2019  

 

RICORDO DI PADRE CALANNA (MONSIGNOR)
di Salvo Vazzana

Ho appreso oggi con sincero dispiacere la notizia della scomparsa di padre Antonino Calanna, fondatore e guida dell’Opera Diocesana di Assistenza per 43 anni, che un giorno ho conosciuto in un modo imprevisto: il mio amico dott. Carmelo La Carrubba - primario in pensione e critico teatrale che dopo la chiusura del settimanale “Prospettive” scelse di pubblicare le sue recensioni nel mio sito “Catania per te” – lo invitò a casa mia insieme all’ex Procuratore della Repubblica di Catania Gabriele Alicata per parlargli del sito e magari coinvolgerli nella scrittura di alcuni articoli.
Devo dire che per me fu una grande sorpresa avere ospiti persone che erano state ed erano ancora così importanti a Catania. Non fu l’inizio di un’avventura giornalistica ma solo due piacevoli incontri con questi amici del mio amico, i quali tutti insieme potevano raccontare tanti risvolti di 50 anni di storia della nostra Catania: uno parrino, uno magistrato e l’altro che era stato nel PCI.

Padre Calanna - che in realtà era monsignore ma gli amici lo chiamavano Padre – a vederlo in quel momento aveva un comportamento mite, umile, dimesso; non si sarebbe detto che fino a qualche anno prima era una delle persone più in vista di Catania. A partire dal 1961 aveva dato vita, passo dopo passo, al più grande ed importante ente socio-assistenziale catanese comprendente istituti, colonie estive, case famiglia, centri giovanili, servizi di recupero dei minori svantaggiati, centri di riabilitazione, ecc. che davano lavoro a 700 persone che assistevano migliaia di persone. Alla fine il patrimonio era stimato in centinaia di milioni di euro.

Durante le discussioni a casa mia si finì anche col parlare anche della crisi dell’ODA – dal quale lui era stato ormai estromesso con una serie di manovre del nuovo consiglio di amministrazione – e ricordo che lui disse che era vero che c’era stata una crisi finanziaria, così come c’era stata tante volte in passato, ma così come in passato se ne sarebbe potuti uscire facendo ricorso alle banche, senza svendere il patrimonio, perché c’era appunto il patrimonio a fare da garanzia. E invece altri avevano manovrato a sua insaputa, pur essendo lui il presidente, per altre soluzioni.
Il dott. La Carrubba un giorno mi consegnò il libro scritto da Padre Calanna in cui raccontava la storia dell’ODA, dalla fondazione fino all’epilogo che per lui arrivò il 14 ottobre 2004 quando “... alle ore 11, il Vicario della Diocesi Mons. Agatino Caruso mi comunicava per telefono che l’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina stava per venire in via Ughetti per insediare il nuovo Presidente, Mons. Alfio Russo. Non mi restava altro da fare che prendere la mia agenda e andarmene a casa,dopo 43 anni di servizio alla Diocesi”. Io il libro l’ho pubblicato ed è ancora su “Catania per te”, per chi vuol conoscere la verità su questo argomento (
clicca qui per vederlo)

 Un ex dipendente dell’ODA un giorno scrisse una lettera al mio sito, perché amareggiato dal fatto che in occasione del 50° anniversario della fondazione dell’Opera Diocesana di Assistenza il nuovo presidente l'aveva definita un “fiore all’occhiello”, senza mai menzionare il suo fondatore.

Oggi, il sito di “Prospettive” - testata giornalistica che lui era riuscito a far diventare un settimanale letto con interesse anche al di fuori della Chiesa – gli dedica 156 parole in tutto senza mai citarlo come fondatore dell’ODA.

E allora voglio rendergli onore io che l’ho visto solo due volte e del quale nulla sapevo: però ho saputo che era uno di quei preti, non sempre imitato dai colleghi, che quando riceveva dei beni in donazione (beni consideravoli, beni immobili di grande valore) non li intestava a sé stesso ma alla Diocesi. Ed è per questo che il mio ricordo è di un prete che alla fine della sua carriera non disponeva di niente.

Così ho imparato che anche nella Chiesa - che è fatta di uomini - così come accade in tutti i gruppi umani quasi senza eccezioni, ci sono persone che al di là e al di sopra della cortina fumogena fatta di prediche, ideologie, belle parole e buoni sentimenti, guardano al più terreste degli interessi: il denaro, il patrimonio e per queste cose sono disposte a calpestare persone, amicizie, tutto.
Riposi in pace lassù Padre Calanna.

 
   
RICORDANDO PADRE ANTONINO CALANNA
di Carmelo La Carrubba


E’ morto mons. Antonino Calanna: per molti un padre e, almeno per me, anche un fraterno amico. Ai funerali in Cattedrale, mercoledì 4 dicembre, ricordavo che era , innanzitutto, un sacerdote: quando fu dimesso inaspettatamente da Presidente dell’ODA, Egli non si scompose – pur dovendo lasciare quella che per tanti anni era stata la sua creatura, e, pur addolorato, mi confessò che aveva perdonato e pregato per colui che l’aveva destituito. Era scattata la regola dell’obbedienza.
Ad un certo momento della sua vita si ventilò la possibilità che diventasse vescovo e, con molta discrezione, fece intendere che preferiva proseguire nell’opera di aiuto ai più deboli. Per queste caratteristiche Padre Calanna riceveva personalmente dai privati cittadini dei lasciti di beni mobili ed immobili: un esempio per tutti gli altri: L’onorevole Biagio Pecorino lasciò a Nino Calanna l’istituto per disabili Pecorino in ricordo del figlio. Ebbene il sacerdote Calanna fece atto di donazione alla Chiesa di Catania subito dopo aver ricevuto il dono.
La sua attività non si esauriva nelle donazioni. Egli è stato un manager, un vero amministratore: basti pensare che fece diventare l’ODA con funzioni caritatevoli in aiuto ai più deboli una azienda senza scopi di lucro con più di seicento impiegati.
Fu anche, per circa un ventennio, un componente del consiglio di amministrazione degli Ospedali riuniti Santa Marta e Villermosa in cui nacque, fra l’altro, in Italia il primo reparto di chirurgia d’urgenza e pronto soccorso autonomo con organico proprio grazie all’illuminata saggezza degli amministratori e di alcuni chirurghi che riuscirono a coinvolgere anche il Ministero della Sanità che pose le basi per dare agli ospedali reparti e pronto soccorso autonomi e con personale specializzato alla bisogna istituendo sia le scuole di specializzazione che le idoneità nazionali. Mons Calanna ne fu un promotore.
Grazie alla delega del vescovo rifulgeva il talento di Padre Calanna: il vescovo Picchinnedda volle quello che poi divenne il settimanale “Prospettive”: un organo sostanzialmente curiale ma che volle essere anche laico e per tale ampiezza di orizzonte fu messo in moto il motore dell’ODA cioè Padre Calanna.
Un ultimo aneddoto: in piena attività l’ODA fu colpita da un fatto di sangue: la morte di un ragazzo la cui responsabilità – inizialmente – fu addossata ad un nipote di Padre Calanna poi prosciolto perché l’autore era un altro e lui era estraneo ai fatti. L’aneddoto lo racconto perché il Nostro che aveva nelle mani tanti soldi da amministrare si trovò nella condizione di trovare i soldi per pagare gli avvocati del nipote e grazie alla notaia di Belpasso dell’epoca, Maria Galvagno Desti, ebbe prestata la somma. Gestiva e non prendeva per sé!
Ai funerali tanti vecchi impiegati ODA che raccontavano aneddoti su aneddoti su quell’uomo che aveva dato sicurezza e una certa “ricchezza” alla loro vita. E giovani ora anziani che avevano trovato una soluzione alla loro vita.
C’è stata qualche assenza! Coraggio :Nino Calanna, il sacerdote , avrebbe detto di non serbare alcun rancore!
 
I SCANTASTI?! HAI AVUTO PAURA?!
di Carmelo La Carrubba


Anni Trenta a Comiso di domenica: dopo la Messa il nostro eroe, benestante proprietario terriero, dalla Chiesa dell’Annunziata si dirige in Piazza delle erbe dove osserva i prodotti esposti e passa oltre muovendo i propri passi verso Piazza Fonte Diana. E’ euforico e generoso verso sé stesso e verso il mondo ma in particolare si sente bene perché sta bene economicamente e per godere di questo momento di felicità vuole sentire, fra le sue dita, la moneta da cinque lire d’argento che fra i pezzi di piccolo taglio è fra le sue preferite. Bella, bianca, luccicante e consistente al tatto.
Con cinque lire d’argento ci puoi fare un pranzo per venti persone in festa o passare una notte in albergo con una donna: ma quale, al paragone, l’immensa gioia di tenersi la moneta dopo averla toccata e ritoccata con un irresistibile bisogno di baciarla e infine riporla nel portamonete non senza prima averle sussurrato: “Ti scantasti?! Hai avuto paura vero?!”
Ma io ti ho tenuto con me!
E il nostro eroe che aveva preso la moneta in mano come per spenderla si tranquillizzò quando la ripose – stringendola forte con la mano nella tasca del gilet.
A Comiso il risparmio è una delle componenti essenziali della vita, una necessità dovuta al territorio che incastrato fra Ragusa e Vittoria è per la sua ristrettezza il meno redditizio:tant’è che una fonte di lavoro per (pirriaturi, scalpellini) è alle cave di pietra e l’altro mestiere di ortolano – apparentemente più leggero – nel tempo li costringe a rinunziare alla stazione eretta.
Parlo d’altri tempi – gli Anni Trenta – ora i comisani con la grande omologazione economica saranno diventati come gli altri.
 
RECENTE DIBATTITO SULLA FAMIGLIA

C’è un dibattito sulla famiglia di urgente attualità e il confronto fra le opposte fazioni merita non solo di essere approfondito ma, anche, di serene riflessioni per evitare inutili contrasti come nel recentissimo convegno di Verona e meditando sull’argomento come di recente ha fatto il “teatro” con Lucia Calamaro “Si nota all’imbrunire (Solitudine di un paese sepolto)” che dedica la sua attenzione “allo scardinamento dei ruoli familiari” in un momento in cui non ci sono padri buoni né buoni figli, soltanto fallimenti e, la Calamaro scrive, in tal modo, un’opera di lessici familiari.
Per Emma Dante, che per la scena si affida al corpo, alla fisicità dell’attore “Non ci sono buone madri né buoni padri, è tutto un fallimento e nessuno sa fare bene il proprio mestiere né il padre né il figlio. C’è sempre e comunque una grande tensione perché si crea un forte rapporto”.
Nella letteratura Dacia Maraini in un suo recentissimo articolo sul “Corriere” esordisce:”Se ci fosse una cultura che riflettesse gli interessi veri delle donne, l’aborto non esisterebbe affatto. Invece è diventato una bandiera per rivendicare un minimo di libertà…” Ebbene da parte di nessuno presente al dibattito si è mai parlato di educazione sessuale e dell’uso degli anticoncezionali capaci di eliminare – per la donna – alla radice – il dramma dell’aborto.
Argomento vasto e impegnativo in cui emergono ruoli e sentimenti antichi nei rapporti fra madri e figli, uomo e donna con le attuali implicazioni che non sempre hanno alla base una conoscenza culturale adeguata.
Occupandomi di teatro mi sono ricordato di una “vecchia” intervista a Moni Ovadia per un suo spettacolo che affronta il rapporto madre figlio e di una ebrea e di una napoletana riproponendone soltanto l’introduzione.

