma una ferita
ancora non guarita. E, ancora, paradossale – se riferito all’oggi
– diventa il ricordo di un Primo Cittadino catanese Giuseppe De
Felice che fece grande il Porto di Catania e morì così povero che
dovettero tassarsi per fargli dei funerali dignitosi : però – ai
funerali – come suol dirsi – c’era tutta la città! Questi
personaggi simbolo ebbero una popolarità immensa nella loro città
sia da vivi che da morti mentre oggi tendiamo all’oblio! Anche la
generosità aveva il suo ruolo con famiglie nobili che donavano
ospizi per i poveri o ville da trasformare in Ospedali come è stato
per gli Ospedali S. Marta e Villermosa; oggi gli esempi sono così
pochi (Casentino) che una certa malinconia vena la vita di una
popolazione che non ha punti di riferimento. Forse solo S. Agata
riesce ancora a tenere uniti per quattro giorni i catanesi vicino al
fercolo! Certamente non così avviene per sanare – dopo mezzo
secolo – la ferita di “Corso Martiri della Libertà” Eppure c’è
stato un “martellamento” per risolvere la questione ma è subentrato
un silenzio eloquente. Come per il Canale di gronda o per il
completamento del Nodo Gioieni. Che cosa è venuto a mancare – mi
domando anzi vi domando – a questa città dopo anni di benessere.
Cosa ha bloccato quella molla che fa riprendere il movimento ad un
orologio e per analogia cosa inceppa Catania? Domandiamocelo e
domandiamolo a tutti per ricompattarci e trovare le motivazioni per
riconoscere quale la causa e come riuscire a ritrovare il giusto
equilibrio per ridare il sorriso a quelli che vengono o ritornano
nella propria città carichi di tristezza |
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PER L'UMANITA' DELLA PERSONA
di Carmelo La Carrubba
Era un pomeriggio di tanti
anni fa quando sugli scalini di Palazzo Ingrassia sede dell’Istituto
di Anatomia patologica ricevetti dal collega l’infausta diagnosi di
“cancro della lingua” per mia moglie. Fu per me una scudisciata che
mi piegò le gambe e un groppo alla gola mi impediva di respirare.
La comunicazione a mia moglie avvenne senza
parole e fu per la poveretta una fucilata che le piegò le gambe e un
pianto di rabbia ci invase entrambi. Ricordo ancora lucidamente che
pur nell’abbattimento della fucilata reagimmo imponendoci di lottare
per non soccombere e sconfiggere il male.
Ci riuscimmo! Ma questa è un’altra storia.
Quello che oggi ha risvegliato quei ricordi è
la notizia che l’Università degli Studi di Milano – finalmente! –
nella formazione dei nuovi dottori metta la medicina della
persona che riconosca quell’alleanza
medico-paziente tante volte auspicata.
Quella fucilata che piega le gambe all’ammalato
lo fa entrare in un tunnel con la definizione di paziente cioè colui
che deve avere pazienza. Non che in questa circostanza il nuovo
stato dell’ammalato non comporti la pazienza ma oggi la novità è che
ci si rivolge al medico affinché capisca la sofferenza di
una persona.
Certamente è un buon inizio per la formazione culturale del medico
mettere al centro della propria speculazione: l’umanità.
Finalmente il paziente diventa materia di
studio come l’anatomia e la fisiologia e la nuova disciplina è
finalizzata alla medicina della persona.
L’umiltà dell’ascolto e la forza della
comprensione completeranno l’interesse del medico nel rapporto con
la persona malata: finalmente il medico avrà in carica la persona
malata nella sua interezza.
Diventa più che attuale quanto da tempo
Karnowsky va sostenendo: “E’
più importante sapere quale tipo di paziente è colpito da una
determinata malattia che non quale malattia affligga il paziente.”
Perché una persona con la scoperta del male
avverte uno squasso nella sua esistenza per come sia diventata
vulnerabile e si colpevolizza chiedendosi quanto di quello fatto sia
colpevole o perché si è trascurato o perché ha consentito di
generarlo. Per
superare questa catastrofe bisogna ristrutturare la vita di questa
persona con un percorso non solo di studio ma affrontando una sfida
che non è solo umana ma sociale.
E qui si inserisce con la forza determinante
della scienza l’opera del medico, la sua funzione nel ridare
speranza ad una persona che – sono parole di Veronesi – oggi è
facile togliere un nodo al seno, ma è difficile toglierlo dalla
mente. La nuova
oncologia si occuperà anche di questo – nel rafforzare cognizioni
scientifiche e introspezione personale attraverso un rapporto
empatico che miri – ripetiamolo – alla umanità del paziente. |
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UN CONSIGLIO PER IL NUOVO PRONTO SOCCORSO
E’
da parecchi mesi che “La Sicilia” informa che un nuovo “Pronto
Soccorso” dovrà essere aperto al Policlinico universitario della
nostra città. Da noi “Pronto” vuol dire tutto e il contrario di
tutto nel senso che non si sa esattamente quando entrerà in funzione
e quindi c’è tempo per qualche suggerimento per il suo organico
riferito ad una struttura moderna che sia in sintonia con i bisogni
della cittadinanza. Quale qualifica ha lo scrivente per presumere
di poter suggerire è presto detto: sono un primario chirurgo in
pensione che ha vissuto l’esaltante esperienza – intorno agli Anni
Sessanta – della nascita-creazione dei Pronti Soccorsi e della
Chirurgia d’urgenza a Catania con reparti autonomi e successivamente
in tutta l’Italia. Fu proprio al S. Marta (Ospedali Riuniti Santa
Marta e Villermosa) di Catania che nacque il primo Reparto di
Chirurgia d’urgenza e pronto soccorso d’Italia e per una
involontaria coincidenza storica – come è stato documentato da una
ricerca del prof. Alberghino – in questo ospedale nel 1860 fu
istituita – per la prima volta – la figura del chirurgo di guardia
notturno. E poi – lasciatemelo dire – non c’è persona che non
riconosca l’importanza del Pronto Soccorso nella risoluzione
tempestiva e sicura di una malattia o di un trauma, regola a cui non
sfuggono – sia detto senza ombra di ironia – nemmeno gli uomini più
importanti della terra! La istituzione del chirurgo di guardia
notturna nasceva dall’esigenza di avere la presenza del sanitario
per tutto l’arco delle 24 ore. Oggi gli ospedali assicurano con gli
organici dei reparti sei ore e le restanti diciotto ore vengono
“coperte” dalla “Pronta disponibilità” o di singoli sanitari o di
èquipe chirurgiche adatti alla bisogna per evitare il ridicolo del
passato quando si discuteva di “urgenze differite” inciampando nella
logica di un ossimero. Oggi – per fortuna – l’urgenza tratta – senza
perdere tempo – il politraumatizzato della strada, l’infartuato, il
fratturato, le patologie vascolari, le urgenze chirurgiche
dell’addome, toraciche, craniche in maniera soddisfacente. Ecco
perché gli Anni Sessanta furono teatro di una rivoluzione culturale
e sindacale nella formazione di una nuova mentalità creando un nuovo
approccio col paziente. Nacque così una organizzazione sindacale
regionale di chirurghi ospedalieri d’urgenza che si diffuse in tutta
l’Italia coinvolgendo il Ministero della Sanità che istituì sia le
Scuole di specializzazione sia le idoneità nazionali in Chirurgia
d’urgenza e p. s. per la qualifica del personale. Siamo già nel
1974 e Vittorio Staudacher – a cui fu affidato il corso della Scuola
di specializzazione a Milano tentò di adeguarsi al modello tedesco
fondendo teoria e pratica nelle “mani” del chirurgo ma il Ministero
volle che il corso – così come in tutte le scuole di
specializzazione- rimanesse teorico con la compilazione della
cartella clinica. Fu una rivoluzione dimezzata. Nati i reparti
rimaneva – e tutt’ora rimane – il problema della presenza del
sanitario in ospedale: oggi è di sei ore per tutti mentre la
giornata è di 24 ore. Ricordo che uno degli ospedali in Italia
che ebbe un organico proprio per “coprire” con tre turni con èquipe
complete (6 – 14 – 22 ) l’arco delle 24 ore fu l’ospedale
Fatebenefratelli di Milano con risultati esemplari. Questo lungo
preambolo per suggerire – mentre si è ancora in tempo – di ispirarsi
al Fatebenefratelli di Milano in quanto il Pronto soccorso del
Policlinico universitario dovrà fronteggiare – in particolare – i
paesini etnei e la parte alta della città. Il P. S. oltre ad avere
una funzione strategica potrebbe con i suoi tre turni smaltire le
tante richieste che spesso intasano le astanterie e creano
inconvenienti che umiliano i pazienti per le lunghe attese e rendono
“differite” quelle urgenze che per i loro esiti non farebbero ridere
nessuno
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2014 |
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In occasione del 70°
anniversario della liberazione dell'Italia dal nazifascismo
Martedì 28 Aprile, alle ore 16.00, nella sede di
via Vittorio Emanuele 156,
l'Archivio di Stato di Catania
presenta il catalogo virtuale della mostra
"I Gruppi di Difesa della Donna. Le
volontarie della libertà dalla Resistenza alla nascita dell'UDI"
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BANDO DI CONCORSO FOTOGRAFICO II
edizione
“Proteggiamo il pianeta”
Scadenza invio foto 29
marzo 2015
Evento di premiazione 6 e 7
giugno 2015
La “Banca del Tempo-il Tempo che Vuoi” di
Catania, ha indetto il Concorso fotografico dal titolo “PROTEGGIAMO
IL PIANETA”: un tema che pone in risalto la cura e il rispetto,
innanzitutto del nostro ambiente, se vogliamo salvarci dal degrado
che minaccia la nostra salute e la sopravvivenza del nostro pianeta.
Per partecipare al concorso, del quale si allega il bando, occorre:
- inviare onlne la foto entro
il 29 marzo ( provvederà l'associazione a stamparla);
- inviare una quota di partecipazione
sarà di 15 euro.
Parte delle quote ricevute saranno
devolute per il primo premio (buono acquisto di 300 euro);
l’evento di premiazione si svilupperà in
due mezze giornate del 6 e 7 giugno: sabato
pomeriggio e domenica mattina.
L'Associazione si augura che non soltanto
partecipiate con la foto per il concorso ma che decidiate di
cogliere l’occasione per un mini-soggiorno nella nostra bella
Sicilia.
Per maggiori informazioni |
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IL
GAPA INAUGURA LA BIBLIOTECA POPOLARE DEDICATA ALLA MEMORIA DEL
MAGISTRATO SCIDA'
Dodici anni fa quando
acquistammo il “Gapannone rosso” nel quartiere San
Cris toforo,
nel progetto di ristrutturazione prevedemmo la costruzione della
Biblioteca Popolare che avrebbe dovuto ospitare non soltanto libri
ma anche un centro di documentazione sul disagio giovanile, la micro
criminalità, le mafie e le pratiche dell’antimafia sociale.
Dopo dodici anni, oggi
questo progetto è realtà. Una realtà che abbiamo voluto con
forza, perché l’idea della biblioteca ci venne data dal già
Presidente del Tribunale dei minori di Catania Giovanbattista Scidà.
Ed è a quest’uomo, a questo magistrato, amico e
sostenitore del GAPA, che andando in pensione volle destinare una
somma in denaro per la realizzazione della Biblioteca Popolare del
GAPA, a lui dedichiamo la Biblioteca e il Centro di
Documentazione.
Scidà rappresenta un punto di riferimento per
Catania, non solo per le sue qualità di magistrato, ma come uomo
attivamente impegnato nella lotta per la legalità, contro la mafia e
la microcriminalità, per sua stessa ammissione considerata figlia
dell'ingiustizia sociale.