Sono a Genova per lo spettacolo “Mamma, Mame, Mamela…con sottotitolo “Il crepuscolo delle madri” di Moni Ovadia e ho per l’intervista, l’appuntamento al Teatro Della Corte prima che inizi lo spettacolo quando avvengono gli ultimi aggiustamenti poi, subentra una strana calma prima del debutto. Le cose vanno per le lunghe e Moni mi fa sapere – mentre attendo seduto e guardo le locandine degli spettacoli dell’annata teatrale fra cui spicca il “Pensaci Giacomino” del catanese Turi Ferro – di rimandare dopo lo spettacolo. E così è! Ma la massiccia presenza di amici e di ammiratori nonché di giovani studenti fa scivolare ancora l’incontro che avverrà durante la cena di lì a poco in trattoria. Nel frattempo vado con sua moglie Elisa a pigliare la macchina: la sua è la sola macchina rimasta parcheggiata e l’ora tarda rende sinistro il vasto locale. La signora Ovadia ha davanti agli occhi il ricordo di qualche scena di un film giallo che le incute timore e per sicurezza mi ha chiesto di accompagnarla.
A cena, in un locale vuoto ma compiacente, un piatto di pasta al sugo per la moglie la pizza per noi. Davanti al registratore acceso Moni è l’affabulatore di sempre e conosce, come pochi, i dialetti delle varie regioni e quando la conversazione cade sulla Sicilia e ricorda i carusi delle miniere di zolfo lui con l’enfasi e la rabbia del momento, in siciliano, fa rivivere i versi di Ignazio Buttitta “Matri di surfuru L’aviti a fari li figgi, di surfuru…” Di contro il tono diventa dolce e ironico, nello stesso tempo, quando racconta delle madri e delle loro caratteristiche e traccia un confronto, ricorrendo all’aneddoto, fra la yddish mamma e quella napoletana.
Osserviamole mentre reagiscono davanti allo stesso angosciante problema: l’inappetenza del figlio.
Dopo lunghe e inutili insistenze la mamma napoletana, perduta la calma, è pronta a colpire e urla: “Si nun magne, io t’accide, Gennà. La yddish mame – di fronte al rifiuto del figlio a mangiare – posa la scodella, accosta il figlio a sé, lo accarezza e con le lacrime agli occhi, dolcemente, gli dice: Yankele mio, se non mangi la tua mamma si uccide”.
In maniera semplice ma nel modo più efficace Ovadia mette a confronto due culture, quella partenopea e quella della diaspora ebraica mitteleuropea che pur avendo molto in comune, si differenziano profondamente nella strategia e nei risultati.
Queste culture – si sa – ruotano intorno alla figura della madre ( basti pensare che il figlio è ebreo se di madre ebraica) che si presenta come una vera e propria macchina da guerra, micidiale, invasiva, tirannica ma, nel caso della partenopea alla fine diventa complice del figlio del figlio mentre la caratteristica peculiare, per la sua temibilità, della mamma yddish è diversa. Essa gioca la sua affettività sul vittimismo creando insanabili sensi di colpa. Ovadia insiste nella sua analisi spiegando che quello della mamma ebrea è una categoria dello spirito, un’arte coltivata con fatica e tenacia che però può essere acquisita dai non ebrei purchè ne assimilino i principi su cui è basata la mentalità della mamma ebrea.
E, per concludere, sintetizza il suo discorso con questa storiella in cui vittimismo e orgoglio incondizionato ne costituiscono i pilastri.

Tre “Yddish mame” sbandierano l’amore dei loro figli.
“Il mio David per il mio compleanno mi ha regalato una crociera di sogno intorno al mondo in prima classe, servita e riverita come una regina. Niente in confronto al mio Salomone – dice la seconda. Per festeggiarmi ha invitato la famiglia di tutto il mondo e ha affittato un intero albergo a Miami. Mi fate ridere, voi due – incalza la terza: Pensate che il mio Sheldon da ben sei anni, tre volte la settimana paga trecento dollari l’ora per parlare con un dottore. E di che cosa? Solo della sua mammina.
Fra parentesi, per l’universalità del tema,vorrei riferire quanto osservato rileggendo “Gli anni perduti” di Vitaliano Brancati fin dalle prime pagine del libro.
“Oh, le mamme sono le nostre peggiori nemiche” osservò Rodolfo De Mei “Queste mamme siciliane che fanno i figli e poi se li mangiano” o più oltre “…Ma il sogno di mia madre (di non rincasare tardi) è che questo (dopo dieci anni) possa durare ancora trent’anni” oppure “…mia madre”Guardate un po’ se i bambini sono svegli!? Uno dei bambini sarei io, e l’altro il mio fratello minore che ha venticinque anni”.

Un’ultima osservazione sullo spettacolo ovadiano è che è anche un disperato grido d’amore di un figlio verso una madre che ne ha condizionato la vita. E’ nella sua asprezza – come si suol dire – un atto dovuto per “liberarsi” da un rapporto materno che era stato per molti versi devastante.
Lo spettacolo di grande maturità è sempre sul solco dell’umorismo ebraico che non si ferma davanti a niente pur di scatenare il riso liberatorio
Un “amaro miele” sussurrerebbe Gesualdo Bufalino come definizione della vita che ci propina tale ambiguità. E’ ancora un richiamo alle radici che sono anche nostrane.
Moni Ovadia è ebreo sefardita nato in Bulgaria ma di nazionalità italiana come tutti i suoi parenti. Laureato in scienze politiche a Milano dove vive, ha – è vero – una forte identità ebraica ma è vissuta – direbbe lo scrittore Claudio Magris – “senza eccitazione ma con tranquillità e pietas “. E’ questo, prosegue Magris : è l’unico modo autentico di vivere la propria identità, senza irrigidirla e deformarla in un idolo…”

Carmelo La Carrubba

2017  

UNA CITTA' DEPRESSA
di Carmelo La Carrubba

Stamane facevo il bagno assieme a mia moglie in una delle più belle baie del siracusano posta di fronte al massiccio dell’Etna che svetta imponente in cui è visibile ai suoi piedi Catania. Uno spettacolo naturale stupendo in cui le varianti del bleu si susseguono creando suggestioni inimmaginabili e penso: “Ma com’è possibile che tanta bellezza non venga vista e amata e rimanga inerte nella sua nella sua potenzialità?” E, mentre, fra una bracciata e un’altra, mi fermo a rimirare tanto splendore proseguo nei miei pensieri : “Ma qual è al mondo quella città che non riesce a valorizzare tanta magnificenza?!” e proseguo: “Ma se la città di Catania – che pure ha vocazione al commercio – non riesce a percepire che il turismo potrebbe diventare il volano di una ripresa – vuol dire che oggi Catania è una città depressa!"
Eppure ho vivo il ricordo di quando ragazzino “vidi” Catania per la prima volta e me ne innamorai e poi i favolosi Anni Cinquanta quando venni definitivamente a stabilirmi in una delle città più vive che esistessero al mondo. Il cittadino catanese è un nottambulo e concentra il suo modo di vivere, di godere nella notte le cui stagioni ne favoriscono la godibilità e questo avveniva in quegli Anni quando in via Etnea i bar chiudevano dopo mezzanotte e ne rimanevano aperti due: uno all’altezza di piazza Stesicoro e un altro dietro la statua di Garibaldi nei pressi all’ingresso di villa Bellini; in via Decima e dintorni si mangiava di tutto: dalle cozze alle crocchette di patate, al polpo all’insalata, alla pasta al forno e cosi via. Tutto allinpiedi e facendo delle lunghe camminate durante le quali si conversava di tutto e su tutto. Il catanese era ironico e irriverente: era “lisciu”, amante della battuta dissacrante eppure ricco di amici e conoscenti.
Oggi non è più così perché ha intensificato l’aspetto egoistico della sua personalità; è più solitario e senza scomodare Vitaliano Brancati è diventato come il protagonista del suo capolavoro: un bellantonio qualsiasi che vive una movida drogata in cui alla vitalità di una volta si è sostituta la routine di una stanca abitudine.
E la città di Catania definita – allora – la Milano del sud – oggi – può definirsi come una vedova inconsolabile per la crisi che l’attanaglia. E il catanese di oggi – nella sua profonda sensibilità – vive questo stadio con sofferenza e in una inerzia che è commerciale ma anche politica e sociale. Eppure le intelligenze non mancano come pure quelli che l’amano ritornando ma resta il loro lamento incapace di diventare rabbia, ribellione. Spinta verso una partecipazione attiva alla vita della città.

 
ALZHEIMER, POCHI SERVIZI E SCADENTI
di Anna Claudia Dioguardi

L'Alzheimer è una malattia che ha sempre maggiore peso nella vita quotidiana di tante famiglie e quindi nella nostra società. Sono molte le cause o le concause della malattia, identico è il dolore che vivono gli ammalati e chi amorevolmente li assiste.
Per porre attenzione a questo problema vi segnaliamo quest'interessante articolo del
"Quotidiano di Sicilia" che fa il punto della situazione anche qui a Catania.

“Non dimenticare chi dimentica” è lo slogan di Aima, l’Associazione italiana malati di Alzheimer che, lo scorso 26 febbraio ha presentato il rapporto “L’impatto economico e sociale della malattia di Alzheimer: rifare il punto dopo 16 anni” realizzato in collaborazione con il Censis. Questo terzo rapporto, dopo i precedenti del 1999 e del 2006, si concentra sulla figura dei caregiver, ossia di chi dei malati si prende cura e, attraverso un campione di 425 appartenenti alla categoria, mette in luce numerose carenze assistenziali, nonché i costi psicologici, sociali ed economici gravanti oggi per lo più sulle famiglie dei malati.

Numerosi gli spunti di riflessione, ne abbiamo commentati alcuni con Maria Grazia Cinquegrani (nella foto), presidente e fondatrice di Aima Catania Onlus.

Maria Grazia Cinquegrani, presidente e fondatrice di Aima Catania OnlusQuanti sono i malati di Alzheimer in Sicilia? Qual è il loro profilo?
“Non esistono studi epidemiologici adeguati, da informazioni in mio possesso si stimano circa 200 mila malati di cui 50 mila a Catania e provincia, con una frequenza maggiore tra le donne rispetto agli uomini. Tale numerosità è destinata ad aumentare per i tanti fattori di rischio: età avanzata, scarso livello di alfabetizzazione, fattori di rischio metabolico – vascolari anestesie generali e nelle fasce di età più giovani (quarantenni) lo stress psicofisico prolungato, lo stato depressivo cronicizzato e naturalmente la familiarità e la genetica. In aumento i casi di Alzheimer nei quarantenni”...
 
   
   
   
2015  

NATALE, TRADIZIONI E GIOCHI DI CARTE SICILIANE
di Erika Castorina

Non si è fatto in tempo a dire addio all’estate che già ci si ritrova a Natale. Tempo di prelibatezze, regali e di dolci ricordi dei tempi passati legati a un semplicissimo mazzo di carte. Ovviamente di carte siciliane.
Tra panettoni, scacciate e biscotti fatti in casa, sono un caro ricordo dell’infanzia le serate natalizie passate a giocare a carte in compagnia dei nonni che, oltre a spiegare le regole dei giochi tradizionali, si cimentavano sempre in racconti di fantasia con protagoniste le carte da gioco.
‘ Chista è a giallinusa mugghieri do Re di coppi rittu l’ Obbu ‘ era la storia legata alla carta della donna di mazze. E così il Natale trascorreva chiedendosi perché’ il Re di coppe avesse scelto come moglie la donna di mazze e non quella di coppe. Insieme a questa storia ne venivano ideate delle altre ad esempio che il piatto preferito della strana coppia fosse l’ ‘ovu frittu’, ovvero l’asso di oro, e che bevessero acqua non da semplici bicchieri ma utilizzando la ‘ quattara’ (brocca), vale a dire l’asso di coppe. A completare il tutto l’immancabile ‘ Stotta’, ovvero l’asso di spade chiamato così proprio per via della sua forma non proprio diritta.
Storie fantastiche che puntualmente si ripetevano ogni Natale e che tornano facilmente in mente giocando a carte. Per questo a volte un sorriso ci scappa sempre.
Tra i giochi tipici del Natale di una volta oltre agli intramontabili classici, briscola e scopa, c’erano anche il Sette e Mezzo, Tre Sette, Stop e il ‘ Ti vitti’ , ma quello che sempre destava più curiosità era la ‘Zicchinetta’.
Un gioco prettamente maschile che puntualmente si trasformava in caciara e grasse risate. Irresistibile ai miei occhi.
Molti erroneamente associano la Zicchinetta (in italiano Zecchinetta) al gioco del poker, definendola una sua variante ma chi sa giocare ad entrambi sa che non è così , e anzi sono molto diversi.
A cominciare dalla storia. Se il poker è una disciplina con una storia piuttosto nuova, che si e’ spesso svolta tra carte da gioco e carte bollate , la Zecchinetta fonda le sue origini nel XVI secolo quando i Lanzichenecchi ( e da qui anche l’origine del termine) introdussero il gioco in Italia.

Date le sue origini nord europee anticamente si utilizzavano 3 mazzi di carte francesi dai quali venivano eliminati i jolly e tutte le carte con valori da 2 a sei. Nella sua versione moderna invece viene giocato con un mazzo italiano di 40 carte ed in quella siciliana ovviamente con le carte siciliane. L’associazione delle Zecchinetta al poker può basarsi sulla similitudine tra i due giochi di mettere delle carte scoperte sul tavolo. Ma di fatto mentre nel poker i giocatori hanno anche delle carte coperte nella Zicchinetta questo non accade.
Inoltre mentre il poker è un gioco molto riflessivo, individuale e silenzioso la Zicchinetta e’ totalmente l’opposto. Ogni partita si trasforma in un simpatico caos condito di risate e urla di vario genere che si concludono alla fine del gioco quando, per la felicità dei vincitori, il banco paga le varie puntate.
Se si parla di Zecchinetta non si può non ricordare la trasposizione cinematografica de ‘’ Il giorno della civetta’’ di Leonardo Sciascia e l’ indimenticabile interpretazione di Tano Cimarosa nel ruolo di Zecchinetta. Interpretazione che lo fece conoscere a tutti come Tano Zecchinetta , anche perché’ realmente l’attore adorava fare lunghe partite con gli amici.
Giocare a carte durante le feste è ancora una tradizione molto diffusa ma sono pochi ormai i cultori della Zecchinetta perché’ i giochi di una volta stanno lasciando il posto a quelli più recenti come appunto il poker o il gioco con le carte da Uno.
A proposito di Uno, se mia nonna lo sapesse, vorrebbe sicuramente giocarci e questa volta potrebbe toccare a me raccontare storie fantastiche con le carte da gioco.