Abbiamo pensato che in occasione del terzo
anniversario della morte G.B. Scidà, avvenuta il 22 novembre 2011,
di invitarvi all’inaugurazione della Biblioteca Popolare del GAPA,
giorno 22 novembre alle ore 18.00
nella sede GAPA in via Cordai, 47 San Cristoforo, Catania.
Seguirà alle
ore 20.30, la cena sociale di autofinanziamento per
sostenere la biblioteca popolare. Durante la cena, i
ragazzi del gruppo Gammazita si esibiranno in alcune loro
perfomance. |
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I GRUPPI DI DIFESA DELLA
DONNA
Le volontarie della libertà dalla Resistenza alla nascita dell'UDI
27 ottobre 2014 - 27 novembre 2014
Archivio di Stato, via Vittorio Emanuele 156, Catania
Aperta dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 18.30; sabato dalle 9.30
alle 12.30
Inaugurazione Catania 27 ottobre ore 10.30
Evento di presentazione a cura del Teatro Stabile di Catania
Intervengono:
Claudio Torrisi Direttore Archivio Di Stato
Giovanna Crivelli UDI Catania
Rosario D’Agata Assessore Comune di Catania
Giuseppe Dipasquale Direttore Teatro Stabile di Catania
Maria Nunzia Villarosa Curatrice della Mostra |
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CINEMA CATANIA: IL 6 APRILE AL ZO CENTRO
CULTURE CONTEMPORANEE PROIEZIONE EVENTO DE “LO STATO DELLA FOLLIA” DI
FRANCESCO CORDIO - IL DOC. SUI BLITZ NEGLI OSPEDALI PSICHIATRICI
GIUDIZIARI MAI CHIUSI IN ITALIA
Lo Stato della Follia di Francesco Cordio, il doc. di denuncia sulla
condizione degli OPG - gli Ospedali psichiatrici giudiziari italiani ha
iniziato il suo tour nelle sale per sensibilizzare l’opinione pubblica
sulla mancata chiusura degli O.P.G. prevista per il 1° aprile 2014. Per
un decreto del Consiglio dei Ministri, firmato dal Presidente della
Repubblica Napolitano, la chiusura è stata prorogata al 31 marzo 2015 e
non più al 2017 come precedentemente previsto. Il rischio era che la
chiusura venisse posticipata di altri tre anni a causa
dell’impossibilità delle Regioni ad accogliere i detenuti presenti negli
O.P.G.
Lo Stato della Follia sarà dunque presentato al Zo Centro Culture
Contemporanee di Catania il 6 Aprile alle h. 20.30. Alla proiezione sarà
presente il regista Francesco Cordio accompagnato da Padre Pippo Insana,
Cappellano dell'O.P.G. di Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di
Messina, Lucia Isgrò, Responsabile Area Salute mentale e Vice Presidente
del Circolo ARCI città futura di Barcellona Pozzo di Gotto, gli
psichiatri Giuseppe Lunardo e Luca Nicotra che, al termine della
proiezione, risponderanno alle domande del pubblico presente in sala.
Tra le città che hanno aderito all’azione di sensibilizzazione: Roma,
Perugia, Milano, Palermo, Caserta, Catania e numerose altre se ne stanno
aggiungendo.
In Italia esistono 6 OPG, comunemente chiamati manicomi criminali,
all’interno vi sono rinchiuse circa 1000 persone. Il racconto in prima
persona di un attore, ex-internato in uno di questi ospedali, si
intreccia con le riprese effettuate in questi luoghi “dimenticati”anche
dallo Stato. |
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LA PROMOZIONE DI CATANIA PASSA ANCHE PER
UNA COVER DI "HAPPY" SU YOUTUBE
Su
Youtube spesso si diffondono "video virali", capaci cioè di catturare
l'attenzione di un pubblico vastissimo - anche milioni di persone - in
pochissimo tempo, ma anche di stimolare la cratività del pubblico, che
genera delle cover.
L'ultimo di questi video (o forse l'ultimo che abbiamo visto noi è
"Happy" di Pharrell Williams, che è stato visto fino a questo momento da
124 milioni di persone, dal quale sono nate delle cover cittadine che
sono davvero belle.
Una di queste è proprio quella realizzata a Catania, (vista da 204.000
persone in 13 giorni), che secondo noi fa anche un'opera di promozione
della città in un modo originale. Che ne pensate?
Ne avete già visti altri? Votate il più bello!
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Riceviamo e volentieri diffondiamo
il numero di gennaio-febbraio della rivista "CASABLANCA- Le
siciliane".
All'interno i seguenti articoli
Nadia De Mond - Treno della Libertà
Giuliana Buzzone - Dallo “stato” di terrore allo “stato” di
abbandono
Antonio Mazzeo - Non è solo colpa dell’imperialismo Yankee
Eleonora Corace - Il mondo che sogniamo
Costanza Giannelli - Dieci minuti per morire
Roberto Bezzi - Il carcere e i cambiamenti (IM)Possibili
Valentina Colli -´U prufissuri e la banca amica
Rino Giacalone - Caro PM si guardi in giro
Graziella Proto - Stefania Noce l’amore e la rivoluzione
Demetra Barone - La mia Amica Stefania
Gigi Malabarba - Movimento operaio mutuo soccorso …
Franca Fortunato - Calabria
Daniela Thomas - La Biblioteca dei Bambini
Francesca Viscone- ’Ndrangheta: inevitabile cultura
popolare (?)
Valentina Pavone - Una macchina fotografica per denunciare
Lettere dalle città di frontiera :Alex Zanotelli, Domenico
Stimolo, Ass. Antimafie “Rita Atria”
Per scaricare la rivista
clicca qui |
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CONCORSO
FOTOGRAFICO A TEMA SU "IL TEMPO COME DONO"
La "Banca del Tempo - Il tempo che vuoi" di Catania
organizza un concorso fotografico sul tema "Il tempo come
dono" , scelto per mettere in risalto il valore del tempo
dedicato agli altri come occasione per condividere emozioni e
creare relazioni autentiche.
Il tempo come dono è un tema strettamente legato alle finalità
istituzionali delle banche del tempo, i cui associati si
scambiano ore di attività lavorativa senza far uso del denaro, e
tutti i lavori di qualunque professione hanno lo stesso valore,
quindi pari dignità.
L'evento si
svolgerà domenica 11 Maggio 2014, nei locali del centro
fieristico "Le Ciminiere"; le foto debbono pervenire alla
Banca del tempo entro l'11 Marzo e saranno giudicate sia
da una giuria di esperti che da una giuria popolare. Inoltre per
la stessa giornata sono stati previsti altri due eventi: il
baratto foto-oggetto, per coloro che volessero "acquistare"
una delle foto in concorso offrendo in cambio un oggetto; e
attività d'arte, durante la quale il movimento, i suoni, le
immagini saranno utilizzati per esprimere emozioni, condividere
vissuti, creare armonia.
Per
maggiori informazioni scarica il depliant allegato
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2013 |
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CONDIVIDERE I BISOGNI PER CONDIVIDERE IL SENSO DELLA VITA
«La vita umana, la persona non sono più sentite come valore
primario da
rispettare e tutelare, specie se è povera […].
Il consumismo ci
ha indotti ad
abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano
di cibo, al quale
talvolta non
siamo più in grado di dare il giusto valore,
che va ben al di là
dei meri
parametri economici. […]
Invito tutti a riflettere sul problema
della perdita
e dello spreco del cibo
per individuare vie e modi che, affrontando
seriamente tale problematica,
siano veicolo di solidarietà e di
condivisione con i più bisognosi.
[…] quando il cibo viene
condiviso in
modo equo, con solidarietà,
nessuno è privo del necessario, ogni
comunità
può andare incontro ai bisogni dei più poveri».
(Papa Francesco, Udienza Generale del 5 giugno 2013)
Raccogliendo l’appello del Papa, invitiamo tutti a partecipare
alla
Colletta Alimentare che si terrà Sabato 30 Novembre.
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IL PROGETTO "RISORTI MIGRANTI"
Il progetto RisOrti Migranti si propone di avvicinare il
produttore al consumatore coinvolgendo quest'ultimo direttamente
nella produzione e allo stesso tempo di "usare" la buona
agricoltura per fare integrazione sociale in particolare rivolta
ai migranti (ma non solo). L’orto impiantato al momento è in
grado di produrre ortaggi per una trentina di famiglie che
acquistano una cassetta settimanalmente e impiega 2 migranti.
L’idea è quella di estendere l’orto al crescere delle persone
che decidono di aderire.
Il giorno 20 giugno i soci fondatori hanno firmato atto
costitutivo e statuto dell'APS (Associazione di Promozione
Sociale) "RisOrti Migranti" che è stata registrata all'inizio di
luglio. Il progetto prevede che diventino soci dell'associazione
sia chi intende acquistare gli ortaggi sia chi è impegnato nella
produzione (si diventa soci ordinari con il versamento di 10 €).
Il consumatore dovrebbe inoltre pre-acquistare i prodotti,
ovvero versare all'associazione una quota minima (che al momento
abbiamo quantificato in 50 €) dalla quale sarebbero scalati i
costi delle cassette ritirate di volta in volta fino ad
esaurimento della quota. Il pre-acquisto serve a finanziare le
attività produttive come l’acquisto dei semi/piantine e il
lavoro. L'idea è quella di promuovere la partecipazione attiva
del consumatore nell'attività di produzione anche in termini di
cosa produrre e quanto, sono quindi previste delle giornate in
orto durante le quali visionare i terreni, conoscersi e
stabilire il da farsi.
Il prezzo della cassetta è attualmente pari a 10€ con la
possibilità che vari leggermente di settimana in settimana in
relazione agli ortaggi contenuti. Abbiamo deciso di applicare un
prezzo di "benvenuto" pari a 7€ per i primi due acquisti al fine
di favorire la conoscenza reciproca.
La composizione e il prezzo della cassetta verranno fissati
settimanalmente e saranno visionabili sul sito di GASLife
all'indirizzo www.gaslife.it/RISORTI-MIGRANTI.
Le cassette saranno ritirabili:
· il martedì, presso l’erboristeria Gaiamente, via Firenze, 41
Catania dopo le ore 16.00
· il mercoledì, presso la sede di Manitese, in via Montenero, 8
Catania dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.30
Le ordinazioni devono essere inviate entro domenica sera
all'indirizzo e-mail risorti.migranti@gmail.com specificando
nome e cognome, un recapito, numero di cassette e luogo di
ritiro. Nel caso in cui ci fosse un prodotto della cassetta che
per ragioni di intolleranze o altro non può essere consumato è
possibile richiedere la sostituzione con un altro dei prodotti
disponibili quella settimana. |
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IL CUSTODE DEI SEMI ANTICHI
di Assia La Rosa
È un siciliano che ama la terra, la
sua terra. E che su quest’ultima ha scommesso il futuro. Della
sua famiglia; di tutti noi. Perché Giuseppe Li Rosi,
imprenditore agricolo di Raddusa, tra miniere di zolfo e cave di
gesso nelle aspre ed assolate colline della Sicilia, ha sfidato
le multinazionali per diventare custode di cultura, garante di
identità antiche, depositario di tradizioni in estinzione.