Convegno di geopolitica
LA GUERRA MONDIALE A GEOMETRIA VARIABILE

Venerdì 4 dicembre ore 17.00:

"Medio Oriente/Africa, Balcani, Ucraina"
con: Giulietto Chiesa, Enrico Vigna, Fulvio Grimaldi)

segue proiezione del docufilm di Fulvio Grimaldi:
"Armageddon. Sulla via di Damasco"


Sabato 5 dicembre ore 17.00:

"Le guerre della N.A.T.O."
con: Manlio Dinucci, Antonio Mazzeo

segue proiezione del docufilm di Fulvio Grimaldi:
"L'Italia al tempo della peste"

ABBIA IL FUTURO UN CUORE ANTICO
di Carmelo La Carrubba


Nella rievocazione del decennio 50/60 farò torto ad alcuni protagonisti non ricordandoli.
Il centro in quel decennio fu fra Piazza Duomo e Piazza Università: in una traversa che sfociava in Piazza università – via S. S. M. Del Rosario erano concentrati i tre quotidiani locali. Piero Corigliano dominava la scena e con lui “La Sicilia”
In quella stessa traversa aveva lo “Studio” Ugo Saitta che dopo i trascorsi romani quale assistente alla regia di Alessandro Blasetti era ritornato a Catania e per prima cosa fece il film “Malia” da un racconto di Luigi Captano. Il film aveva una ottima fotografia e scenari stupendi ma non credo sia stato mai completato. L’autore ritornato a progetti meno ambiziosi – finanziariamente parlando – il Saitta curò una approfondita e interessante produzione di documentari sulla Sicilia, l’Etna, i contadini, gli zolfatari, il carretto siciliano. Era per Sicilia e Calabria il curatore e l’autore dei servizi per la Settimana Incom il settimanale che accompagnava – nelle sale cinematografiche - la proiezione dei film. Infine curava i servizi fotografici per la realizzazione dei film scegliendone i luoghi: Zampa , Bolognini e tanti altri usufruirono dei suoi servizi per “girare” film importanti a Catania.
L’attività culturale degli studenti universitari era abbastanza vivace con la produzione di giornali (dei numeri unici) di soli quattro pagine in cui collaboravano anche uomini di cultura e professori. In uno di questi “Università-Oggi” era presente Enzo Marrano e, fra gli altri, svettava, per profondità di pensiero Vittorio Frosoni. All’Università di Catania c’erano dei veri fuoriclasse: Mazzarino, Cataudella, il cardiologo Condorelli e il fisico Marcello Cini.
Non che fossero tutte rose e fiori all’epoca in quanto nelle università – per fare un esempio - comandavano i “ baroni” . Ma fu come per la Libia di Gheddafi: dopo la sua fine ci fu il caos mentre da noi dopo i “baroni” entrò la politica. Analogo discorso per gli ospedali: non era la bravura a fare la differenza ma l’appartenenza al politico.
Ancora negli Anni Sessanta si fecero duelli a Catania – in via Etnea – per ristabilire o rispettare norme di comportamento fra cittadini.
Certamente non un comportamento moderno nel risolvere vertenze e conflittualità personali ma – purtroppo - non è con la fine dei duelli che coincide un civile miglioramento dei rapporti personali o interpersonali perché a stabilirlo fu lo sbrigativo uso del colpo di pistola alle spalle: meno chiacchiere e più concretezza!
Rimase in piedi per fini sportivi la Scuola di scherma del M° Timmonieri che oltre a essere una Scuola di comportamento lo fu di campioni e fu punto di riferimento per la scherma nazionale e internazionale. Frequentata da Dogliotti, Brancati, Aleo tuttora gli allievi di Timmonieri sfornano campioni: l’ultima in ordine di tempo, la Fiammingo, è stata elogiata dal Presidente della Repubblica per la sua seconda medaglia d’oro.
Per me che amo Catania e vedo che sono in ottima compagnia debbo rilevare che se qualcuno alza il tono o si lamenta o è triste è perché si vuole che questa città reagisca e non venga travolta dal degrado. Sotto gli occhi di tutti è Roma Capitale ma lì è un altro discorso se già negli anni che per noi furono “felici” il settimanale “L’Espresso” di Arrigo Benedetti , suo vice Eugenio Scalfari, la bollò come città infetta cioè corrotta.
E’ di questi giorni il lamento di Marella Ferrera nella frase “Delusa da Catania andrò via” che ne testimonia lo sconforto.
Un mio giovane interlocutore a telefono mi diceva che per rompere questa cortina di amarezza funzionava positivamente – da non molto tempo – su Internet – una rubrica “passaparola” che si ingrossava sempre più in cui il tema del riscatto era fra quelli più sentiti e dibattuti.
Forse è ancora vivo il detto che per risalire bisogna prima toccare il fondo.

CHE TRISTEZZA CATANIA
di Carmelo La Carrubba


Conversando con amici in quelle serate conviviali tanto frequenti in estate , confessavano che una loro figlia che insegna al Nord ogni volta che ritornava a Catania avvertiva una sensazione di fastidio e di tristezza verso la sua città: “cosa” che negli anni precedenti non era mai avvenuta. E gli stessi amici commentando il comportamento della figlia e il loro stesso scoprivano che, ormai, da molti anni non frequentavano il “Centro”. Colpa dei Centri commerciali o di cosa altro?
Per dare una risposta convincente che possa diventare una indicazione proficua mi ricordai quello che disse a un congresso intorno agli Anni Settanta il grande chirurgo Pietro Valloni che per capire quello che si doveva fare nella costruzione del novo Pronto Soccorso bisognava mettersi su una barella e ripercorrere tutto l’itinerario di cui il paziente aveva bisogno. Nacque da lì l’idea del monoblocco che associato al P.S. avrebbe risolto i problemi clinici del politraumatizzato.
E così fu!
E, subito dopo, non senza un’ombra di ironia, cercai di immaginarmi quanti siano i sindaci che per risolvere i problemi della città vadano a rendersene conto – de visu e de fatto – quale sia la realtà di cui ci stiamo occupando.
Che “qualcosa” fosse cambiata da quando venni a Catania poco prima degli Anni Cinquanta e mi sono innamorato di questa città vivace e ironica (liscia), amante della vita notturna ma dedita al commercio e seppur venata da umori levantini manteneva consistenza negli impegni e una concreta generosità verso gli altri.
Aveva una Università dove primeggiavano, fra le altre, la facoltà di Giurisprudenza e quella di Medicina e Chirurgia. Un patrimonio culturale di grande spessore e la presenza attiva di librai editori. Grandi scrittori da Micio Tempio a Verga , De Roberto, Brancati. Autori teatrali e Teatri dove giganteggiavano i Grasso, Angelo Musco e più recentemente Turi Ferro che dopo l’esperienza amatoriale passò al professionismo dominando la scena italiana ben sostenuto inizialmente da Silio Alì eppoi dal formidabile Mario Giusti ben coadiuvato da molti intellettuali e professionisti che crearono lo Stabile catanese. Altra interessantissima istituzione culturale presente fu il Centro Universitario Cinematografico che riunì un mare di persone di cultura fra insegnanti e universitari avvocati, medici, intellettuali, giornalisti fra cui Corrado Brancati critico cinematografico de “La Sicilia” magistrati. Costituivano l’humus di una città che aveva nel cibo di strada o delle “ putie” il completamento di una ricchezza vitale che nutriva tutti.
La città – negli Anni Cinquanta e giù di lì – consentiva di uscire di sera e di non fare brutti incontri e le donne per strada – anche se sole – venivano rispettate.
Sembra una assurdità, oggi, la rievocazione di quel tempo perché dopo gli Anni Ottanta-Novanta , dei cento morti ammazzati in un anno e di una politica che dopo mezzo secolo ancora mantiene al centro della città non un nuovo quartiere ma una ferita ancora non guarita.
E, ancora, paradossale – se riferito all’oggi – diventa il ricordo di un Primo Cittadino catanese Giuseppe De Felice che fece grande il Porto di Catania e morì così povero che dovettero tassarsi per fargli dei funerali dignitosi : però – ai funerali – come suol dirsi – c’era tutta la città!
Questi personaggi simbolo ebbero una popolarità immensa nella loro città sia da vivi che da morti mentre oggi tendiamo all’oblio!
Anche la generosità aveva il suo ruolo con famiglie nobili che donavano ospizi per i poveri o ville da trasformare in Ospedali come è stato per gli Ospedali S. Marta e Villermosa; oggi gli esempi sono così pochi (Casentino) che una certa malinconia vena la vita di una popolazione che non ha punti di riferimento.
Forse solo S. Agata riesce ancora a tenere uniti per quattro giorni i catanesi vicino al fercolo!
Certamente non così avviene per sanare – dopo mezzo secolo – la ferita di “Corso Martiri della Libertà”
Eppure c’è stato un “martellamento” per risolvere la questione ma è subentrato un silenzio eloquente. Come per il Canale di gronda o per il completamento del Nodo Gioieni.
Che cosa è venuto a mancare – mi domando anzi vi domando – a questa città dopo anni di benessere. Cosa ha bloccato quella molla che fa riprendere il movimento ad un orologio e per analogia cosa inceppa Catania?
Domandiamocelo e domandiamolo a tutti per ricompattarci e trovare le motivazioni per riconoscere quale la causa e come riuscire a ritrovare il giusto equilibrio per ridare il sorriso a quelli che vengono o ritornano nella propria città carichi di tristezza

PER L'UMANITA' DELLA PERSONA
di Carmelo La Carrubba


Era un pomeriggio di tanti anni fa quando sugli scalini di Palazzo Ingrassia sede dell’Istituto di Anatomia patologica ricevetti dal collega l’infausta diagnosi di “cancro della lingua” per mia moglie. Fu per me una scudisciata che mi piegò le gambe e un groppo alla gola mi impediva di respirare.
La comunicazione a mia moglie avvenne senza parole e fu per la poveretta una fucilata che le piegò le gambe e un pianto di rabbia ci invase entrambi. Ricordo ancora lucidamente che pur nell’abbattimento della fucilata reagimmo imponendoci di lottare per non soccombere e sconfiggere il male.
Ci riuscimmo! Ma questa è un’altra storia.
Quello che oggi ha risvegliato quei ricordi è la notizia che l’Università degli Studi di Milano – finalmente! – nella formazione dei nuovi dottori metta la medicina della persona che riconosca quell’alleanza medico-paziente tante volte auspicata.
Quella fucilata che piega le gambe all’ammalato lo fa entrare in un tunnel con la definizione di paziente cioè colui che deve avere pazienza. Non che in questa circostanza il nuovo stato dell’ammalato non comporti la pazienza ma oggi la novità è che ci si rivolge al medico affinché capisca la sofferenza di una persona.
Certamente è un buon inizio per la formazione culturale del medico mettere al centro della propria speculazione: l’umanità.
Finalmente il paziente diventa materia di studio come l’anatomia e la fisiologia e la nuova disciplina è finalizzata alla medicina della persona.
L’umiltà dell’ascolto e la forza della comprensione completeranno l’interesse del medico nel rapporto con la persona malata: finalmente il medico avrà in carica la persona malata nella sua interezza.
Diventa più che attuale quanto da tempo Karnowsky va sostenendo: “E’ più importante sapere quale tipo di paziente è colpito da una determinata malattia che non quale malattia affligga il paziente.”
Perché una persona con la scoperta del male avverte uno squasso nella sua esistenza per come sia diventata vulnerabile e si colpevolizza chiedendosi quanto di quello fatto sia colpevole o perché si è trascurato o perché ha consentito di generarlo.
Per superare questa catastrofe bisogna ristrutturare la vita di questa persona con un percorso non solo di studio ma affrontando una sfida che non è solo umana ma sociale.
E qui si inserisce con la forza determinante della scienza l’opera del medico, la sua funzione nel ridare speranza ad una persona che – sono parole di Veronesi – oggi è facile togliere un nodo al seno, ma è difficile toglierlo dalla mente.
La nuova oncologia si occuperà anche di questo – nel rafforzare cognizioni scientifiche e introspezione personale attraverso un rapporto empatico che miri – ripetiamolo – alla umanità del paziente.

UN CONSIGLIO PER IL NUOVO PRONTO SOCCORSO

E’ da parecchi mesi che “La Sicilia” informa che un nuovo “Pronto Soccorso” dovrà essere aperto al Policlinico universitario della nostra città. Da noi “Pronto” vuol dire tutto e il contrario di tutto nel senso che non si sa esattamente quando entrerà in funzione e quindi c’è tempo per qualche suggerimento per il suo organico riferito ad una struttura moderna che sia in sintonia con i bisogni della cittadinanza.
Quale qualifica ha lo scrivente per presumere di poter suggerire è presto detto: sono un primario chirurgo in pensione che ha vissuto l’esaltante esperienza – intorno agli Anni Sessanta – della nascita-creazione dei Pronti Soccorsi e della Chirurgia d’urgenza a Catania con reparti autonomi e successivamente in tutta l’Italia. Fu proprio al S. Marta (Ospedali Riuniti Santa Marta e Villermosa) di Catania che nacque il primo Reparto di Chirurgia d’urgenza e pronto soccorso d’Italia e per una involontaria coincidenza storica – come è stato documentato da una ricerca del prof. Alberghino – in questo ospedale nel 1860 fu istituita – per la prima volta – la figura del chirurgo di guardia notturno.
E poi – lasciatemelo dire – non c’è persona che non riconosca l’importanza del Pronto Soccorso nella risoluzione tempestiva e sicura di una malattia o di un trauma, regola a cui non sfuggono – sia detto senza ombra di ironia – nemmeno gli uomini più importanti della terra!
La istituzione del chirurgo di guardia notturna nasceva dall’esigenza di avere la presenza del sanitario per tutto l’arco delle 24 ore. Oggi gli ospedali assicurano con gli organici dei reparti sei ore e le restanti diciotto ore vengono “coperte” dalla “Pronta disponibilità” o di singoli sanitari o di èquipe chirurgiche adatti alla bisogna per evitare il ridicolo del passato quando si discuteva di “urgenze differite” inciampando nella logica di un ossimero. Oggi – per fortuna – l’urgenza tratta – senza perdere tempo – il politraumatizzato della strada, l’infartuato, il fratturato, le patologie vascolari, le urgenze chirurgiche dell’addome, toraciche, craniche in maniera soddisfacente.
Ecco perché gli Anni Sessanta furono teatro di una rivoluzione culturale e sindacale nella formazione di una nuova mentalità creando un nuovo approccio col paziente. Nacque così una organizzazione sindacale regionale di chirurghi ospedalieri d’urgenza che si diffuse in tutta l’Italia coinvolgendo il Ministero della Sanità che istituì sia le Scuole di specializzazione sia le idoneità nazionali in Chirurgia d’urgenza e p. s. per la qualifica del personale.
Siamo già nel 1974 e Vittorio Staudacher – a cui fu affidato il corso della Scuola di specializzazione a Milano tentò di adeguarsi al modello tedesco fondendo teoria e pratica nelle “mani” del chirurgo ma il Ministero volle che il corso – così come in tutte le scuole di specializzazione- rimanesse teorico con la compilazione della cartella clinica. Fu una rivoluzione dimezzata.
Nati i reparti rimaneva – e tutt’ora rimane – il problema della presenza del sanitario in ospedale: oggi è di sei ore per tutti mentre la giornata è di 24 ore.
Ricordo che uno degli ospedali in Italia che ebbe un organico proprio per “coprire” con tre turni con èquipe complete (6 – 14 – 22 ) l’arco delle 24 ore fu l’ospedale Fatebenefratelli di Milano con risultati esemplari.
Questo lungo preambolo per suggerire – mentre si è ancora in tempo – di ispirarsi al Fatebenefratelli di Milano in quanto il Pronto soccorso del Policlinico universitario dovrà fronteggiare – in particolare – i paesini etnei e la parte alta della città. Il P. S. oltre ad avere una funzione strategica potrebbe con i suoi tre turni smaltire le tante richieste che spesso intasano le astanterie e creano inconvenienti che umiliano i pazienti per le lunghe attese e rendono “differite” quelle urgenze che per i loro esiti non farebbero ridere nessuno

 
2014  




In occasione del 70° anniversario della liberazione dell'Italia dal nazifascismo
Martedì 28 Aprile, alle ore 16.00, nella sede di via Vittorio Emanuele 156,
l'Archivio di Stato di Catania presenta il catalogo virtuale della mostra
"I Gruppi di Difesa della Donna.
Le volontarie della libertà dalla Resistenza alla nascita dell'UDI"

 
BANDO DI CONCORSO FOTOGRAFICO II edizione
“Proteggiamo il pianeta”
Scadenza invio foto 29 marzo 2015
Evento di premiazione 6 e 7 giugno 2015


La “Banca del Tempo-il Tempo che Vuoi” di Catania, ha indetto il Concorso fotografico dal titolo “PROTEGGIAMO IL PIANETA”: un tema che pone in risalto la cura e il rispetto, innanzitutto del nostro ambiente, se vogliamo salvarci dal degrado che minaccia la nostra salute e la sopravvivenza del nostro pianeta. Per partecipare al concorso, del quale si allega il bando, occorre:
- inviare onlne la foto  entro il 29 marzo ( provvederà l'associazione a stamparla);
- inviare una quota di partecipazione sarà di 15 euro.
Parte delle quote ricevute saranno devolute per il primo premio (buono acquisto di 300 euro);
l’evento di premiazione si svilupperà in due mezze giornate del 6 e 7 giugno: sabato pomeriggio e domenica mattina.
L'Associazione si augura che non soltanto partecipiate con la foto per il concorso ma che decidiate di cogliere l’occasione per un mini-soggiorno nella nostra bella Sicilia. Per maggiori informazioni
 
IL GAPA INAUGURA LA BIBLIOTECA POPOLARE DEDICATA ALLA MEMORIA DEL MAGISTRATO SCIDA'

Dodici anni fa quando acquistammo il “Gapannone rosso” nel quartiere San Cristoforo, nel progetto di ristrutturazione prevedemmo la costruzione della Biblioteca Popolare che avrebbe dovuto ospitare non soltanto libri ma anche un centro di documentazione sul disagio giovanile, la micro criminalità, le mafie e le pratiche dell’antimafia sociale. Dopo dodici anni, oggi questo progetto è realtà. Una realtà che abbiamo voluto con forza, perché l’idea della biblioteca ci venne data dal già Presidente del Tribunale dei minori di Catania Giovanbattista Scidà.
Ed è a quest’uomo, a questo magistrato, amico e sostenitore del GAPA, che andando in pensione volle destinare una somma in denaro per la realizzazione della Biblioteca Popolare del GAPA, a lui dedichiamo la Biblioteca e il Centro di Documentazione.
Scidà rappresenta un punto di riferimento per Catania, non solo per le sue qualità di magistrato, ma come uomo attivamente impegnato nella lotta per la legalità, contro la mafia e la microcriminalità, per sua stessa ammissione considerata figlia dell'ingiustizia sociale.
Abbiamo pensato che in occasione del terzo anniversario della morte G.B. Scidà, avvenuta il 22 novembre 2011, di invitarvi all’inaugurazione della Biblioteca Popolare del GAPA, giorno 22 novembre alle ore 18.00 nella sede GAPA in via Cordai, 47 San Cristoforo, Catania.
Seguirà alle ore 20.30, la cena sociale di autofinanziamento per sostenere la biblioteca popolare. Durante la cena, i ragazzi del gruppo Gammazita si esibiranno in alcune loro perfomance.
 
I GRUPPI DI DIFESA DELLA DONNA
Le volontarie della libertà dalla Resistenza alla nascita dell'UDI

 
27 ottobre 2014 - 27 novembre 2014
Archivio di Stato, via Vittorio Emanuele 156, Catania
Aperta dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 18.30; sabato dalle 9.30 alle 12.30

Inaugurazione Catania 27 ottobre ore 10.30
Evento di presentazione a cura del Teatro Stabile di Catania

Intervengono:
Claudio Torrisi Direttore Archivio Di Stato
Giovanna Crivelli UDI Catania
Rosario D’Agata Assessore Comune di Catania
Giuseppe Dipasquale Direttore Teatro Stabile di Catania
Maria Nunzia Villarosa Curatrice della Mostra
 

CINEMA CATANIA: IL 6 APRILE AL ZO CENTRO CULTURE CONTEMPORANEE PROIEZIONE EVENTO DE “LO STATO DELLA FOLLIA” DI FRANCESCO CORDIO - IL DOC. SUI BLITZ NEGLI OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI MAI CHIUSI IN ITALIA


Lo Stato della Follia di Francesco Cordio, il doc. di denuncia sulla condizione degli OPG - gli Ospedali psichiatrici giudiziari italiani ha iniziato il suo tour nelle sale per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla mancata chiusura degli O.P.G. prevista per il 1° aprile 2014. Per un decreto del Consiglio dei Ministri, firmato dal Presidente della Repubblica Napolitano, la chiusura è stata prorogata al 31 marzo 2015 e non più al 2017 come precedentemente previsto. Il rischio era che la chiusura venisse posticipata di altri tre anni a causa dell’impossibilità delle Regioni ad accogliere i detenuti presenti negli O.P.G.
Lo Stato della Follia sarà dunque presentato al Zo Centro Culture Contemporanee di Catania il 6 Aprile alle h. 20.30. Alla proiezione sarà presente il regista Francesco Cordio accompagnato da Padre Pippo Insana, Cappellano dell'O.P.G. di Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina, Lucia Isgrò, Responsabile Area Salute mentale e Vice Presidente del Circolo ARCI città futura di Barcellona Pozzo di Gotto, gli psichiatri Giuseppe Lunardo e Luca Nicotra che, al termine della proiezione, risponderanno alle domande del pubblico presente in sala.
Tra le città che hanno aderito all’azione di sensibilizzazione: Roma, Perugia, Milano, Palermo, Caserta, Catania e numerose altre se ne stanno aggiungendo.
In Italia esistono 6 OPG, comunemente chiamati manicomi criminali, all’interno vi sono rinchiuse circa 1000 persone. Il racconto in prima persona di un attore, ex-internato in uno di questi ospedali, si intreccia con le riprese effettuate in questi luoghi “dimenticati”anche dallo Stato.
 
LA PROMOZIONE DI CATANIA PASSA ANCHE PER UNA COVER DI "HAPPY" SU YOUTUBE


Su Youtube spesso si diffondono "video virali", capaci cioè di catturare l'attenzione di un pubblico vastissimo - anche milioni di persone - in pochissimo tempo, ma anche di stimolare la cratività del pubblico, che genera delle cover.

L'ultimo di questi video (o forse l'ultimo che abbiamo visto noi è "Happy" di Pharrell Williams, che è stato visto fino a questo momento da 124 milioni di persone, dal quale sono nate delle cover cittadine che sono davvero belle.
Una di queste è proprio quella realizzata a Catania, (vista da 204.000 persone in 13 giorni), che secondo noi fa anche un'opera di promozione della città in un modo originale. Che ne pensate?
Ne avete già visti altri? Votate il più bello!
 
 

Riceviamo e volentieri diffondiamo il numero di gennaio-febbraio della rivista "CASABLANCA- Le siciliane". All'interno i seguenti articoli

Nadia De Mond -  Treno della Libertà
Giuliana Buzzone - Dallo “stato” di terrore allo “stato” di abbandono
Antonio Mazzeo - Non è solo colpa dell’imperialismo Yankee
Eleonora Corace  - Il mondo che sogniamo
Costanza Giannelli - Dieci minuti per morire
Roberto Bezzi - Il carcere e i cambiamenti (IM)Possibili
Valentina Colli -´U prufissuri e la banca amica
Rino Giacalone -  Caro PM si guardi in giro
Graziella Proto  - Stefania Noce l’amore e la rivoluzione
Demetra Barone - La mia Amica Stefania
Gigi Malabarba - Movimento operaio mutuo soccorso …
Franca Fortunato - Calabria
 Daniela Thomas - La Biblioteca dei Bambini
Francesca Viscone-  ’Ndrangheta: inevitabile cultura popolare (?)
Valentina Pavone - Una macchina fotografica per denunciare
Lettere dalle città di frontiera :Alex Zanotelli, Domenico Stimolo, Ass. Antimafie “Rita Atria”

Per scaricare la rivista clicca qui

 

CONCORSO FOTOGRAFICO A TEMA SU "IL TEMPO COME DONO"

La "Banca del Tempo - Il tempo che vuoi" di Catania organizza un concorso fotografico sul tema "Il tempo come dono" , scelto per mettere in risalto il valore del tempo dedicato agli altri come occasione per condividere emozioni e creare relazioni autentiche.
Il tempo come dono è un tema strettamente legato alle finalità istituzionali delle banche del tempo, i cui associati si scambiano ore di attività lavorativa senza far uso del denaro, e tutti i lavori di qualunque professione hanno lo stesso valore,  quindi pari dignità.  