Figlio di agricoltori, il quarantanovenne cresciuto a pane e
tradizione, ha prima abbandonato i campi per iscriversi
all’università, ritornando poi a manovrare la sua trebbiatrice,
riponendo in tasca la sua laurea in Lingue: “Ho fatto un giro
largo per tornare tra i miei campi – racconta – ma con uno
spirito diverso, con la voglia e la convinzione di riconvertire
la produzione del grano autoctono per ravvivare e ricostituire
quel comparto cerealicolo ormai figlio di un presente
industrializzato”. Così, prendendo in eredità tutti i segreti
tramandati da tre generazioni di agricoltori, Giuseppe ha
iniziato la sua battaglia contro la modernità, contro quei
meccanismi globali e profittevoli, che hanno impoverito e
modificato la varietà genetica, aumentando la vulnerabilità
agricola e, a caduta, tutto il sistema della produzione. La sua
ribellione per opporsi – in nome di una storia di oltre novemila
anni tutta siciliana – alle logiche dei “padroni” sementieri e
al grano iperproteico, inizia più di dieci anni fa, nei 250
ettari di famiglia: è lì che l’imprenditore-contadino, già
commissario straordinario della Stazione Sperimentale di
Granicoltura per la Sicilia di Caltagirone (una vera e propria
banca del seme), recupera varietà di grani antichi, li conserv a,
riproduce, scambia e trasforma i suoi prodotti per riportare la
biodiversità non solo nei campi ma anche in tavola... |
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PROGETTO "CATANIA
SOURCE"
Civic Training / Laboratori di cittadinanza attiva
PERCHE'
Catania può vantare il primato di prevedere a disposizione dei
cittadini e delle associazioni forme innovative ed efficaci di
partecipazione diretta alla vita della città, senza
intermediazioni: sono i cd. "istituti di partecipazione
popolare" (diritto di istanza, di udienza, diritto di petizione,
diritto di referendum abrogativo/consultivo/propositivo, etc.).
Alcuni esempi: 3 associazioni possono presentare una petizione
al Consiglio comunale per sollecitarne l'intervento su questioni
di interesse generale (art. 44 Statuto); 5 associazioni hanno il
diritto di proporre uno schema di deliberazione consiliare (art.
45 Statuto).
OBIETTIVO
Accrescere la partecipazione dei giovani alla vita della città.
Fornire ad essi strumenti efficaci per fare del loro impegno
attivo il trampolino di lancio verso un contesto urbano più a
misura delle loro esigenze e delle loro idee innovative.
CALENDARIO
5 workshop tematici sui seguenti temi:
- (lunedì 14/10) gli istituti di partecipazione popolare -
istruzioni per l'uso
- (lunedì 28/10) rifiuti&ambiente
- (lunedì 11/11) mobilità&urbanistica
- (lunedì 18/11) servizi sociali, migranti e accoglienza
- (lunedì 9/12) open data e buone prassi amministrative
TUTTI ALLE ORE 18.00, TUTTI AL CENTRO ZO (Piazzale Asia,
Catania).La partecipazione ai laboratori è libera e gratuita.
FOLLOW-UP
A tutti i partecipanti (under30) verrà inoltre rilasciato il
YouthPass Certificate dell'Unione Europea.
Le idee e le soluzioni più innovative proposte dai partecipanti
verranno presentate alle Istituzioni locali e ai mass media.
E' POSSIBILE COMUNICARE LA PROPRIA PARTECIPAZIONE COMPILANDO IL
SEGUENTE MODULO: www.cataniasource.it/iscrizione.html
IN COLLABORAZIONE CON:
ZORELOAD - Centro ZO - The Hub - StartupCT – RadioLab – YOUTHUB
CATANIA - RES PUBLICA 2.0 - LEO CLUB CATANIA GIOENI - LEO CLUB
CATANIA EST - SCOUT AGESCI ZONA ETNEA LIOTRU
PIU' INFO / SOCIAL:
www.cataniasource.it; www.facebook.com/CataniaSource |
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MA, COME E'
STATO POSSIBILE
di Domenico Stimolo
Ma, come è stato possibile, che questo paese, reduce
dalle leggi razziali, rinato dalla Resistenza, con la
Costituzione detta la più bella del mondo, con sede secolare
delVaticano ( centro “ideologico” dell‘altruismo) si perseguano
materialmente e penalmente, privati della libertà, esseri umani,
timbrati ”clandestini”?
Ma, come è stato possibile, che cittadini originari del
luogo vengano incriminati penalmente se scoperti ad aiutare gli
umani detti “clandestini”,in terra e in mare, pur in situazioni
di perigliosi salvataggi.
Ma, come è stato possibile, che uomini e donne siano
stati riconsegnati, come ancora avviene, agli aguzzini tiranni
che ne martoriavano le carni e la vita, in dileggio al comando
istituzionale che impone il diritto di asilo allo “straniero”,
al quale ”sia impedito nel suo paese di origine l’effettivo
esercizio delle libertà democratiche, garantire dalla
Costituzione italiana”.
Ma, come è stato possibile che i rifugiati nel loro
percorso di presenza in Italia per avere il riconoscimento dello
status devono aspettare anche 18 mesi, chiusi in luoghi recitati
con le sbarre, poi abbandonati, di fatto, in strada.
Ma, come è stato possibile che centinaia di migliaia di
nati in Italia non possono avere i requisiti di cittadinanza,
considerati “figli di nessuno”, valutati impuri alla stirpe,
altrimenti detta razza.
Già, come è stato possibile!
Eppure, ancora sono tra noi una” rappresentanza” di coloro che
portano nelle carni,
nella mente e nel cuore le “stimmate” della Libertà.
Appello per
l’apertura di un canale umanitario fino all’Europa per il
diritto d’asilo europeo |
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Bambini
dalle orecchie grandissime, siete tutti invitati a all'inaugurazione di
BAFE' - AVVENTURE PER GIOVANI LETTORI
Mercoledì 18
Settembre, ore 18.00
via Monte Sant'Agata 18
Saremo felici di offrirvi racconti
fragranti come biscotti, libri che profumano di sogni,
suggestioni nostalgiche di una Sicilia bambina.
Bafè vuole
promuovere la cultura del libro e la pratica della lettura
durante i primi anni di vita: siamo convinti infatti che la
lettura schiuda orizzonti, spalancando voragini esistenziali e
colmando vuoti di conoscenza. Sosteniamo la lettura familiare,
il clima d’intimità e confidenza che riesce a creare tra
genitori e figli trasformandosi da mero incontro col libro a
momento della vita. Le attività che svolgiamo mirano pertanto ad
avvicinare il bambino alle parole e al loro potere creativo,
perché una storia non finisca con il libro, ma possa generare
centinaia di onde nel mare delle emozioni, produrre un’eco in
queste piccole vite, insegnando a nominare il mondo. Le nostre
attività sono: Laboratori emotivo
– sensoriali; Gioco teatrale bilingue; Letture animate; Letture
a bassa voce; Cineforum; Incontri con autori e illustratori;
Mostre dei piccoli e grandi illustratori.
Vi aspettiamo!
Fabio e Rossella
www.bafè.it |
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UNO SGUARDO (MOBILE) SULLA CITTA’
da "La Sicilia" del 4/9/2013
Rappresentano gli occhi sulla città di Catania (e dintorni).
Guardano, scattano, elaborano e condividono. Si chiamano
Igers e sono i "fotografi istantanei mobili" che
hanno contribuito a far volare le foto con il tag Catania a
quota 113 mila su Instagram. E non solo.
La folta comunità catanese, 2.376 seguaci (in costante crescita)
ha reso talmente familiare l'hastag #igerscatania che
ormai è tra i più usati da chi scatta foto in una location
etnea. Sono già 200 mila gli scatti. Segno del successo di una
App che in pochi anni è diventata un punto di riferimento per
centotrenta milioni di persone. E la comunità di Catania si
conferma una delle più fertili e attive d'Italia, dopo quelle di
Milano, Roma e Torino.
Nata nel luglio del 2011, la community catanese di Instagramers,
si chiamano così gli "amanti" di Instagram, ha contribuito alla
crescita dell'utilizzo della mobile photography, ma anche allo
sviluppo del senso critico dei giovani cittadini, tramite un
occhio attendo ai dettagli da cogliere in uno scatto. "La
community è cresciuta piano, piano, senza un preciso obiettivo -
spiega Rocco Rossitto, giornalista ed esperto in social
media che dal 2011 gestisce la community insieme con Laura
Celi - ma semplicemente cercando di raccontare la città e il
nostro territorio. Con le altre città italiane abbiamo ottimi
rapporti. Non facciamo classifiche quantitative: lasciano il
tempo che trovano e non ci interessano".
Dietro il profilo @igerscatania, c'è un gruppo di giovani
comunicatori che ha subito colto le potenzialità del mezzo.
"Abbiamo fatto molte cose - ancora Rossitto - non le chiamerei
tutte "contest": dal racconto della festa di Sant'Agata per due
anni consecutivi, a varie mostre, tra cui quella sul Porto di
Catania e sugli spazi dimenticati e reinventati nel progetto
Spazio Zero. Oppure la visita al Monastero dei Benedettini e i
progettini settimanali dedicati a dei topic specifici.
Il nostro focus è appunto la narrazione: cerchiamo, senza
forzare troppo la mano, di raccontare la città nei sui vari
aspetti. Dalle cose belle e bellissime a quelle meno belle".
Quotidianamente viene scelta la foto del giorno di un iger e tra
i più popolari ci sono Carlotta Bruno, Cristian Monaco,
Maurizio Ciadamidaro.
"Tra i social più popolari, Instagram è il mio preferito, mi
piace perché è asciutto - racconta Ciadamidaro, che nella vita
fa il giornalista e si firma @mau_cia - Una foto, un titolo, dei
tag e poco spazio a sbrodolamenti verbali. Vantaggio? Conoscere
per immagini di taglio non convenzionale luoghi che non ho mai
visitato".
Cristian Monaco, invece usa Instagram un'ora al giorno con
l'account @oldboy_cris. "Mi piace perché ti da l'opportunità di
avere un occhio sul mondo in maniera diretta e quasi intima
rispetto alle persone che lo utilizzano; tra l'altro ho anche
avuto l'opportunità di conoscere gente davvero interessante che
magari non avrei mai potuto incontrare".
"Per me è uno sguardo veloce sul mondo - commenta Carlotta Bruno
aka @carlot-ta72 - mi ha dato la capacità di osservare con
occhio più attento la mia quotidianità, ho conosciuto
persone che sono diventate cari amici e ho incontrato alcuni dei
ragazzi giapponesi che seguivo durante un viaggio rivelandosi
anche delle ottime guide".
"La nostra idea di community è proprio questa - conclude
Rocco Rossitto – stare attorno ad un grande tema centrale,
ognuno lo interpreta a modo proprio. Il nostro territorio
potrebbe essere raccontato in rete con mille possibilità e non
viene fatto. Noi facciamo quel che possiamo. Un esempio: siamo
andati sull'Etna a raccontare il vulcano e le nostre foto sono
state rilanciate proprio dall'account ufficiale di Instagram con
milioni di follower".
EVA SPAMPINATO |
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IMPRESA, RICOMINCIARE DALLA
CAMPAGNA
di Assia La Rosa
Quando nasci nel cuore della
Sicilia, lì tra i campi che si colorano di sole e le valli che
si stagliano tra il verde della natura e il giallo dei cereali,
puoi fare girotondi intorno al mondo ma la tua storia rimane lì.
Appesa al sogno di un passato leggendario, agganciata alle
tradizioni familiari, arroccata, come le case di Agira, alla tua
terra.
Questa è la storia di tre giovani fratelli, Giovanni (agronomo),
Filippo (con esperienza nel campo della formazione) e Teresa
(impegnata nell’attività di ricerca all’Università di Catania),
che nonostante nella vita abbiano preso strade differenti – che
conducono tutte verso l’asfalto delle metropoli – un paio di
mesi fa hanno deciso di fare inversione e seguire la rotta
tracciata da un nonno, notaio sì, ma cresciuto a pane e
formaggio (rigorosamente fatto in casa). Trasformando una
passione in avventura imprenditoriale. Ritrovando il gusto della
campagna e dei sapori autentici che solo un’azienda di famiglia
sa regalare. E così è nato il caseificio dei fratelli Graziano,
tra passato e futuro, tra ricette locali e opportunità offerte
da dinamiche commerciali “globali”.