L'evento si svolgerà domenica 11 Maggio 2014, nei locali del centro fieristico "Le Ciminiere"; le foto debbono pervenire alla Banca del tempo entro l'11 Marzo e saranno giudicate sia da una giuria di esperti che da una giuria popolare. Inoltre per la stessa giornata sono stati previsti altri due eventi: il baratto foto-oggetto, per coloro che volessero "acquistare" una delle foto in concorso offrendo in cambio un oggetto; e attività d'arte, durante la quale il movimento, i suoni, le immagini saranno utilizzati per esprimere emozioni, condividere vissuti, creare armonia.

Per maggiori informazioni scarica il depliant allegato    

 

 

 

 


 

2013  


CONDIVIDERE I BISOGNI PER CONDIVIDERE IL SENSO DELLA VITA


«La vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da
rispettare e tutelare, specie se è povera […].
Il consumismo ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano
di cibo, al quale talvolta non siamo più in grado di dare il giusto valore,
che va ben al di là dei meri parametri economici. […]

Invito tutti a riflettere sul problema della perdita e dello spreco del cibo
per individuare vie e modi che, affrontando seriamente tale problematica,
siano veicolo di solidarietà e di condivisione con i più bisognosi.
[…] quando il cibo viene condiviso in modo equo, con solidarietà,
nessuno è privo del necessario, ogni comunità
può andare incontro ai bisogni dei più poveri».

(Papa Francesco, Udienza Generale del 5 giugno 2013)


Raccogliendo l’appello del Papa, invitiamo tutti a partecipare alla
Colletta Alimentare che si terrà Sabato 30 Novembre.

 

 

IL PROGETTO "RISORTI MIGRANTI"

Il progetto RisOrti Migranti si propone di avvicinare il produttore al consumatore coinvolgendo quest'ultimo direttamente nella produzione e allo stesso tempo di "usare" la buona agricoltura per fare integrazione sociale in particolare rivolta ai migranti (ma non solo). L’orto impiantato al momento è in grado di produrre ortaggi per una trentina di famiglie che acquistano una cassetta settimanalmente e impiega 2 migranti. L’idea è quella di estendere l’orto al crescere delle persone che decidono di aderire.

Il giorno 20 giugno i soci fondatori hanno firmato atto costitutivo e statuto dell'APS (Associazione di Promozione Sociale) "RisOrti Migranti" che è stata registrata all'inizio di luglio. Il progetto prevede che diventino soci dell'associazione sia chi intende acquistare gli ortaggi sia chi è impegnato nella produzione (si diventa soci ordinari con il versamento di 10 €). Il consumatore dovrebbe inoltre pre-acquistare i prodotti, ovvero versare all'associazione una quota minima (che al momento abbiamo quantificato in 50 €) dalla quale sarebbero scalati i costi delle cassette ritirate di volta in volta fino ad esaurimento della quota. Il pre-acquisto serve a finanziare le attività produttive come l’acquisto dei semi/piantine e il lavoro. L'idea è quella di promuovere la partecipazione attiva del consumatore nell'attività di produzione anche in termini di cosa produrre e quanto, sono quindi previste delle giornate in orto durante le quali visionare i terreni, conoscersi e stabilire il da farsi.

Il prezzo della cassetta è attualmente pari a 10€ con la possibilità che vari leggermente di settimana in settimana in relazione agli ortaggi contenuti. Abbiamo deciso di applicare un prezzo di "benvenuto" pari a 7€ per i primi due acquisti al fine di favorire la conoscenza reciproca.

La composizione e il prezzo della cassetta verranno fissati settimanalmente e saranno visionabili sul sito di GASLife all'indirizzo www.gaslife.it/RISORTI-MIGRANTI.

Le cassette saranno ritirabili:

· il martedì, presso l’erboristeria Gaiamente, via Firenze, 41 Catania dopo le ore 16.00

· il mercoledì, presso la sede di Manitese, in via Montenero, 8 Catania dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.30

Le ordinazioni devono essere inviate entro domenica sera all'indirizzo e-mail risorti.migranti@gmail.com specificando nome e cognome, un recapito, numero di cassette e luogo di ritiro. Nel caso in cui ci fosse un prodotto della cassetta che per ragioni di intolleranze o altro non può essere consumato è possibile richiedere la sostituzione con un altro dei prodotti disponibili quella settimana.
 

IL CUSTODE DEI SEMI ANTICHI
di Assia La Rosa

È un siciliano che ama la terra, la sua terra. E che su quest’ultima ha scommesso il futuro. Della sua famiglia; di tutti noi. Perché Giuseppe Li Rosi, imprenditore agricolo di Raddusa, tra miniere di zolfo e cave di gesso nelle aspre ed assolate colline della Sicilia, ha sfidato le multinazionali per diventare custode di cultura, garante di identità antiche, depositario di tradizioni in estinzione.
Figlio di agricoltori, il quarantanovenne cresciuto a pane e tradizione, ha prima abbandonato i campi per iscriversi all’università, ritornando poi a manovrare la sua trebbiatrice, riponendo in tasca la sua laurea in Lingue: “Ho fatto un giro largo per tornare tra i miei campi – racconta – ma con uno spirito diverso, con la voglia e la convinzione di riconvertire la produzione del grano autoctono per ravvivare e ricostituire quel comparto cerealicolo ormai figlio di un presente industrializzato”. Così, prendendo in eredità tutti i segreti tramandati da tre generazioni di agricoltori, Giuseppe ha iniziato la sua battaglia contro la modernità, contro quei meccanismi globali e profittevoli, che hanno impoverito e modificato la varietà genetica, aumentando la vulnerabilità agricola e, a caduta, tutto il sistema della produzione. La sua ribellione per opporsi – in nome di una storia di oltre novemila anni tutta siciliana – alle logiche dei “padroni” sementieri e al grano iperproteico, inizia più di dieci anni fa, nei 250 ettari di famiglia: è lì che l’imprenditore-contadino, già commissario straordinario della Stazione Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia di Caltagirone (una vera e propria banca del seme), recupera varietà di grani antichi, li conserv
a, riproduce, scambia e trasforma i suoi prodotti per riportare la biodiversità non solo nei campi ma anche in tavola...

 

PROGETTO "CATANIA SOURCE"
Civic Training / Laboratori di cittadinanza attiva


PERCHE'
Catania può vantare il primato di prevedere a disposizione dei cittadini e delle associazioni forme innovative ed efficaci di partecipazione diretta alla vita della città, senza intermediazioni: sono i cd. "istituti di partecipazione popolare" (diritto di istanza, di udienza, diritto di petizione, diritto di referendum abrogativo/consultivo/propositivo, etc.). Alcuni esempi: 3 associazioni possono presentare una petizione al Consiglio comunale per sollecitarne l'intervento su questioni di interesse generale (art. 44 Statuto); 5 associazioni hanno il diritto di proporre uno schema di deliberazione consiliare (art. 45 Statuto).
OBIETTIVO
Accrescere la partecipazione dei giovani alla vita della città. Fornire ad essi strumenti efficaci per fare del loro impegno attivo il trampolino di lancio verso un contesto urbano più a misura delle loro esigenze e delle loro idee innovative.
CALENDARIO
5 workshop tematici sui seguenti temi:
- (lunedì 14/10) gli istituti di partecipazione popolare - istruzioni per l'uso
- (lunedì 28/10) rifiuti&ambiente
- (lunedì 11/11) mobilità&urbanistica
- (lunedì 18/11) servizi sociali, migranti e accoglienza
- (lunedì 9/12) open data e buone prassi amministrative
TUTTI ALLE ORE 18.00, TUTTI AL CENTRO ZO (Piazzale Asia, Catania).La partecipazione ai laboratori è libera e gratuita.
FOLLOW-UP
A tutti i partecipanti (under30) verrà inoltre rilasciato il YouthPass Certificate dell'Unione Europea.
Le idee e le soluzioni più innovative proposte dai partecipanti verranno presentate alle Istituzioni locali e ai mass media.
E' POSSIBILE COMUNICARE LA PROPRIA PARTECIPAZIONE COMPILANDO IL SEGUENTE MODULO: www.cataniasource.it/iscrizione.html
IN COLLABORAZIONE CON: ZORELOAD - Centro ZO - The Hub - StartupCT – RadioLab – YOUTHUB CATANIA - RES PUBLICA 2.0 - LEO CLUB CATANIA GIOENI - LEO CLUB CATANIA EST - SCOUT AGESCI ZONA ETNEA LIOTRU

PIU' INFO / SOCIAL:
www.cataniasource.it; www.facebook.com/CataniaSource
 

MA, COME E' STATO POSSIBILE
di Domenico Stimolo


Ma, come è stato possibile, che questo paese, reduce dalle leggi razziali, rinato dalla Resistenza, con la Costituzione detta la più bella del mondo, con sede secolare delVaticano ( centro “ideologico” dell‘altruismo) si perseguano materialmente e penalmente, privati della libertà, esseri umani, timbrati ”clandestini”?
Ma, come è stato possibile, che cittadini originari del luogo vengano incriminati penalmente se scoperti ad aiutare gli umani detti “clandestini”,in terra e in mare, pur in situazioni di perigliosi salvataggi.
Ma, come è stato possibile, che uomini e donne siano stati riconsegnati, come ancora avviene, agli aguzzini tiranni che ne martoriavano le carni e la vita, in dileggio al comando istituzionale che impone il diritto di asilo allo “straniero”, al quale ”sia impedito nel suo paese di origine l’effettivo esercizio delle libertà democratiche, garantire dalla Costituzione italiana”.
Ma, come è stato possibile che i rifugiati nel loro percorso di presenza in Italia per avere il riconoscimento dello status devono aspettare anche 18 mesi, chiusi in luoghi recitati con le sbarre, poi abbandonati, di fatto, in strada.
Ma, come è stato possibile che centinaia di migliaia di nati in Italia non possono avere i requisiti di cittadinanza, considerati “figli di nessuno”, valutati impuri alla stirpe, altrimenti detta razza.
Già, come è stato possibile!
Eppure, ancora sono tra noi una” rappresentanza” di coloro che portano nelle carni,
nella mente e nel cuore le “stimmate” della Libertà.

Appello per l’apertura di un canale umanitario fino all’Europa per il diritto d’asilo europeo

 

Bambini dalle orecchie grandissime, siete tutti invitati a all'inaugurazione di

BAFE' - AVVENTURE PER GIOVANI LETTORI

Mercoledì 18 Settembre, ore 18.00
via Monte Sant'Agata 18

Saremo felici di offrirvi racconti
fragranti come biscotti, libri che profumano di sogni,
suggestioni nostalgiche di una Sicilia bambina.

Bafè vuole promuovere la cultura del libro e la pratica della lettura durante i primi anni di vita: siamo convinti infatti che la lettura schiuda orizzonti, spalancando voragini esistenziali e colmando vuoti di conoscenza. Sosteniamo la lettura familiare, il clima d’intimità e confidenza che riesce a creare tra genitori e figli trasformandosi da mero incontro col libro a momento della vita. Le attività che svolgiamo mirano pertanto ad avvicinare il bambino alle parole e al loro potere creativo, perché una storia non finisca con il libro, ma possa generare centinaia di onde nel mare delle emozioni, produrre un’eco in queste piccole vite, insegnando a nominare il mondo. Le nostre attività sono: Laboratori emotivo – sensoriali; Gioco teatrale bilingue; Letture animate; Letture a bassa voce; Cineforum; Incontri con autori e illustratori; Mostre dei piccoli e grandi illustratori.