“L’azienda, che si trova alle pendici di Agira – spiega
Giovanni, già presidente regionale dei giovani imprenditori
agricoli – è nata ai primi del Novecento, ma ha sempre
rappresentato un’attività collaterale che ha mantenuto nel tempo
una lavorazione genuina, con la mungitura manuale degli animali
da pascolo allevati da sempre all’interno della nostra tenuta da
esperti mezzadri. Così un giorno, durante una riunione di
famiglia, guardando al nostro presente, purtroppo precario e non
privo di difficoltà, ci siamo guardati prima attorno e poi negli
occhi, convinti di poter trasformare ciò che già avevamo in una
attività
all’avanguardia”... |
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Siamo lieti di presentarvi l'Associazione Culturale "Artea" e
le sue tante attività
UN
SOGNO CHIAMATO ARTEA
L’amore per il bello, capire cosa ci sta dietro, la voglia di
essere curiosi e laboriosi. Tutto questo muove Artea. Artea che
nasce da un chiacchericcio nei pressi del mare di Aci Castello,
quando ancora erano soltanto due ore di corso di pittura tenuto,
per diletto, da Angela Cacciola, pittrice. Davanti a cavalletti
di fortuna e immagini timide che facevano capolino da un
pennello.
E c’era chi arrivava con tutto quello che si poteva acquistare
in cartoleria e chi voleva dipingere tutto quello che vedeva per
strada. E chi soltanto usava quelle due ore come terapia.
Adesso Artea, seppur giovane, ospita una sorta di officina della
creatività a largo raggio. Dai bimbi che trovano il loro mondo a
colori, ai grandi, che in effetti, se ci pensate, fanno lo
stesso. I nostri di Artea, che si sono moltiplicati nel giro di
pochi mesi, collaborano per dare vita ai tanti corsi e seminari.
“Diamo vita alle vostre idee”, recitava uno spot, noi ci
crediamo sul serio.Dal corso di canto moderno, alla scrittura
creativa, oltre che, ovviamente la pittura, il restauro
pittorico e molte altre attività che troverete ampiamente
descritte sul sito. Qui si impara a fare persino le torte
Americane: seminari di decorazione in pasta di zucchero,
splendide favole costruite attorno ad una palla di pan di
spagna. Artea offre la possibilità, a chi lo desidera, di
condividere il suo sapere con chi è alla ricerca di strumenti
per esprimersi. E chi cerca lo strumento e non lo trova è
incoraggiato a suggerire nuovi modi. Da Artea si crea, non
importa l’ età, non importa l’indirizzo culturale da cui si
giunge qui, non importa se non si è professionisti. Si può
sempre divenirlo. Ci piace deliziarci delle performances di
gente di teatro, di musica, di letteratura, di gente che riesce
ad emozionare perché per prima essa si emoziona.
E ci piace condividerlo con chi accetta l’invito. Artea vuole
essere un luogo di scambio costruttivo, di crescita, di stimolo
e progetti sempre nuovi , quelli timidi e pure quelli ambiziosi.
ARTEA ASSOCIAZIONE CULTURALE
Via G. Verga n. 20, San Gregorio di Catania. tel. 3492859798
www.associazioneartea.com ; Pagina Facebook: ArteaAss |
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Siamo lieti di
collaborare con la giornalista Assia La Rosa,
"[...] Una giornalista. Che ha viaggiato molto. Con i piedi e
con la testa. Che ha amato e odiato e poi di nuovo amato la sua
città. Che è partita e poi è tornata" ,come lei stessa si
definisce, e che ha creato l'interessante blog
assialarosa.com,
come "contenitore di storie catanesi positive; di
persone reattive; di idee creative; di cervelli rivoluzionari.
In controtendenza rispetto alla cronaca dei giorni nostri; in
contrapposizione alla notizia “gridata”.
TRANSESSUALITA'
E CAMBIAMENTO, L'EMOZIONE DI SENTIRSI AUTENTICI
di Assia La Rosa
Identità di genere, transessualità ed equilibrio psicofisico.
L’emozione di sentirsi autentici, di manifestare se stessi,
spesso si trascina dietro un travaglio intimo, un disagio legato
al disorientamento e al cambiamento. Sono temi che conosce nel
profondo Laura Bongiorno, psicologa, counsellor, psicoterapeuta
che – dopo anni di studi e ricerca che l’hanno vista spostarsi
dal capoluogo etneo a Roma – ha legato la sua specialità al Dig
(disturbo dell’identità di genere).
In un micromondo dove l’uomo o la donna si sentono prigionieri
del proprio corpo, fino alla scelta di intervenire con il
bisturi per rinascere e liberarsi dalle etichette, “il percorso
è molto complesso – sottolinea Laura – e richiede un supporto
continuo e multidisciplinare. Anche se a primo acchito si
potrebbe pensare che l’attrazione erotica dei transessuali sia
di natura omosessuale, in quanto il rapporto viene messo in atto
da due persone biologicamente uguali, la preferenza al contrario
è di tipo eterosessuale perché il soggetto si percepisce come
appartenente al sesso opposto rispetto al proprio. In questo
caso non si può certo ragionare in termini dicotomici
salute-malattia psichica, risulterebbe molto riduttivo, la
valutazione infatti deve muoversi tenendo conto delle
interazioni sociali, psicocorporee e biologiche”. Lo ha ben
sperimentato al San Camillo di Roma, dove per anni ha operato
presso il Saifip (Servizio di adeguamento dell’identità fisica
all’identità psichica), uno dei pochi centri ospedalieri in
Italia dove l’utente viene assistito da un’equipe di medici
(psichiatra, psicoterapeuta, endocrinologo, chirurgo) che lo
accompagnano durante tutto il percorso di trasformazione “da
baco a farfalla”.
Qui ha conosciuto una gamma di persone e personaggi che durante
la loro vita si son trovati davanti alla drammatica coscienza
della differenza tra la natura somatica e quella desiderata...
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L'ANPI di Catania è lieta, in preparazione della festa del
25 aprile,
di invitarvi alla presentazione del libro di Lucia Vincenti.
"Le donne ebree in Sicilia al tempo della shoah"
che si
terrà a Catania
presso il salone della CGIL di via Crociferi 40, sabato 13 aprile alle ore 17.00

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INCONTRO FAI SU
"I PITTORI SICILIANI, VITE, STORIE E LEGGENDE"
Giovedì
11 Aprile alle h.18:30 all’Orto Botanico di Catania, via
Antonino Longo, 19.
Secondo incontro del ciclo di conversazioni affidate alla
storica dell'Arte e Delegata FAI, Maria Teresa Di
Blasi “I pittori siciliani: vite, storie e leggende dei
nostri artisti noti e meno noti”, un itinerario per
conoscere ed approfondire la storia e i tesori d’arte che ci
hanno lasciato importanti pittori siciliani non sempre
adeguatamente conosciuti.
Si illustreranno “I pittori siciliani del Seicento e del
Settecento”. |
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CONVEGNO SU
"LE FORTIFICAZIONI DI CATANIA, UN PATRIMONIO DA CONOSCERE E
SALVARE
Il
24 aprile 2013 alle ore 17,30, presso il Palazzo
della Cultura di Catania, si terrà il Convegno “Le
Fortificazioni di Catania, un patrimonio da conoscere e da
salvare"
Programma:
ore 17,30 – Saluto del Sindaco di Catania e dell'Assessore
ai Beni Culturali e sviluppo del territorio
ore 17,50 – Relazione Antonio Pavone - Presidente di Italia
Nostra Sezione di Catania, "Sopravvivenze di strutture
difensive della città di Catania: Un monumento diffuso"
ore 18,30 - Interventi programmati:
Vera Greco
Soprintendente BB.CC.AA. di Catania; Maria Grazia
Branciforti, Dirigente del Servizio Parco Archeologico
Greco-Romano di Catania; Giuseppe Pagnano – facoltà di
Architettura di Catania
Ore 19,00 - dibattito |
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YOGA FESTIVAL
venerdi 22 sabato 23 domenica 24 marzo 2013- Palazzo della
Cultura, via Vittorio Emanuele 121
Arriva in città la seconda edizione di YogaFestival Catania, da
quest'anno nella nuova prestigiosa sede presso il Palazzo della
Cultura, nel cuore della città: si terrà nelle date di venerdi
22, sabato 23, domenica 24 marzo 2013, che già invogliano a
lasciarsi alle spalle l’inverno con una carica di nuova energia.
Tre giorni che invitano a conoscere e vivere i benefici dello
Yoga nelle sue differenti proposte: coinvolgerà Scuole e Centri
di Yoga e Ayurveda, Associazioni noprofit, aziende e realtà
produttive etiche e biologiche in uno spazio espositivo pensato
per loro e per la comodità del pubblico.
La SALUTE è il filo conduttore del programma di questa seconda
edizione: nei tre giorni di incontri e seminari si parlerà dei
benefici dello Yoga sulla salute, il suo potere di riequilibrare
l’individuo e prevenire i malanni attraverso l'antica conoscenza
dello Yoga e delle scienza affini. Ci saranno seminari di Yoga,
conferenze, incontri, presentazioni, eventi speciali, ospiti
d'eccezione e moltissime cose da conoscere, vedere e provare
pensate per dialogare con praticanti esperti, studiosi, neofiti
o semplici interessati. Il programma presenta seminari di
approfondimento condotti da maestri nazionali e internazionali
di grande esperienza che soddisferanno i praticanti più avanzati
e freeclass, sessioni di Yoga brevi (50 min), libere e gratuite
per avvicinare il grande pubblico. Un evento unico che
sottolinea la vivacità culturale del Sud con la qualità delle
offerte e l’interesse per gli ospiti che interverranno. Una
grande occasione per portare anche qui nuova linfa vitale al
mondo dello Yoga, di tradizione e contemporaneo.
Con Monica Bertauld - Philippe Djoharikian - Ilaria Evola -
Stewart Gilchrist - Anna Inferrera - Jayadev Jaerschky - Maya
Devi - Antonio Nuzzo - Myra Panascia - The Savita - Tite Togni -
Luigi Turinese - Piero Vivarelli - Paola Lucchesi- Ananda Yoga
Anusara Yoga Hatha Yoga Iyengar Yoga Jivamukti Yoga Prana Yoga
Flow Raja Yoga Tradizione van Lysebeth Yoga e Pilates Yoga per
Runners Yoga Terapia Meditazione Mantra Kirtan Bollywood Dance
Ospite d'onore nel pomeriggio di sabato 23 marzo, per la prima a
YogaFestival Catania, Swami Kriyananda, ultimo discepolo diretto
di Paramhansa Yogananda, con il Coro della Fratellanza Mondiale
di Ananda, Assisi. |
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A proposito di Cultura a Catania, ci segnalano e volentieri
pubblichiamo l'appello in favore della Direttrice dell Biblioteca
"Ursino Recupero"
SALVIAMO LA
BIBLIOTECA "URSINO RECUPERO"
Petition by Caterina Papatheu - Catania, Italy
Rita Carbonaro è la Direttrice della biblioteca Ursino Recupero
di Catania, ospitata all'interno del complesso del Monastero
dei Benedettini. Una biblioteca che è un ente morale il cui nucleo
originario risale al 1115. Dal 2009 Rita è anche l'unica
dipendente della biblioteca. Nonostante la biblioteca catanese sia
una vera e propria istituzione culturale l'ultimo stipendio di Rita risale al marzo dell'anno scorso.
Nonostante Rita lavori da mesi senza stipendio e sia la sola
dipendente, arriva puntuale ogni giorno. Non ha nessuno neppure
per le pulizie. La buona volontà esiste, ma per quanto
un’istituzione del genere può sopravvivere senza personale e senza
pulizie?
Il nostro Dipartimento e le Biblioteche riunite Civica e Ursino
Recupero hanno sede presso il Monastero dei Benedettini che per
grandezza e magnificenza è il secondo monastero in Europa. Un
magnifico scenario barocco in cui è ambientato il romanzo “I
Viceré”, e che è incluso dall’Unesco nel 2002 nei Beni del
Patrimonio dell’Umanità; è stato oggetto di puntate televisive nel
2012 su Sky e Rai Due e Rai Yo Yo per le attività ludiche che vi
si svolgono.
La biblioteca, oltre ad una dotazione libraria composta da circa
210.000 volumi, possiede volumi ed opuscoli a stampa del secoli
XVIII-XX, 1696 pergamene (secoli XII-XIX), circa 2.000 manoscritti
(tra i quali figurano numerosi codici), oltre 4.000 lettere, circa
2.000 disegni, 132 incunaboli, circa 4.000 cinquecentine, alcuni
erbari del'700, circa 600 fotografie, un migliaio di stampe e
fogli volanti, più di 4. 000 periodici, in gran parte estinti.
Sono una docente di lingua e letteratura greca moderna del
Dipartimento di Scienze Umanistiche (ex Facoltà
di Lettere) dell’Università di Catania e chiedo che venga accolto
l’appello lanciato sul “Sole-24 ore” da Rita. Lo faccio perché
credo che nelle biblioteche come queste si nasconde il segreto per
interpretare il nostro passato e il territorio in cui nasciamo e
ci formiamo. Se noi non investiamo in cultura, la cultura ci
investirà col suo peso. E allora questa ci chiederà un giorno di
pagare il conto senza che noi ne comprendiamo l’onere e la
responsabilità lasciandoci schiacciati dalla rassegnazione,
l’indifferenza, l’ignoranza. Il futuro dell’Italia è la cultura
perché è sempre stata la cultura la sua prima risorsa economica.
Chiedo al Ministro della Cultura che questa Biblioteca venga
salvata e valorizzata. Chiedo che a Rita venga pagato lo
stipendio, che venga assunta una figura di accoglienza, ed
un'altra che si occupi delle pulizie. |
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RICORDO DI GABRIELE ALICATA
di Carmelo La Carrubba
E’ vivo in me il ricordo di una sera d’estate a mare con pochi
amici, in cui cenai con Gabriele Alicata, la moglie
Giovanna Cataudella e gli uomini della scorta: uno dei quali mi
aiutò per la preparazione del primo piatto; cosa che lui faceva
quando il Presidente, per non saltare il pasto assieme agli
altri magistrati e non interrompere la riunione, rendeva
conviviale, dati i tempi stretti, anche la frugalità del pasto
perché teneva, al primo posto del suo impegno istituzionale, il
lavoro investigativo. Si parlava d’altro quella sera: anche
perché il Presidente era uomo di cultura e raffinato
cultore di poesia e recitava versi con la freschezza di una
memoria impressionante e, amava i poeti di una volta, quelli
conclamati così come amava quel mondo consolidato in cui le
regole avevano il sapore della tradizione. Inoltre quella
sapienza antica, frutto di verità consolidate dall’esperienza,
era la fonte di ispirazione del suo lavoro di magistrato cui si
aggiungeva una intelligenza creativa che rendeva illuminante il
suo parere su qualsiasi argomento, a cui si aggiunga una
resistenza fisica che superava qualsiasi limite di tempo.
Non era brillante ma profondo il suo eloquio e ne ebbi conferma
quando “creò” l’istituzione dell’arbitrato alla Camera di
Commercio di Catania per semplificare e dirimere le liti fra
le parti.
La valenza della sua tesi era moderna nella soluzione giuridica
ma aveva radici profonde nella nostra tradizione siciliana. Con
Gabriele Alicata non c’era tema che non si potesse affrontare
per arrivare con chiarezza al nocciolo del problema: senza
forzature verbali, con convinzione e, soprattutto, con estrema
chiarezza nel formulare il suo punto di vista. Ed era
sorprendente l’uomo che amabilmente e col sorriso sulle labbra
riusciva a trovare il lato comico anche a situazioni che si
erano svolte in maniera drammatica.
Infine era padrone del suo mestiere che adattava ai casi ribelli
della vita cercando sempre, nei suoi interventi di essere
giusto e di non violare il percorso istituzionale.
Gabriele Alicata era anche un uomo umile per come si
rapportava con gli altri: pur occupando un’alta carica non
faceva pesare di essere uomo di potere sicuramente per la sua
sincera fede di credente.
Quest’uomo “amabile” fu, negli Anni Bui della nostra città,
il magistrato che debellò la mafia a Catania e durante il
suo magistero al vertice della Procura espresse competenza,
coerenza e inflessibilità. Così da cittadino io lo percepivo.
Nella sua carriera Gabriele Alicata si era dedicato al “civile”
e fino a quel momento gli mancava l’esercizio del “penale” nelle
vesti di investigatore. Nessuno ebbe modo di avvertire un
possibile limite, anzi accadde proprio il contrario e così
dimostrò il suo talento nel coinvolgere uomini e mezzi al solo
scopo di dare serenità alla città servendo lo Stato.
Negli ultimi anni era quasi un appuntamento trovarsi assieme nei
teatri cittadini.
Quest’uomo ora manca agli affetti dei suoi cari ma anche di noi
che con le mogli trascorrevamo serate assieme all’insegna del
convivium. Erano serate indimenticabili.
Il suo ultimo mese di vita fu segnato dalla sofferenza ma so che
egli seppe vivere con consapevole serenità in maniera esemplare. |
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2012 |
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SCEGLIAMO
NOI
Incontri per conoscere meglio la cremazione
a cura della So.Crem di Catania e della Federazione
Italiana per la Cremazione
19-20-21
Ottobre 2012
Complesso fieristico “Le Ciminiere” di Catania
La società per la cremazione So.Crem di Catania e la F.I.C.,
associazioni di promozione sociale, organizzano incontri di
sensibilizzazione per informare sui processi e le modalità di
cremazione ed illustrareo le novità in campo legale, insieme a
norme etiche, morali e religiose.
Per maggiori informazioni...
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Il Comune di Catania apre per nove giorni tutti i luoghi
comunali dell’arte: monumenti, musei, archivi e biblioteche, che
offriranno Mostre, Spettacoli,manifestazioni Sportive Attività
culturali:Ex Convento
S. Placido - Palazzo della Cultura
- Mostra fotografica “PASQUA IN GUATEMALA
- Mostra fotografica
“GUARDATI DENTRO” dal 14
al 29 aprile
- "MOSTRA DEL GIOCATTOLO SCIENTIFICO dal 17 al 30 aprile
- Conferenza-Seminario “Alla ricerca della memoria perduta:
Catania e i suoi Palazzi” ; giorno 18 aprile ore 17,00
- Concerto del gruppo “Era Swing 2000” 22 elementi in
acustico 14 aprile ore 20,30
- Concerto del Gruppo 0rchestra Jazz Jonica Giovanile 21
aprile ore 20,00
- Area di libero scambio del libro
Castello Ursino
- Mostra delle collezioni civiche cittadine
Museo Emilio Greco
- mostra delle opere grafiche e cimeli del maestro Emilio
Greco
- mostra di pittura “Gioco d’Artista” di Piero Serbali
- Rita Marta Massaro propone l’incontro d’Arte “L’Albero –
Anima di Primavera” 21 Aprile
Museo Belliniano
- mostra della collezione civica Belliniana
Museo del Mare
- Mostra dei reperti di cultura marinaresca attrezzi,
utensili, strumenti nautici
Archivio Storico Comunale
- Raccolta storica di documentazione degli uffici comunali
Biblioteca e mediateca comunale
- Consultazione
libri, quotidiani e consultazione on line
Piazza Università Catania
Manifestazione promozionale “Un campione per amico" -
Incontro con i campioni di varie discipline sportive: Adriano
Panatta (tennis) Andrea Lucchetta (pallavolo) Ciccio
Graziani(calcio) Juri Chechi (ginnasta) - 18 aprile
Stadio Angelo Massimino
- “Un goal per la solidarietà” partita di calcio a scopo
di beneficenza a pagamento
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera del sig.
Natale Zappalà che vuole essere un contributo alla ricostruzione
della storia dell’O.D.A. e rendere omaggio a Mons.
Antonino Calanna, che in 43 anni di instancabile attività
l'ha trasformata nella più importante ente socio-assistenziale
catanese.
Egregio Sig. Direttore,
chiedo ospitalità nel Suo autorevole portale e faccio
riferimento ad alcuni articoli comparsi in questi ultimi mesi
sulla stampa locale e vorrei inserire il mio pensiero,
apportando un mio contributo per arricchire ulteriormente la
storia dell’Opera Diocesana Assistenza, presso la quale ho
lavorato per ben 36 anni (fino al 28 febbraio 2004), le cui
attività nate dal nulla, oggi definite dall’attuale presidente
“fiore all’occhiello” e senza che – in occasione del convegno
“Prendiamoci cura. Disabilità e riabilitazione con la Chiesa e
le Istituzioni” in cui è stato ricordato il 50° anniversario –
sia stata fatta menzione dei suoi fondatori.
Quello che l’ODA oggi è lo si deve vedere attraverso quelle
persone che tanta energia e vita hanno dedicato. Difatti, la
data del 14 aprile 1961, segna l’inizio di una attività
imprevedibile per gli ulteriori svolgimenti, che un giovane
sacerdote Antonino Calanna seppe imprimere e che assieme
a Mons. Carmelo Scalia, il 5 marzo 1962, con atto del Notaio Esusebio Mirone, posero le basi per trasformare un’attività
“artigianale” in una struttura complessa ed articolata. Attività
che, agli effetti civili, ha avuto il riconoscimento giuridico
dalla Stato, mediante erezione ad ente morale, avvenuta con
decreto del Presidente della Repubblica il 24 aprile 1963.
Inizialmente l’attività ebbe un indirizzo prevalentemente educativo-assistenziale con la gestione di:
istituti, colonie
estive, una mensa universitaria, un pensionato universitario,
case famiglia, un centro giovanile, ecc. ecc.. Negli anni 70, in
seguito all’emergere di nuove problematiche sociali connesse al
fenomeno "handicap", l’ODA intensificò gli sforzi per un
adeguato servizio di recupero dei minori svantaggiati, mediante
la istituzione di numerosi centri di riabilitazione in regime di
semiconvitto ed ambulatoriale, di servizi specialistici con
finalità socializzanti ed integrative nel mondo della scuola e
del lavoro. Vasta è stata l’operosità dell’ODA rivolta alle
attività: extramurale per l’integrazione scolastica, al servizio
domiciliare, alle case di riposo per anziani, alla formazione
professionale, al servizio che privilegiava la prevenzione, il
recupero e la riabilitazione dei tossicodipendenti, che venivano
avviati al lavoro previa formazione ed inserimento nelle
cooperative integrate. Non ultima è da ricordare l’attività
ricettiva svolta nel campo del turismo sociale, nella struttura turistico-alberghiera e sportiva Villaggio Madonna degli Ulivi a
Viagrande.