Vi aspettiamo!
Fabio e Rossella
www.bafè.it

 

UNO SGUARDO (MOBILE) SULLA CITTA’
da "La Sicilia" del 4/9/2013

Rappresentano gli occhi sulla città di Catania (e dintorni). Guardano, scattano, elaborano e condividono. Si chiamano Igers e sono i "fotografi istantanei mobili" che hanno contribuito a far volare le foto con il tag Catania a quota 113 mila su Instagram. E non solo.
La folta comunità catanese, 2.376 seguaci (in costante crescita) ha reso talmente familiare l'hastag #igerscatania che ormai è tra i più usati da chi scatta foto in una location etnea. Sono già 200 mila gli scatti. Segno del successo di una App che in pochi anni è diventata un punto di riferimento per centotrenta milioni di persone. E la comunità di Catania si conferma una delle più fertili e attive d'Italia, dopo quelle di Milano, Roma e Torino.
Nata nel luglio del 2011, la community catanese di Instagramers, si chiamano così gli "amanti" di Instagram, ha contribuito alla crescita dell'utilizzo della mobile photography, ma anche allo sviluppo del senso critico dei giovani cittadini, tramite un occhio attendo ai dettagli da cogliere in uno scatto. "La community è cresciuta piano, piano, senza un preciso obiettivo - spiega Rocco Rossitto, giornalista ed esperto in social media che dal 2011 gestisce la community insieme con Laura Celi - ma semplicemente cercando di raccontare la città e il nostro territorio. Con le altre città italiane abbiamo ottimi rapporti. Non facciamo classifiche quantitative: lasciano il tempo che trovano e non ci interessano".
Dietro il profilo @igerscatania, c'è un gruppo di giovani comunicatori che ha subito colto le potenzialità del mezzo. "Abbiamo fatto molte cose - ancora Rossitto - non le chiamerei tutte "contest": dal racconto della festa di Sant'Agata per due anni consecutivi, a varie mostre, tra cui quella sul Porto di Catania e sugli spazi dimenticati e reinventati nel progetto Spazio Zero. Oppure la visita al Monastero dei Benedettini e i progettini settimanali dedicati a dei topic specifici.
Il nostro focus è appunto la narrazione: cerchiamo, senza forzare troppo la mano, di raccontare la città nei sui vari aspetti. Dalle cose belle e bellissime a quelle meno belle". Quotidianamente viene scelta la foto del giorno di un iger e tra i più popolari ci sono Carlotta Bruno, Cristian Monaco, Maurizio Ciadamidaro.
"Tra i social più popolari, Instagram è il mio preferito, mi piace perché è asciutto - racconta Ciadamidaro, che nella vita fa il giornalista e si firma @mau_cia - Una foto, un titolo, dei tag e poco spazio a sbrodolamenti verbali. Vantaggio? Conoscere per immagini di taglio non convenzionale luoghi che non ho mai visitato".
Cristian Monaco, invece usa Instagram un'ora al giorno con l'account @oldboy_cris. "Mi piace perché ti da l'opportunità di avere un occhio sul mondo in maniera diretta e quasi intima rispetto alle persone che lo utilizzano; tra l'altro ho anche avuto l'opportunità di conoscere gente davvero interessante che magari non avrei mai potuto incontrare".
"Per me è uno sguardo veloce sul mondo - commenta Carlotta Bruno aka @carlot-ta72 - mi ha dato la capacità di osservare con occhio più attento la mia quotidianità, ho conosciuto persone che sono diventate cari amici e ho incontrato alcuni dei ragazzi giapponesi che seguivo durante un viaggio rivelandosi anche delle ottime guide".
"La nostra idea di community è proprio questa - conclude Rocco Rossitto – stare attorno ad un grande tema centrale, ognuno lo interpreta a modo proprio. Il nostro territorio potrebbe essere raccontato in rete con mille possibilità e non viene fatto. Noi facciamo quel che possiamo. Un esempio: siamo andati sull'Etna a raccontare il vulcano e le nostre foto sono state rilanciate proprio dall'account ufficiale di Instagram con milioni di follower".


EVA SPAMPINATO

 

IMPRESA, RICOMINCIARE DALLA CAMPAGNA
di Assia La Rosa

Quando nasci nel cuore della Sicilia, lì tra i campi che si colorano di sole e le valli che si stagliano tra il verde della natura e il giallo dei cereali, puoi fare girotondi intorno al mondo ma la tua storia rimane lì. Appesa al sogno di un passato leggendario, agganciata alle tradizioni familiari, arroccata, come le case di Agira, alla tua terra.
Questa è la storia di tre giovani fratelli, Giovanni (agronomo), Filippo (con esperienza nel campo della formazione) e Teresa (impegnata nell’attività di ricerca all’Università di Catania), che nonostante nella vita abbiano preso strade differenti – che conducono tutte verso l’asfalto delle metropoli – un paio di mesi fa hanno deciso di fare inversione e seguire la rotta tracciata da un nonno, notaio sì, ma cresciuto a pane e formaggio (rigorosamente fatto in casa). Trasformando una passione in avventura imprenditoriale. Ritrovando il gusto della campagna e dei sapori autentici che solo un’azienda di famiglia sa regalare. E così è nato il caseificio dei fratelli Graziano, tra passato e futuro, tra ricette locali e opportunità offerte da dinamiche commerciali “globali”.
“L’azienda, che si trova alle pendici di Agira – spiega Giovanni, già presidente regionale dei giovani imprenditori agricoli – è nata ai primi del Novecento, ma ha sempre rappresentato un’attività collaterale che ha mantenuto nel tempo una lavorazione genuina, con la mungitura manuale degli animali da pascolo allevati da sempre all’interno della nostra tenuta da esperti mezzadri. Così un giorno, durante una riunione di famiglia, guardando al nostro presente, purtroppo precario e non privo di difficoltà, ci siamo guardati prima attorno e poi negli occhi, convinti di poter trasformare ciò che già avevamo in una
attività all’avanguardia”...

 

Siamo lieti di presentarvi l'Associazione Culturale "Artea" e le sue tante attività

UN SOGNO CHIAMATO ARTEA
L’amore per il bello, capire cosa ci sta dietro, la voglia di essere curiosi e laboriosi. Tutto questo muove Artea. Artea che nasce da un chiacchericcio nei pressi del mare di Aci Castello, quando ancora erano soltanto due ore di corso di pittura tenuto, per diletto, da Angela Cacciola, pittrice. Davanti a cavalletti di fortuna e immagini timide che facevano capolino da un pennello.
E c’era chi arrivava con tutto quello che si poteva acquistare in cartoleria e chi voleva dipingere tutto quello che vedeva per strada. E chi soltanto usava quelle due ore come terapia.
Adesso Artea, seppur giovane, ospita una sorta di officina della creatività a largo raggio. Dai bimbi che trovano il loro mondo a colori, ai grandi, che in effetti, se ci pensate, fanno lo stesso. I nostri di Artea, che si sono moltiplicati nel giro di pochi mesi, collaborano per dare vita ai tanti corsi e seminari. “Diamo vita alle vostre idee”, recitava uno spot, noi ci crediamo sul serio.Dal corso di canto moderno, alla scrittura creativa, oltre che, ovviamente la pittura, il restauro pittorico e molte altre attività che troverete ampiamente descritte sul sito. Qui si impara a fare persino le torte Americane: seminari di decorazione in pasta di zucchero, splendide favole costruite attorno ad una palla di pan di spagna.  Artea offre la possibilità, a chi lo desidera, di condividere il suo sapere con chi è alla ricerca di strumenti per esprimersi. E chi cerca lo strumento e non lo trova è incoraggiato a suggerire nuovi modi. Da Artea si crea, non importa l’ età, non importa l’indirizzo culturale da cui si giunge qui, non importa se non si è professionisti. Si può sempre divenirlo. Ci piace deliziarci delle performances di gente di teatro, di musica, di letteratura, di gente che riesce ad emozionare perché per prima essa si emoziona.
E ci piace condividerlo con chi accetta l’invito. Artea vuole essere un luogo di scambio costruttivo, di crescita, di stimolo e progetti sempre nuovi , quelli timidi e pure quelli ambiziosi.

ARTEA ASSOCIAZIONE CULTURALE
Via G. Verga n. 20, San Gregorio di Catania. tel. 3492859798
www.associazioneartea.com ; Pagina Facebook: ArteaAss
 
 

Siamo lieti di collaborare con la giornalista Assia La Rosa,  "[...] Una giornalista. Che ha viaggiato molto. Con i piedi e con la testa. Che ha amato e odiato e poi di nuovo amato la sua città. Che è partita e poi è tornata" ,come lei stessa si definisce, e che ha creato l'interessante blog assialarosa.com,  come "contenitore di storie catanesi positive; di persone reattive; di idee creative; di cervelli rivoluzionari. In controtendenza rispetto alla cronaca dei giorni nostri; in contrapposizione alla notizia “gridata”.
 

TRANSESSUALITA' E CAMBIAMENTO, L'EMOZIONE DI SENTIRSI AUTENTICI
di Assia La Rosa


Identità di genere, transessualità ed equilibrio psicofisico. L’emozione di sentirsi autentici, di manifestare se stessi, spesso si trascina dietro un travaglio intimo, un disagio legato al disorientamento e al cambiamento. Sono temi che conosce nel profondo Laura Bongiorno, psicologa, counsellor, psicoterapeuta che – dopo anni di studi e ricerca che l’hanno vista spostarsi dal capoluogo etneo a Roma – ha legato la sua specialità al Dig (disturbo dell’identità di genere).
In un micromondo dove l’uomo o la donna si sentono prigionieri del proprio corpo, fino alla scelta di intervenire con il bisturi per rinascere e liberarsi dalle etichette, “il percorso è molto complesso – sottolinea Laura – e richiede un supporto continuo e multidisciplinare. Anche se a primo acchito si potrebbe pensare che l’attrazione erotica dei transessuali sia di natura omosessuale, in quanto il rapporto viene messo in atto da due persone biologicamente uguali, la preferenza al contrario è di tipo eterosessuale perché il soggetto si percepisce come appartenente al sesso opposto rispetto al proprio. In questo caso non si può certo ragionare in termini dicotomici salute-malattia psichica, risulterebbe molto riduttivo, la valutazione infatti deve muoversi tenendo conto delle interazioni sociali, psicocorporee e biologiche”. Lo ha ben sperimentato al San Camillo di Roma, dove per anni ha operato presso il Saifip (Servizio di adeguamento dell’identità fisica all’identità psichica), uno dei pochi centri ospedalieri in Italia dove l’utente viene assistito da un’equipe di medici (psichiatra, psicoterapeuta, endocrinologo, chirurgo) che lo accompagnano durante tutto il percorso di trasformazione “da baco a farfalla”. Qui ha conosciuto una gamma di persone e personaggi che durante la loro vita si son trovati davanti alla drammatica
coscienza della differenza tra la natura somatica e quella desiderata...

 

 


L'ANPI di Catania è lieta, in preparazione della festa del 25 aprile, di invitarvi alla presentazione del libro di Lucia Vincenti.
"Le donne ebree in Sicilia al tempo della shoah"

che si terrà a Catania
presso il salone della CGIL di via Crociferi 40, sabato 13 aprile alle ore 17.00

 
 

INCONTRO FAI SU "I PITTORI SICILIANI, VITE, STORIE E LEGGENDE"

 Giovedì 11 Aprile alle h.18:30 all’Orto Botanico di Catania, via Antonino Longo, 19. Secondo incontro del ciclo di conversazioni affidate alla storica dell'Arte e Delegata FAI, Maria Teresa Di Blasi “I pittori siciliani: vite, storie e leggende dei nostri artisti noti e meno noti”, un itinerario per conoscere ed approfondire la storia e i tesori d’arte che ci hanno lasciato importanti pittori siciliani non sempre adeguatamente conosciuti.
Si illustreranno “I pittori siciliani del Seicento e del Settecento”.