La attività dell’ODA, attraverso la sua definizione ed il
perseguimento degli obiettivi, hanno evidenziato le doti
manageriali del protagonista (Calanna), che con l’assunzione di
decisioni sull’impiego delle risorse disponibili è stato capace
di far lievitare un organico di 60 persone in quello di 700
circa, moltiplicando il capitale iniziale da pochi milioni di
lire in centinaia di milioni di euro.
Ma mentre questi dati possono giustificare l’attività di una
“azienda” particolare no profit, quale è l’ODA, più difficile è
tracciare il profilo di una attività umanitaria, sociale,
culturale, spirituale che ha contraddistinto l’opera del Sac. Calanna, rendendo ancora più luminare la finalità della Chiesa.
Perché Padre Calanna rappresenta ed è quello che di più moderno
sa esprimere la Chiesa, quando alla spiritualità dell’esercizio
ecclesiastico sa associare capacità manageriale di notevole
spessore finalizzato al bene degli altri, dei poveri, dei
sofferenti, dei bisognosi. Inoltre, da illustrare sono le non
comuni doti dell’uomo diventato prete che ha sempre osservato le
regole dell’obbedienza e sempre nel rispetto dell’Autorità.
In uno degli articoli pubblicati si fa cenno alle attività nel
campo della riabilitazione in regime residenziale e
semiresidenziale, ambulatoriale e domiciliare, svolta nel
presidio Pecorino di San Nullo e nella struttura gemella di San
Giovanni La Punta, oltre alla presenza a Pedara del primo centro
di riabilitazione per gravi di tutta la Sicilia; quest’ultima
struttura fu realizzata nel lontano 1966 da Padre Calanna, che
intorno al 2004 ne progettò la trasformazione in centro per
gravi.
I predetti Centri di Riabilitazione Istituti Pecorino sono stati
un suo grande merito (sorti da un lascito del Sen. Pecorino e
destinati personalmente a Padre Calanna), da questi indirizzati
come lascito all’O.D.A.). Analogo esempio quello del lascito a
Mascalucia, Nicolosi e Ragalna delle sorelle Spina. Questi
Centri sono diventati qualitativamente all’avanguardia nella
terapia riabilitativa in Italia.
Altro aspetto della personalità di questo sacerdote, in cui
dimostrò intelligenza, sensibilità ed una particolare apertura
verso problematiche laiche da inserire in una stampa cattolic a
che nasceva in un territorio – come quello catanese – in cui i
vari precedenti tentativi erano stati velleitari o elitari o
parrocchiali con “Prospettive”, lo scopo era quello di fare un
giornale – così come voleva S.E. Picchinenna – che doveva
conquistare le parrocchie, la piazza, le edicole, il consenso
dei futuri lettori. Un progetto ambizioso che a molti sembrò
presuntuoso di fronte ad una concorrenza qualificata come quella
del quotidiano e delle emittenti locali. Da una analisi pur
incompleta ma comunque incisiva fatta dal settimanale risultava
che spazi nel territorio rimanevano vuoti ed era su questi spazi
che si doveva approntare l’interesse per affrontare i temi di
una politica comunale, provinciale, regionale, nazionale,
partendo dal territorio con una politica che desse voce a tutti.
Infine si capì che bisognava essere presenti nei quartieri e
nelle parrocchie della città, su cui gravava un silenzio
opprimente. Si diede visibilità ai movimenti ecclesiali e si
illustrò il grande sforzo della Chiesa di Sicilia nella lotta
contro la mafia: un grande convegno a Capomulini sancì questo
impegno con la presenza del procuratore Caselli.
Altro capitolo non marginale fu quello di esplorare credenti e
pregiudizi di una mentalità che rendeva retrivi alcuni modi di
intendere la fede. Fu per l’intervento dei teologi del Seminario
Arcivescovile, un approfondito interesse teologico e culturale
che si concretizzò in un dato editoriale incredibile: il
giornale si vendeva nelle edicole; si fecero più edizioni di
quel numero con una tiratura di oltre diecimila copie. Ma quello
che rese attuale il settimanale fu la presenza delle rubriche
che diventarono in un giornale cattolico la componente laica,
riuscendo a creare un giornale equilibrato nella struttura e nei
temi. Tutto questo lo si deve a S.E. Picchinenna, che volle un
giornale aperto e alla sensibilità intellettuale e politica di
Padre Calanna, che capì le potenzialità del settimanale ed il
modo di realizzarle, aprendo non solo alle componenti femminili
dei movimenti politici, ma anche alle personalità della cultura
cattolica e laica.
Importante e fondamentale è stato il rapporto diretto con i
giornalisti professionisti, che facevano giornale, solo per
indicarne alcuni: Piero Isgrò, Giuseppe Di Fazio, Pippo Litrico,
Salvo Nibali, Pedullà, Cascio, Minnicino, con i suoi direttori:
Padre Agatino Giuffrida e Avv. Salvatore Giuliano.
Ribadisco ancora una volta che il vero artefice di questa
iniziativa fu S.E. Picchinenna, che volle che fosse fatto un
giornale di fatti ed opinioni, che fosse animatore di dibattiti
e che si ispirasse nel modo di fare giornalismo. E il
settimanale pur mantenendo la sua natura ecclesiale si aprì alle
opinioni ed al dibattito della città. E ampia libertà fu
concessa ai collaboratori nel modo di svolgere ed affrontare
temi ed opinioni.
Tutto questo è stato possibile realizzarlo per la munifica opera
di Padre Calanna, non solo un amministratore luminato, ma un
sacerdote che sapeva ascoltare altri sacerdoti, i giornalisti, i
nuovi collaboratori provenienti anche dalle cattedre
universitarie.
Il settimanale “Prospettive” in questa stagione fu una presenza
della Chiesa sul territorio; una presenza di una cultura
cattolica che avrebbe avuto modo di dire tante cose
significative.
Egregio Direttore, mi perdoni per il lungo sfogo, ma il mio
vuole essere un contributo alla costruzione di una storia
dell’O.D.A., in cui non è possibile omettere 43 anni di attività
dovute a Mons. Calanna. Pertanto ci si aspettava, almeno, da
parte dello scrivente che la chiusura di un’attività (quasi
cinquantennale) fosse se non segnata dalla beatificazione – che
non è di laica competenza – almeno di un riconoscimento
onorifico ma non dell’oblio verso una vita ad una persona che ha
vissuto in favore della comunità e della Chiesa.
Natale Zappalà
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INTERVISTA AD ANTONELLA MANDALA'
di Carmelo La CarrubbaLeggere di inquinamento di falde
acquifere e di quant’altro è capace di fare l’uomo contro
l’ambiente è cronaca di ogni giorno e trovare uomini che
attraverso un organismo come il F.A.I. proteggano e difendano
l’ambiente italiano è una realtà importante che va conosciuta.
Finora l’individualismo italiano ha creato nel tempo tanti
artisti ma non altrettante personalità che tutelino queste opere
d’arte, l’ambiente e il territorio almeno nei più e i pochi che
vogliono invertire questa tendenza stanno coinvolgendo altri per
realizzare e finalizzare questo progetto: fare percepire agli
italiani che il paesaggio e il patrimonio culturale è un
prezioso bene collettivo e non bisogna accanirsi contro di esso
per pura rapacità economica.
La professoressa Antonella Mandalà è la delegata FAI di
Catania che presiede la delegazione e a lei ci rivolgiamo
per conoscere il suo pensiero:
D. Preside Antonella Mandalà Lei è andata in pensione e
invece di godersi l’orgoglioso riposo attivamente ha scelto di
dedicarsi alla delegazione FAI di Catania di cui è valida
presidente. Quali le ragioni?
R.
La risposta è nella sua premessa. Non sono mai riuscita a
tollerare il degrado sia ambientale che culturale che ha
afflitto e purtroppo affligge ancora il nostro paese. Nasco come
naturalista (Laurea in Scienze Naturali) con un profondo amore e
rispetto per la natura non disgiunto tuttavia da una grande
passione per l’arte e la musica, insomma per tutte quelle cose
per le quali vale la pena di vivere e che perciò stesso vanno
tutelate e difese fortemente. Ho quindi cercato di trasfondere
nel mio lavoro di dirigente scolastico questi miei
convincimenti, nella consapevolezza che educare i giovani ad un
rapporto più armonioso e rispettoso dell’ambiente fosse il modo
migliore per prepararli al loro ruolo di uomini di domani.
Quindi il FAI per me è stato amore a prima vista: riassumeva
nelle sue finalità statutarie e nella sua filosofia tutto ciò in
cui credevo, parlava la mia lingua e in più era molto più
concreto e pragmatico di altre associazioni che avevano le
stesse finalità. La mia appartenenza al FAI risale al 2001
quando era Presidente Regionale il barone Vincenzo Calafati e
segretaria regionale l’insostituibile Salvina Giambra. Entrai a
fare parte della Delegazione di Catania con a capo la dott.ssa
Cristina Vasta, come delegata scuola e per sei anni mi sono
occupata principalmente dell’organizzazione della “Giornata FAI
di Primavera” evento nazionale che prevede l’impegno delle
scuole sempre col sostegno di un’ottima Delegazione.
D. Creare una delegazione FAI con caratteristiche specifiche
comporta la scelta di persone preparate, appassionate,
disinteressate. Anche in una città fertile di talenti come
Catania quali sono state le difficoltà?.
R.Le difficoltà tante ma col risultato di avere allora come ora
personalità dal calibro di Maria Teresa Di Blasi, Lidia Cuoco,
Giovanni Condorelli e altri. Dal 2007 dopo la gestione della
validissima Cristina Vasta ho assunto la responsabilità di
guidare la Delegazione FAI di Catania col ruolo di
capodelegazione provinciale, ruolo che rivesto tutt’ora con
l’impegno, la passione e l’entusiasmo di sempre. Inoltre sono
stata particolarmente fortunata perché ho mantenuto gli stessi
validissimi delegati con i quali esiste un bellissimo rapporto
di collaborazione.
D. Dopo alcuni anni di intenso lavoro il numero dei soci è in
continuo aumento grazie anche all’intenso e qualificato
programma fatto di conversazioni e gite culturali. Su cosa in
particolare avete puntato?
R. Abbiamo pensato di offrire agli iscritti FAI cose che a noi
piacevano. Non è stato difficile. Abbiamo inserito nei nostri
programmi le conferenze che avremmo voluto ascoltare, le gite
che avremmo voluto fare, le passeggiate che ci piacevano e
ritenevamo insolite, diverse, inaspettate e per ciò stesso
speciali. I soci hanno gradito le nostre proposte e hanno fatto
iscrivere i loro amici.
D. Il FAI a Catania non ha una sede e gode della generosità
del prof. Pavone per l’aula dell’Orto Botanico o quella del
preside per l’Aula Magna del Convitto Cutelli. A che
punto è il colloquio con le Istituzioni locali?
R. A parte l’Aula Magna dell’Orto Botanico che ormai da anni
ospita le nostre conferenze grazie all’incredibile generosità
del prof. Pietro Pavone il FAI non ha una sua sede a Catania
dove riunire i delegati ospitare gli iscritti fornire
informazioni sulla Fondazione e sulla Città. Sono tornata da
poco dal Convegno Nazionale del FAI dove ho dovuto prendere
atto, mio malgrado, che moltissime delegazioni hanno la loro
sede e alcune sono in prestigiosissimi palazzi storici segno
della alta considerazione che amministrazioni comunali e
provinciali riservano al FAI: una Fondazione seria e specchiata
che è garanzia di sviluppo, di divulgazione culturale e priva di
qualunque contaminazione speculativa.
Per la verità in passato c’è stato un tentativo di dotare la
delegazione di una sede propria che avrebbe dato la possibilità
di ospitare collezioni di opere d’arte che alcuni sostenitori
avrebbero voluto donare al FAI e si è persa la possibilità di
possedere e rendere fruibili tanti “gioielli” nascosti da parte
della nostra città.
Anche le attività del Gruppo FAI giovani potrebbero trarre
vantaggio dall’esistenza di una sede dove riunirsi, dibattere,
confrontarsi, sperimentare, crescere.
D. Lei ha detto che recentemente ha partecipato al Congresso
Nazionale del FAI. Cosa può dirci al riguardo?
R .Come sempre i convegni del FAI sono un’occasione
straordinaria per approfondire le tematiche ambientali più care
alla Fondazione e per noi delegati sono una vera iniezione di
entusiasmo e innovata voglia di fare. Vedere il lavoro
incredibile che il FAI compie ogni giorno per salvare,
recuperare e tutelare “pezzi” straordinari del nostro patrimonio
artistico culturale che poi (e questo è il grande valore
aggiunto della Fondazione) rende fruibili a tutti, fa sentire
tutti noi che crediamo e lavoriamo per il FAI, orgogliosi di
appartenere a questa Fondazione. Il prestigio indiscusso che il
FAI gode a livello nazionale si basa proprio sulla serietà delle
scelte valoriali, sulle incredibili capacità organizzative e
sulla concretezza del suo operato. Il FAI ha fatto e continua a
fare molto per questo paese. Ben lo sanno, a tutti i livelli, le
persone che seguono e apprezzano la Fondazione condividendo la
Mission. Come il Presidente del Consiglio Mario Monti che, in un
intervento a sorpresa nel corso dei lavori del Convegno alla
Bocconi di Milano, ha voluto esprimere personalmente alla nostra
Presidente Nazionale Ilaria Borletti Buitoni ( il 13 marzo sarà
nelle librerie il suo libro “Per un’Italia possibile” Ed.
Mondatori) e alla Presidente Onoraria Giulia Maria Mozzoni
Crespi ( la vera fondatrice del FAI ) il proprio apprezzamento e
la propria riconoscenza per il lavoro che il FAI compie per il
nostro Paese. E’ stato un momento di grande emozione che
annovero tra le esperienze più intense di questo ultimo convegno
FAI.
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2011 |
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E' MORTO
GIAMBATTISTA SCIDA'
da "Cento
occhi su Catania"
Per
tutti era ancora il Presidente, anche se ormai da anni
era in pensione dai vertici del Tribunale per i minorenni.
Ma non solo. Il suo nome era indissolubilmente legato al caso
Catania, la denuncia, sempre aggiornata, degli scandali, del
malgoverno, della malamministrazione in tutti i settori della
vita catanese, imprenditoria, stampa, magistratura.
Giambattista Scidà,
per gli amici Titta, ci ha lasciati ieri sera. Da anni
era ammalato. Il suo precario stato di salute non gli impediva,
però, di condurre le sue battaglie per la legalità. Il
suo lavoro era la sua vita. Non prendeva nemmeno le ferie per
seguire i tanti casi che il suo ufficio trattava. Ma non si
fermava a quello. Considerava un suo dovere andare oltre, curare
gli interessi della città nella quale viveva e che desiderava
salvare.
Era entrato in magistratura tanti anni fa come uditore, con
funzioni di vice Pretore, per un biennio ad Acireale, per cinque
anni in Pretura a Palazzolo Acreide (SR), nel 1967 giudice del Tribunale per i minorenni a Catania, del quale, dopo
tredici anni divenne il Presidente.
Un ruolo svolto con competenza e una particolare passione
civile perché, come ha scritto lo stesso Scidà:
“Il Tribunale è un balcone sulla società del Distretto. Chi
vuole può leggervi i disagi dei ceti svantaggiati, le
responsabilità degli ambienti amministrativi e politici, che
quei hanno suscitato o aggravato, e le colpe delle istituzioni
di controllo, anche giudiziarie, per la repressione o inadeguata
o mancante”.
E quei disagi vennero letti con attenzione. Per Scidà
affrontarli significava, infatti, porsi il problema di un più
generale recupero ambientale che chiamava innanzitutto in
causa, in particolare rispetto ai quartieri periferici e alle
loro difficili condizioni di vita, le responsabilità delle
amministrazioni politiche e della stessa società civile.
Un’attività di denuncia che non ha subito limitazioni neanche
quando ha scelto di non tacere, anche a prezzo di subire
ingenerosi attacchi, inefficienze e incrostazioni che
caratterizzavano negativamente la vita dello stesso Tribunale.
Sino all’ultimo, nel suo blog, ha continuato ad intervenire sul
“caso Catania”, dichiarando, pochi giorni addietro, il suo
sollievo per la nomina a Procuratore capo di Catania del dottor
Salvi e dimostrando, così, ancora una volta, di essere in
sintonia con tutti quei catanesi che hanno esultato per la
nomina di un elemento esterno all’ambiente.
Di questi possibili e auspicabili cambiamenti, purtroppo, non
potrà scrivere sul suo blog. |
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Associazione
Nazionale Costruttori Edili
"CATANIA"
Anno 2010
Pagine 299
Il 10 Aprile dello scorso anno
l'Associazione Nazionale Costruttori Edili,
sezione di Catania, ha presentato alla città
il libro "CATANIA",
nato dall'idea del presidente, Andrea
Vecchio, di coinvolgere in un dibattito
sul presente e sul futuro di Catania molti
esponenti del mondo del lavoro, della
cultura e della società civile, ai quali ha
chiesto un contributo di
analisi, ma soprattutto di idee sulle cose da
fare.
Il libro che ne è nato rispecchia
completamente la nostra realtà, così
variegata, in cui si mescolano di continuo
vitalità e sfiducia, iniziativa, indolenza e
contraddizioni dagli estremi molto distanti.
Con il consenso dell'ANCE, abbiamo
pensato di riproporre qui un certo numero di
interventi che siamo certi troverete interessanti.
Iniziamo con l'introduzione del libro - che contiene
anche la lettera di Andrea Vecchio che ha
dato il via al dibattito - e qui a fianco,
l'intervento del prof. Carmelo Nicosia, rettore dell'Accademia di Belle
Arti .
Introduzione
Scarica il
libro in formato pdf
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"Barriera e l'Accademia delle Belle Arti"
di Carmelo Nicosia
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INCONTRI SULLA PARTECIPAZIONE ATTIVA DEI
CITTADINI ALLA VITA PUBBLICA
L'Associazione "Cittàinsieme", in collaborazione con il "Forum
Catanese per l'Acqua Pubblica" organizza due incontri per la
partecipazione attiva dei cittadini:
- Mercoledì 13, ore 20.15, incontro dedicato alla questione della
privatizzazione dell'acqua ed ai relativi due quesiti referendari
che costituiranno oggetto di consultazione nelle giornate del 12 e 13
giugno (insieme a quelli sul nucleare e sul legittimo impedimento).
- Mercoledì 27, ore 20.15, incontro sugli Istituti di
Partecipazione popolare previsti dallo Statuto del Comune di Catania.
Relazione di Mirko Viola, esponente del Comitato “Noi Decidiamo”.
Sono invitati a partecipare tutti i cittadini e gli attivisti di gruppi,
comitati e associazioni che vogliono conoscere in modo semplice e chiaro
le enormi potenzialità di partecipazione attiva e diretta che lo Statuto
comunale ci riconosce. |
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ARCHIVIO DI STATO
“LA CULTURA E' DI TUTTI:
PARTECIPA ANCHE TU"
Giovedì 14 aprile 2011
ore 16.30, presso l'Archivio di Stato di
Catania in via Vittorio Emanuele, 156, si svolgerà la cerimonia ufficiale di donazione
all’Archivio di Stato
dell' "Archivio di grafica e vetrinistica di
negozi d’abbigliamento” da parte
dell’artista catanese Dina Viglianisi.
Mostra di locandine, bozzetti pubblicitari,
stampe tipografiche e fotografiche
appartenenti all’Archivio di Dina Viglianisi
e riguardanti soprattutto la storica ditta
d’abbigliamento “Pavia” di Catania.
Presentazione del video
“Memoria e Moda: eleganti frammenti di
Storia”.
Catalogo multimediale della mostra (19 - 30
giugno 2010) su documenti d’archivio e capi
d’abbigliamento, cappelli, attrezzi,
manifesti, ecc…, dati in prestito dalle
ditte di moda Barbisio, Caflisch, La
Rinascente, Madame de Pompadour, Riccioli,
Sciolto e Velis.
Partecipano: Cristina Grasso, V. Direttore
Vicario Archivio di Stato di Catania; Maria Nunzia Villarosa, Archivista
di Stato e Curatrice della manifestazione; Rachele Fichera, erede
della Ditta Pavia di Catania; Dina Viglianisi, Artista.
La mostra sarà visitabile dal 14 al 21
aprile 2011.
Dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle
ore 18.00, il sabato dalle ore 9.00 alle ore
13.00. Ingresso libero. |
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IN UNA NOTTE TRICOLORE
Centro storico -
Ore 19,00
Esibizione lungo le vie del centro cittadino di
bande musicali siciliane e confluenza ai Quattro Canti
e piazza Università per l`esecuzione di brevi
concerti in uniforme d‘epoca:
- Banda Garibaldina di Termini Imerese
- Banda di Novara di Sicilia
- Associazione Musicale citta di Siracusa
- Banda di Agrigento
- Sbandieratori di Motta S. Anastasia
Teatro Massimo "Vincenzo Bellini " -
Ore 20,30:
concerto dell’Orchestra e del coro del Teatro Massimo Bellini, in
collaborazione con il Teatro Stabile di Catania, con
l'esecuzione di canti e musiche risorgimentali e la lettura de|l'attore
Massimo Ghini di opere scritte da Andrea eamilleri.
Piazza Università - Ore 21,45:
Le bande musicali intonano l`inno nazionale alla presenza della autorita
cittadine.
Ore 22,00:
Esibizione gruppi musicali: Qbeta, The Accappella Swingers, Brigantini e
Ali Baba, Zapato&Bluesacci, Babilon Suite, Afro Bugna Band.
Ore 24.00:
Esibizione gruppi musicali studenteschi selezionati dalla Facolta di
Lettere dell‘Universita di Catania:
Gill&Co, Gentless Tre, Sfasciatura.
Fino all`1.30 della Notte rimarranno aperti i musei cittadini, il
Monastero dei Benedettini e i negozi del centro storico con vetrine
dedicate al tricolore.
Programma completo |
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FESTEGGIAMENTI PER IL 150° ANNIVERSARIO DELL'UNITA' D'ITALIA
PAGINE
E IMMAGINI RISORGIMENTALI
16 - 25 MARZO 2011
Mediateca Comunale “Vincenzo Bellini” - via A. di Sangiuliano, 307
Programma
Mercoledì 16 marzo
- Ore 18,00: Proiezione film Piccolo Mondo Antico
- Ore 20,30: Recital
Aneliti di libertà in versi del Risorgimento –
Parole e Musica
Franco Arcidiacono, attore
all’arpa: Giulia La Rosa, Lucilla Scalia
brani scelti dalle opere di C.Abba, Luigi Natoli, Luigi Mercantini,
Giuseppe Mazzini
Racconti:
Giufà e La Triplici Allianza
Lunedì 21marzo ore 17, 30:
Celebrazione Giornata Mondiale della Poesia
Interverranno:Sebastiano Burgaretta, Cettina Caliò, Giovanna Giordano, Paolo Lisi,
Salvatore Scalia, Elvira Seminara, Domenico Trischitta, Marco Vespa.