 

CONVEGNO SU "LE FORTIFICAZIONI DI CATANIA, UN PATRIMONIO DA CONOSCERE E SALVARE

Il 24 aprile 2013 alle ore 17,30, presso il Palazzo della Cultura di Catania, si terrà il Convegno  “Le Fortificazioni di Catania, un patrimonio da conoscere e da salvare"
Programma:
ore 17,30 – Saluto del Sindaco di Catania e dell'Assessore ai Beni Culturali e sviluppo del territorio
ore 17,50 – Relazione Antonio Pavone - Presidente di Italia Nostra Sezione di Catania, "Sopravvivenze di strutture difensive della città di Catania: Un monumento diffuso"
ore 18,30 - Interventi programmati:
 Vera Greco Soprintendente BB.CC.AA. di Catania; Maria Grazia Branciforti, Dirigente del Servizio Parco Archeologico Greco-Romano di Catania; Giuseppe Pagnano – facoltà di Architettura di Catania
Ore 19,00 - dibattito
 

YOGA FESTIVAL
venerdi 22 sabato 23 domenica 24 marzo 2013- Palazzo della Cultura, via Vittorio Emanuele 121


Arriva in città la seconda edizione di YogaFestival Catania, da quest'anno nella nuova prestigiosa sede presso il Palazzo della Cultura, nel cuore della città: si terrà nelle date di venerdi 22, sabato 23, domenica 24 marzo 2013, che già invogliano a lasciarsi alle spalle l’inverno con una carica di nuova energia. Tre giorni che invitano a conoscere e vivere i benefici dello Yoga nelle sue differenti proposte: coinvolgerà Scuole e Centri di Yoga e Ayurveda, Associazioni noprofit, aziende e realtà produttive etiche e biologiche in uno spazio espositivo pensato per loro e per la comodità del pubblico.
La SALUTE è il filo conduttore del programma di questa seconda edizione: nei tre giorni di incontri e seminari si parlerà dei benefici dello Yoga sulla salute, il suo potere di riequilibrare l’individuo e prevenire i malanni attraverso l'antica conoscenza dello Yoga e delle scienza affini. Ci saranno seminari di Yoga, conferenze, incontri, presentazioni, eventi speciali, ospiti d'eccezione e moltissime cose da conoscere, vedere e provare pensate per dialogare con praticanti esperti, studiosi, neofiti o semplici interessati.  Il programma presenta seminari di approfondimento condotti da maestri nazionali e internazionali di grande esperienza che soddisferanno i praticanti più avanzati e freeclass, sessioni di Yoga brevi (50 min), libere e gratuite per avvicinare il grande pubblico. Un evento unico che sottolinea la vivacità culturale del Sud con la qualità delle offerte e l’interesse per gli ospiti che interverranno. Una grande occasione per portare anche qui nuova linfa vitale al mondo dello Yoga, di tradizione e contemporaneo.
Con Monica Bertauld - Philippe Djoharikian - Ilaria Evola - Stewart Gilchrist - Anna Inferrera - Jayadev Jaerschky - Maya Devi - Antonio Nuzzo - Myra Panascia - The Savita - Tite Togni - Luigi Turinese - Piero Vivarelli - Paola Lucchesi- Ananda Yoga Anusara Yoga Hatha Yoga Iyengar Yoga Jivamukti Yoga Prana Yoga Flow Raja Yoga Tradizione van Lysebeth Yoga e Pilates Yoga per Runners Yoga Terapia Meditazione Mantra Kirtan Bollywood Dance

Ospite d'onore nel pomeriggio di sabato 23 marzo, per la prima a YogaFestival Catania, Swami Kriyananda, ultimo discepolo diretto di Paramhansa Yogananda, con il Coro della Fratellanza Mondiale di Ananda, Assisi.
 

A proposito di Cultura a Catania, ci segnalano e volentieri pubblichiamo l'appello in favore della Direttrice dell Biblioteca "Ursino Recupero"

SALVIAMO LA BIBLIOTECA "URSINO RECUPERO"
Petition by Caterina Papatheu - Catania, Italy

Rita Carbonaro è la Direttrice della biblioteca Ursino Recupero di Catania, ospitata all'interno del complesso del Monastero dei Benedettini. Una biblioteca che è un ente morale il cui nucleo originario risale al 1115. Dal 2009 Rita è anche l'unica dipendente della biblioteca. Nonostante la biblioteca catanese sia una vera e propria istituzione culturale l'ultimo stipendio di Rita risale al marzo dell'anno scorso.
Nonostante Rita lavori da mesi senza stipendio e sia la sola dipendente, arriva puntuale ogni giorno. Non ha nessuno neppure per le pulizie. La buona volontà esiste, ma per quanto un’istituzione del genere può sopravvivere senza personale e senza pulizie?
Il nostro Dipartimento e le Biblioteche riunite Civica e Ursino Recupero hanno sede presso il Monastero dei Benedettini che per grandezza e magnificenza è il secondo monastero in Europa. Un magnifico scenario barocco in cui è ambientato il romanzo “I Viceré”, e che è incluso dall’Unesco nel 2002 nei Beni del Patrimonio dell’Umanità; è stato oggetto di puntate televisive nel 2012 su Sky e Rai Due e Rai Yo Yo per le attività ludiche che vi si svolgono.
La biblioteca, oltre ad una dotazione libraria composta da circa 210.000 volumi, possiede volumi ed opuscoli a stampa del secoli XVIII-XX, 1696 pergamene (secoli XII-XIX), circa 2.000 manoscritti (tra i quali figurano numerosi codici), oltre 4.000 lettere, circa 2.000 disegni, 132 incunaboli, circa 4.000 cinquecentine, alcuni erbari del'700, circa 600 fotografie, un migliaio di stampe e fogli volanti, più di 4. 000 periodici, in gran parte estinti.
Sono una docente di lingua e letteratura greca moderna del Dipartimento di Scienze Umanistiche (ex Facoltà di Lettere) dell’Università di Catania e chiedo che venga accolto l’appello lanciato sul “Sole-24 ore” da Rita. Lo faccio perché credo che nelle biblioteche come queste si nasconde il segreto per interpretare il nostro passato e il territorio in cui nasciamo e ci formiamo. Se noi non investiamo in cultura, la cultura ci investirà col suo peso. E allora questa ci chiederà un giorno di pagare il conto senza che noi ne comprendiamo l’onere e la responsabilità lasciandoci schiacciati dalla rassegnazione, l’indifferenza, l’ignoranza. Il futuro dell’Italia è la cultura perché è sempre stata la cultura la sua prima risorsa economica.
Chiedo al Ministro della Cultura che questa Biblioteca venga salvata e valorizzata. Chiedo che a Rita venga pagato lo stipendio, che venga assunta una figura di accoglienza, ed un'altra che si occupi delle pulizie.
 

RICORDO DI GABRIELE ALICATA
di Carmelo La Carrubba


E’ vivo in me il ricordo di una sera d’estate a mare con pochi amici, in cui cenai con Gabriele Alicata, la moglie Giovanna Cataudella e gli uomini della scorta: uno dei quali mi aiutò per la preparazione del primo piatto; cosa che lui faceva quando il Presidente, per non saltare il pasto assieme agli altri magistrati e non interrompere la riunione, rendeva conviviale, dati i tempi stretti, anche la frugalità del pasto perché teneva, al primo posto del suo impegno istituzionale, il lavoro investigativo. Si parlava d’altro quella sera: anche perché il Presidente era uomo di cultura e raffinato cultore di poesia e recitava versi con la freschezza di una memoria impressionante e, amava i poeti di una volta, quelli conclamati così come amava quel mondo consolidato in cui le regole avevano il sapore della tradizione. Inoltre quella sapienza antica, frutto di verità consolidate dall’esperienza, era la fonte di ispirazione del suo lavoro di magistrato cui si aggiungeva una intelligenza creativa che rendeva illuminante il suo parere su qualsiasi argomento, a cui si aggiunga una resistenza fisica che superava qualsiasi limite di tempo.
Non era brillante ma profondo il suo eloquio e ne ebbi conferma quando “creò” l’istituzione dell’arbitrato alla Camera di Commercio di Catania per semplificare e dirimere le liti fra le parti.
La valenza della sua tesi era moderna nella soluzione giuridica ma aveva radici profonde nella nostra tradizione siciliana. Con Gabriele Alicata non c’era tema che non si potesse affrontare per arrivare con chiarezza al nocciolo del problema: senza forzature verbali, con convinzione e, soprattutto, con estrema chiarezza nel formulare il suo punto di vista. Ed era sorprendente l’uomo che amabilmente e col sorriso sulle labbra riusciva a trovare il lato comico anche a situazioni che si erano svolte in maniera drammatica.
Infine era padrone del suo mestiere che adattava ai casi ribelli della vita cercando sempre, nei suoi interventi di essere giusto e di non violare il percorso istituzionale.

Gabriele Alicata era anche un uomo umile per come si rapportava con gli altri: pur occupando un’alta carica non faceva pesare di essere uomo di potere sicuramente per la sua sincera fede di credente.
Quest’uomo “amabile” fu, negli Anni Bui della nostra città, il magistrato che debellò la mafia a Catania e durante il suo magistero al vertice della Procura espresse competenza, coerenza e inflessibilità. Così da cittadino io lo percepivo. Nella sua carriera Gabriele Alicata si era dedicato al “civile” e fino a quel momento gli mancava l’esercizio del “penale” nelle vesti di investigatore. Nessuno ebbe modo di avvertire un possibile limite, anzi accadde proprio il contrario e così dimostrò il suo talento nel coinvolgere uomini e mezzi al solo scopo di dare serenità alla città servendo lo Stato.
Negli ultimi anni era quasi un appuntamento trovarsi assieme nei teatri cittadini.

Quest’uomo ora manca agli affetti dei suoi cari ma anche di noi che con le mogli trascorrevamo serate assieme all’insegna del convivium. Erano serate indimenticabili.
Il suo ultimo mese di vita fu segnato dalla sofferenza ma so che egli seppe vivere con consapevole serenità in maniera esemplare.
   
2012  

 

SCEGLIAMO NOI
Incontri per conoscere meglio la cremazione
a cura della So.Crem di Catania  e della Federazione Italiana per la Cremazione

19-20-21 Ottobre 2012
Complesso fieristico “Le Ciminiere” di Catania



La società per la cremazione So.Crem di Catania e la F.I.C., associazioni di promozione sociale, organizzano incontri di sensibilizzazione per informare sui processi e le modalità di cremazione ed illustrareo le novità in campo legale, insieme a norme etiche, morali e religiose.
Per maggiori informazioni...

 

 
 
Il Comune di Catania apre per nove giorni tutti i luoghi comunali dell’arte: monumenti, musei, archivi e biblioteche, che offriranno Mostre, Spettacoli,manifestazioni Sportive Attività culturali:

Ex Convento S. Placido - Palazzo della Cultura
- Mostra fotografica “PASQUA IN GUATEMALA
- Mostra fotografica
“GUARDATI DENTRO” dal 14 al 29 aprile
- "MOSTRA DEL GIOCATTOLO SCIENTIFICO dal 17 al 30 aprile
- Conferenza-Seminario “Alla ricerca della memoria perduta: Catania e i suoi Palazzi” ; giorno 18 aprile ore 17,00
- Concerto del gruppo “Era Swing 2000” 22 elementi in acustico 14 aprile ore 20,30
- Concerto del Gruppo 0rchestra Jazz Jonica Giovanile 21 aprile ore 20,00
- Area di libero scambio del libro

Castello Ursino
- Mostra delle collezioni civiche cittadine

Museo Emilio Greco
- mostra delle opere grafiche e cimeli del maestro Emilio Greco
- mostra di pittura “Gioco d’Artista” di Piero Serbali
- Rita Marta Massaro propone l’incontro d’Arte “L’Albero – Anima di Primavera” 21 Aprile

Museo Belliniano
- mostra della collezione civica Belliniana

Museo del Mare
-
Mostra dei reperti di cultura marinaresca attrezzi, utensili, strumenti nautici

Archivio Storico Comunale
- Raccolta storica di documentazione degli uffici comunali

Biblioteca e mediateca comunale
-
Consultazione libri, quotidiani e consultazione on line

Piazza Università Catania
Manifestazione promozionale “Un campione per amico" - Incontro con i campioni di varie discipline sportive: Adriano Panatta (tennis) Andrea Lucchetta (pallavolo) Ciccio Graziani(calcio) Juri Chechi (ginnasta) - 18 aprile

Stadio Angelo Massimino
- “Un goal per la solidarietà” partita di calcio a scopo di beneficenza a pagamento

 

 
  Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera del sig. Natale Zappalà che vuole essere un contributo alla ricostruzione della storia dell’O.D.A. e rendere omaggio a Mons. Antonino Calanna, che in 43 anni di instancabile attività l'ha trasformata nella più importante ente socio-assistenziale catanese. 

Egregio Sig. Direttore,
chiedo ospitalità nel Suo autorevole portale e faccio riferimento ad alcuni articoli comparsi in questi ultimi mesi sulla stampa locale e vorrei inserire il mio pensiero, apportando un mio contributo per arricchire ulteriormente la storia dell’Opera Diocesana Assistenza, presso la quale ho lavorato per ben 36 anni (fino al 28 febbraio 2004), le cui attività nate dal nulla, oggi definite dall’attuale presidente “fiore all’occhiello” e senza che – in occasione del convegno “Prendiamoci cura. Disabilità e riabilitazione con la Chiesa e le Istituzioni” in cui è stato ricordato il 50° anniversario – sia stata fatta menzione dei suoi fondatori.