Rassegna Cinematografica:
18 marzo ore 18,00: In Nome del Papa Re di Luigi Magni
22 marzo ore 18,00: Allonsanfan di Paolo e Vittorio Taviani
23 marzo ore 17,00:
Il Gattopardo di Luchino Visconti
24 marzo ore 18,00: Nell’anno Del Signore di Luigi Magni
Venerdì 25 marzo ore 18,00:
Risorgimento e Antirisorgimento nei canti popolari siciliani
a cura del Prof. Luigi Lombardo
Introduzione e commento, Luigi Lombardo.
Interverrà Linda Musumeci, attrice e regista |
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SABATO 12 MARZO 2011 IN ITALIA COSTITUZIONE DAY
A Catania concentramento ore 16.00 Villa Bellini - corteo sino a
piazza Università
Democratica, fondata sul lavoro,
solidale, libera: così la nostra Costituzione, nata dopo la sconfitta
del fascismo e la fine della seconda guerra mondiale, ha disegnato la
Repubblica Italiana. Uno stato nel quale (art.3) “tutti i cittadini
hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza
distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di ...religione, di opinioni
politiche, di condizioni personali e sociali”.
Oggi, in un momento oltremodo difficile per il nostro Paese,
attraversato da una violenta crisi economica (che, soprattutto nel
meridione, sembra togliere ogni speranza alle giovani generazioni e a
chi perde il lavoro) difendere la nostra Carta e i suoi valori è
necessario per dire basta a una politica governativa del tutto
disinteressata a risolvere i problemi reali. Perché (art.3) “è compito
della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale,
che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della personalità umana”.
COORDINAMENTO DIFESA SCUOLA PUBBLICA STATALE-CATANIA, COORDINAMENTO
PRECARI SCUOLA CATANIA, COORDINAMENTO UNICO D'ATENEO, MOVIMENTO
STUDENTESCO CATANIA, CGIL, COBAS SCUOLA, UDU, ARCI, COMITATO PER LA
COSTITUZIONE, FABBRICA DI NICHI, LIBERTA' E GIUSTIZIA, LILA, STUDENTI
MEDI, UNIONE DONNE IN ITALIA, PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI-FDS, ITALIA
DEI VALORI, PARTITO DEMOCRATICO, RIFONDAZIONE COMUNISTA-FDS, SINISTRA
ECOLOGIA E LIBERTA', CIRCOLO UNIVERSITARIO SEL, FGCI, GIOVANI COMUNISTI,
GIOVANI DEMOCRATICI, GIOVANI ITALIA DEI VALORI |
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DOMENICA 13 FEBBRAIO MANIFESTAZIONE
"SE NON ORA, QUANDO" DAVANTI ALLA VILLA BELLINI, ORE 10.00
Dall'appello che ha lanciato
l'iniziativa nazionale
"Se non ora, quando?
In Italia la maggioranza delle donne lavora fuori o dentro casa,
crea ricchezza, cerca un lavoro (e una su due non ci riesce),
studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è
scelta, si prende cura delle relazioni affettive e familiari,
occupandosi di figli, mariti, genitori anziani.
Tante sono impegnate nella vita pubblica, in tutti i partiti,
nei sindacati, nelle imprese, nelle associazioni e nel volontariato
allo scopo di rendere più civile, più ricca e accogliente la società
in cui vivono. Hanno considerazione e rispetto di sé, della libertà
e della dignità femminile ottenute con il contributo di tante
generazioni di donne che – va ricordato nel 150esimo dell’unità
d’Italia – hanno costruito la nazione democratica....
Questa ricca e varia esperienza di vita è cancellata dalla
ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come
nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali,
televisioni, pubblicità. E ciò non è
più tollerabile [...]
ADERISCONO: ARCI, CGIL, CIRCOLO CITTA' FUTURA, CITTA' FELICE,
CITTAINSIEME, COBAS SCUOLE, COMUNITA' SANTI PIETRO E PAOLO,
COMUNISTI ITALIANI, DANCE ATTAK, FABBRICA DI NICHI, CATANIA,
GODITIVE GENEROSE, GRUPPO UOMINI DELLA DIFFERENZA, ITALIA DEI
VALORI, LIBERA, MOVIMENTO CINQUE STELLE, OPEN MIND, PARTITO
DEMOCRATICO, PAX CHRISTI CATANIA, POPOLO VIOLA, RETE CATANESE
ANTIRAZZISTA, RIFONDAZIONE COMUNISTA, SINISTRA, ECOLOGIA E LIBERTA',
UDI
NON SONO AMMESSE BANDIERE E SIMBOLI DI PARTITO!
Le foto della manifestazione
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LA VIA CARMELO
SALANITRO: CRONACA DI UNA VICENDA
di Maria Salanitro Scavuzzo
Il 18 agosto 2002
per un provvedimento del sindaco Umberto Scapagnini viene dedicata
una via, situata nella zona industriale di Catania, a Filippo Anfuso.
La scritta sotto il nome specifica “diplomatico”. Segue la data di
nascita e di morte (1901-63). È definito diplomatico perchè fu
ambasciatore a Budapest, Pechino e nella Germania di Hitler. Quel
che si tace è che Filippo Anfuso fu un convinto sostenitore della
Repubblica sociale di Salò. Nel 1945 fu condannato a morte in
contumacia dall’Alta Corte di Giustizia di Roma per collaborazione
con i nazisti. Nel 1949 fu assolto con una discussa e
contestatissima sentenza della Corte d’Appello di Perugia. Fece
carriera politica e nel ’53 divenne un parlamentare del MSI.
Dopo la decisione del sindaco Scapagnini, approvata dal Prefetto, l’ANPI
propose di intestare, in alternativa, tre strade a tre martiri
antifascisti: Carmelo Salanitro, il ten. Giuseppe Di Stefano,
medaglia d’argento, ucciso dai nazisti in Grecia alla fine del 1943,
e Graziella Giuffrida, maestra elementare di 22 a nni,
partigiana, torturata e uccisa dai nazisti a Genova...
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COMUNITA' SANTI
PIETRO E PAOLO
Noi, cristiani della comunità dei Santi Pietro e Paolo di Catania,
insieme a tanti altri fratelli nella fede in ogni parte d'Italia,
siamo non poco turbati per quanto sta avvenendo in questi giorni nel
Paese in cui viviamo, nel Paese che amiamo, al bene del quale
vogliamo concorrere con la nostra collaborazione e la testimonianza
della nostra vita.
E ciò, non per malinteso senso di moralismo. Sappiamo bene infatti
come il potere e il denaro, sempre, nella storia, abbiano saputo
approfittare della loro forza di corruzione per soddisfare nei
ricchi e nei potenti, i loro più bassi istinti. Quello che ci
preoccupa è l'appoggio dato dalla nostra chiesa ad uomini politici
che possono permettersi di tutto purché dicano a parole di difendere
i valori cristiani, "le radici cristiane dell'Europa", i "principi
non negoziabili", e purché finanzino generosamente istituzioni
ecclesiastiche e opere di bene. Sarebbe nostro vivo desiderio che la
nostra chiesa, che amiamo ed alla quale con gioia apparteniamo,
fosse, come sposa di Cristo, libera, giovane e bella, e non cedesse
mai ai ricatti ed alle lusinghe dei ricchi e dei potenti di ogni
colore. Solo così potrebbe guardare, senza lasciarsi coinvolgere, le
colpe degli uomini con gli occhi di Dio e di Dio annunziare
liberamente il Regno. Per tutto questo ci sentiamo uniti a tutti
quei cristiani che, in questi giorni, hanno preso le distanze non
dai peccati di un uomo, ma da uno stile di vita conclamato e
propagandato come modello da proporre alla giovani generazioni che
di tutt'altro hanno bisogno, per la loro vita, per il loro futuro,
in questi momenti così difficili della nostra storia.
E siamo lieti che, fra realismo, prudenze e ritardi, anche dalle
alte gerarchie vaticane sia finalmente venuto un richiamo alla
moralità, alla giustizia ed alla legalità.
Comunità parrocchiale
Santi Pietro e Paolo
via Siena, 1, 95128, Catania
095431949 |
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Criminali
noi? CRIMINALI VOI!
Alle
ore 17 di ieri 12 gennaio il quartiere Antico Corso è stato
nuovamente invaso da un gran numero di agenti di polizia
accompagnati dalla Digos di Catania.
Quale pericoloso crimine era stato commesso ai danni della comunità?
Quale temibile criminale si nascondeva nella zona?
La risposta è... ANCHE STAVOLTA NESSUNO! Le forze dell’ordine si
sono mobilitate per sgomberare un GIARDINO. Il Giardino Popolare
Occupato di via Idria 16, dove sovversive proiezioni di film e
cartoni animati, inquietanti arrusti e mancia di quartiere, arditi
tuffi nella piscina gonfiabile, un sospetto orto di pomodori e una
pericolosissima tombolata della Befana avevano soppiantato rovine,
sterpaglie, topi e spazzatura.
Che cosa vuol dire quest’ennesimo sgombero?
1) che dalle poltrone del ministero degli Interni fino all’ultima
scrivania della Questura l’ordine è chiaro: i militanti, i
frequentatori e i simpatizzanti dell’Experia devono essere fermati,
perseguitati e infine spazzati via dalla faccia della città. La
disoccupazione, la povertà dilagante, il degrado, l’ignoranza, le
cricche di criminali e speculatori possono rimanere quanto vogliono,
perché non danno fastidio a nessuno, ANZI.
2) che se la tua città fa schifo e il tuo quartiere non ha uno
spazio dove incontrarsi e socializzare, e invece trovi un posto
abbandonato dalle amministrazioni da più di trent’anni e con la tua
fatica, i tuoi mezzi e il tuo tempo lo rimetti a posto e lo
riconsegni ai cittadini perché lo condividano, se insomma non ti
rassegni allo sfacelo dilagante di questa città, SEI UN CRIMINALE e
guai a te se provi a CAMBIARE LE COSE, perché in questa città le
cose se le prendono solo LORO: piazze, palazzi, interi quartieri per
farci inutili parcheggi, centri commerciali e alberghi di lusso con
i soldi dei finanziamenti pubblici, cioè con i SOLDI NOSTRI.
3) che questa classe politica, questo governo, questa
amministrazione hanno PAURA che i cittadini si stufino di stare ad
aspettare le loro eterne promesse e che autorganizzandosi imparino a
fare da soli, a prendersi ciò che gli spetta, il diritto alla casa,
a un salario garantito, a un’istruzione per i propri figli. Hanno
paura che gli studenti si ribellino contro chi gli nega la
possibilità di studiare, che gli operai della Fiat lottino contro la
nuova schiavitù, che gli immigrati smettano di farsi sfruttare, di
farsi dare la caccia e rinchiudere nei campi di concentramento.
Hanno paura che, presto o tardi, come in Tunisia e in Algeria, la
gente non abbia più niente da mangiare e si rivolti contro i governi
che PREDICANO CRISI e SPERPERANO MILIONI.
Che cosa diciamo a chi ci sgombera?
1) che non basta un intero esercito, tutte le lastre di acciaio e i
catenacci di questo mondo, le denunce e le intimidazioni vigliacche
di cui possono essere capaci.
Il Centro Popolare Experia ESISTE e RESISTE.
2) che non staremo mai Né ZITTI Né FERMI davanti all’abbandono e al
degrado che fanno così comodo agli speculatori perché gli permettono
di comprare a 1 e rivendere a 1000, e che dove loro creano macerie
per il loro guadagno, noi COSTRUIREMO per tutti.
3) che non abbiamo più niente da perdere, come lavoratori e come
studenti, e che non gli permetteremo di RUBARCI PURE IL FUTURO senza
LOTTARE.
Centro Popolare Experia Catania - 12 gennaio 2011 |
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