Quello che l’ODA oggi è lo si deve vedere attraverso quelle persone che tanta energia e vita hanno dedicato. Difatti, la data del 14 aprile 1961, segna l’inizio di una attività imprevedibile per gli ulteriori svolgimenti, che un giovane sacerdote Antonino Calanna seppe imprimere e che assieme a Mons. Carmelo Scalia, il 5 marzo 1962, con atto del Notaio Esusebio Mirone, posero le basi per trasformare un’attività “artigianale” in una struttura complessa ed articolata. Attività che, agli effetti civili, ha avuto il riconoscimento giuridico dalla Stato, mediante erezione ad ente morale, avvenuta con decreto del Presidente della Repubblica il 24 aprile 1963.
Inizialmente l’attività ebbe un indirizzo prevalentemente educativo-assistenziale con la gestione di: istituti, colonie estive, una mensa universitaria, un pensionato universitario, case famiglia, un centro giovanile, ecc. ecc.. Negli anni 70, in seguito all’emergere di nuove problematiche sociali connesse al fenomeno "handicap", l’ODA intensificò gli sforzi per un adeguato servizio di recupero dei minori svantaggiati, mediante la istituzione di numerosi centri di riabilitazione in regime di semiconvitto ed ambulatoriale, di servizi specialistici con finalità socializzanti ed integrative nel mondo della scuola e del lavoro. Vasta è stata l’operosità dell’ODA rivolta alle attività: extramurale per l’integrazione scolastica, al servizio domiciliare, alle case di riposo per anziani, alla formazione professionale, al servizio che privilegiava la prevenzione, il recupero e la riabilitazione dei tossicodipendenti, che venivano avviati al lavoro previa formazione ed inserimento nelle cooperative integrate. Non ultima è da ricordare l’attività ricettiva svolta nel campo del turismo sociale, nella struttura turistico-alberghiera e sportiva Villaggio Madonna degli Ulivi a Viagrande.

La attività dell’ODA, attraverso la sua definizione ed il perseguimento degli obiettivi, hanno evidenziato le doti manageriali del protagonista (Calanna), che con l’assunzione di decisioni sull’impiego delle risorse disponibili è stato capace di far lievitare un organico di 60 persone in quello di 700 circa, moltiplicando il capitale iniziale da pochi milioni di lire in centinaia di milioni di euro.
Ma mentre questi dati possono giustificare l’attività di una “azienda” particolare no profit, quale è l’ODA, più difficile è tracciare il profilo di una attività umanitaria, sociale, culturale, spirituale che ha contraddistinto l’opera del Sac. Calanna, rendendo ancora più luminare la finalità della Chiesa. Perché Padre Calanna rappresenta ed è quello che di più moderno sa esprimere la Chiesa, quando alla spiritualità dell’esercizio ecclesiastico sa associare capacità manageriale di notevole spessore finalizzato al bene degli altri, dei poveri, dei sofferenti, dei bisognosi. Inoltre, da illustrare sono le non comuni doti dell’uomo diventato prete che ha sempre osservato le regole dell’obbedienza e sempre nel rispetto dell’Autorità.
In uno degli articoli pubblicati si fa cenno alle attività nel campo della riabilitazione in regime residenziale e semiresidenziale, ambulatoriale e domiciliare, svolta nel presidio Pecorino di San Nullo e nella struttura gemella di San Giovanni La Punta, oltre alla presenza a Pedara del primo centro di riabilitazione per gravi di tutta la Sicilia; quest’ultima struttura fu realizzata nel lontano 1966 da Padre Calanna, che intorno al 2004 ne progettò la trasformazione in centro per gravi.
I predetti Centri di Riabilitazione Istituti Pecorino sono stati un suo grande merito (sorti da un lascito del Sen. Pecorino e destinati personalmente a Padre Calanna), da questi indirizzati come lascito all’O.D.A.). Analogo esempio quello del lascito a Mascalucia, Nicolosi e Ragalna delle sorelle Spina. Questi Centri sono diventati qualitativamente all’avanguardia nella terapia riabilitativa in Italia.
Altro aspetto della personalità di questo sacerdote, in cui dimostrò intelligenza, sensibilità ed una particolare apertura verso problematiche laiche da inserire in una stampa cattolica che nasceva in un territorio – come quello catanese – in cui i vari precedenti tentativi erano stati velleitari o elitari o parrocchiali con “Prospettive”, lo scopo era quello di fare un giornale – così come voleva S.E. Picchinenna – che doveva conquistare le parrocchie, la piazza, le edicole, il consenso dei futuri lettori. Un progetto ambizioso che a molti sembrò presuntuoso di fronte ad una concorrenza qualificata come quella del quotidiano e delle emittenti locali. Da una analisi pur incompleta ma comunque incisiva fatta dal settimanale risultava che spazi nel territorio rimanevano vuoti ed era su questi spazi che si doveva approntare l’interesse per affrontare i temi di una politica comunale, provinciale, regionale, nazionale, partendo dal territorio con una politica che desse voce a tutti. Infine si capì che bisognava essere presenti nei quartieri e nelle parrocchie della città, su cui gravava un silenzio opprimente. Si diede visibilità ai movimenti ecclesiali e si illustrò il grande sforzo della Chiesa di Sicilia nella lotta contro la mafia: un grande convegno a Capomulini sancì questo impegno con la presenza del procuratore Caselli.
Altro capitolo non marginale fu quello di esplorare credenti e pregiudizi di una mentalità che rendeva retrivi alcuni modi di intendere la fede. Fu per l’intervento dei teologi del Seminario Arcivescovile, un approfondito interesse teologico e culturale che si concretizzò in un dato editoriale incredibile: il giornale si vendeva nelle edicole; si fecero più edizioni di quel numero con una tiratura di oltre diecimila copie. Ma quello che rese attuale il settimanale fu la presenza delle rubriche che diventarono in un giornale cattolico la componente laica, riuscendo a creare un giornale equilibrato nella struttura e nei temi. Tutto questo lo si deve a S.E. Picchinenna, che volle un giornale aperto e alla sensibilità intellettuale e politica di Padre Calanna, che capì le potenzialità del settimanale ed il modo di realizzarle, aprendo non solo alle componenti femminili dei movimenti politici, ma anche alle personalità della cultura cattolica e laica.
Importante e fondamentale è stato il rapporto diretto con i giornalisti professionisti, che facevano giornale, solo per indicarne alcuni: Piero Isgrò, Giuseppe Di Fazio, Pippo Litrico, Salvo Nibali, Pedullà, Cascio, Minnicino, con i suoi direttori: Padre Agatino Giuffrida e Avv. Salvatore Giuliano.
Ribadisco ancora una volta che il vero artefice di questa iniziativa fu S.E. Picchinenna, che volle che fosse fatto un giornale di fatti ed opinioni, che fosse animatore di dibattiti e che si ispirasse nel modo di fare giornalismo. E il settimanale pur mantenendo la sua natura ecclesiale si aprì alle opinioni ed al dibattito della città. E ampia libertà fu concessa ai collaboratori nel modo di svolgere ed affrontare temi ed opinioni.

Tutto questo è stato possibile realizzarlo per la munifica opera di Padre Calanna, non solo un amministratore luminato, ma un sacerdote che sapeva ascoltare altri sacerdoti, i giornalisti, i nuovi collaboratori provenienti anche dalle cattedre universitarie.
Il settimanale “Prospettive” in questa stagione fu una presenza della Chiesa sul territorio; una presenza di una cultura cattolica che avrebbe avuto modo di dire tante cose significative.
Egregio Direttore, mi perdoni per il lungo sfogo, ma il mio vuole essere un contributo alla costruzione di una storia dell’O.D.A., in cui non è possibile omettere 43 anni di attività dovute a Mons. Calanna. Pertanto ci si aspettava, almeno, da parte dello scrivente che la chiusura di un’attività (quasi cinquantennale) fosse se non segnata dalla beatificazione – che non è di laica competenza – almeno di un riconoscimento onorifico ma non dell’oblio verso una vita ad una persona che ha vissuto in favore della comunità e della Chiesa.

Natale Zappalà
 

 
  INTERVISTA AD ANTONELLA MANDALA'
di Carmelo La Carrubba

Leggere di inquinamento di falde acquifere e di quant’altro è capace di fare l’uomo contro l’ambiente è cronaca di ogni giorno e trovare uomini che attraverso un organismo come il F.A.I. proteggano e difendano l’ambiente italiano è una realtà importante che va conosciuta. Finora l’individualismo italiano ha creato nel tempo tanti artisti ma non altrettante personalità che tutelino queste opere d’arte, l’ambiente e il territorio almeno nei più e i pochi che vogliono invertire questa tendenza stanno coinvolgendo altri per realizzare e finalizzare questo progetto: fare percepire agli italiani che il paesaggio e il patrimonio culturale è un prezioso bene collettivo e non bisogna accanirsi contro di esso per pura rapacità economica.
La professoressa Antonella Mandalà è la delegata FAI di Catania che presiede la delegazione e a lei ci rivolgiamo per conoscere il suo pensiero:

D. Preside Antonella Mandalà Lei è andata in pensione e invece di godersi l’orgoglioso riposo attivamente ha scelto di dedicarsi alla delegazione FAI di Catania di cui è valida presidente. Quali le ragioni?
R. La risposta è nella sua premessa. Non sono mai riuscita a tollerare il degrado sia ambientale che culturale che ha afflitto e purtroppo affligge ancora il nostro paese. Nasco come naturalista (Laurea in Scienze Naturali) con un profondo amore e rispetto per la natura non disgiunto tuttavia da una grande passione per l’arte e la musica, insomma per tutte quelle cose per le quali vale la pena di vivere e che perciò stesso vanno tutelate e difese fortemente. Ho quindi cercato di trasfondere nel mio lavoro di dirigente scolastico questi miei convincimenti, nella consapevolezza che educare i giovani ad un rapporto più armonioso e rispettoso dell’ambiente fosse il modo migliore per prepararli al loro ruolo di uomini di domani. Quindi il FAI per me è stato amore a prima vista: riassumeva nelle sue finalità statutarie e nella sua filosofia tutto ciò in cui credevo, parlava la mia lingua e in più era molto più concreto e pragmatico di altre associazioni che avevano le stesse finalità. La mia appartenenza al FAI risale al 2001 quando era Presidente Regionale il barone Vincenzo Calafati e segretaria regionale l’insostituibile Salvina Giambra. Entrai a fare parte della Delegazione di Catania con a capo la dott.ssa Cristina Vasta, come delegata scuola e per sei anni mi sono occupata principalmente dell’organizzazione della “Giornata FAI di Primavera” evento nazionale che prevede l’impegno delle scuole sempre col sostegno di un’ottima Delegazione.
D. Creare una delegazione FAI con caratteristiche specifiche comporta la scelta di persone preparate, appassionate, disinteressate. Anche in una città fertile di talenti come Catania quali sono state le difficoltà?.
R.Le difficoltà tante ma col risultato di avere allora come ora personalità dal calibro di Maria Teresa Di Blasi, Lidia Cuoco, Giovanni Condorelli e altri. Dal 2007 dopo la gestione della validissima Cristina Vasta ho assunto la responsabilità di guidare la Delegazione FAI di Catania col ruolo di capodelegazione provinciale, ruolo che rivesto tutt’ora con l’impegno, la passione e l’entusiasmo di sempre. Inoltre sono stata particolarmente fortunata perché ho mantenuto gli stessi validissimi delegati con i quali esiste un bellissimo rapporto di collaborazione.
D. Dopo alcuni anni di intenso lavoro il numero dei soci è in continuo aumento grazie anche all’intenso e qualificato programma fatto di conversazioni e gite culturali. Su cosa in particolare avete puntato?
R. Abbiamo pensato di offrire agli iscritti FAI cose che a noi piacevano. Non è stato difficile. Abbiamo inserito nei nostri programmi le conferenze che avremmo voluto ascoltare, le gite che avremmo voluto fare, le passeggiate che ci piacevano e ritenevamo insolite, diverse, inaspettate e per ciò stesso speciali. I soci hanno gradito le nostre proposte e hanno fatto iscrivere i loro amici.
D. Il FAI a Catania non ha una sede e gode della generosità del prof. Pavone per l’aula dell’Orto Botanico o quella del preside per l’Aula Magna del Convitto Cutelli. A che punto è il colloquio con le Istituzioni locali?
R. A parte l’Aula Magna dell’Orto Botanico che ormai da anni ospita le nostre conferenze grazie all’incredibile generosità del prof. Pietro Pavone il FAI non ha una sua sede a Catania dove riunire i delegati ospitare gli iscritti fornire informazioni sulla Fondazione e sulla Città. Sono tornata da poco dal Convegno Nazionale del FAI dove ho dovuto prendere atto, mio malgrado, che moltissime delegazioni hanno la loro sede e alcune sono in prestigiosissimi palazzi storici segno della alta considerazione che amministrazioni comunali e provinciali riservano al FAI: una Fondazione seria e specchiata che è garanzia di sviluppo, di divulgazione culturale e priva di qualunque contaminazione speculativa.
Per la verità in passato c’è stato un tentativo di dotare la delegazione di una sede propria che avrebbe dato la possibilità di ospitare collezioni di opere d’arte che alcuni sostenitori avrebbero voluto donare al FAI e si è persa la possibilità di possedere e rendere fruibili tanti “gioielli” nascosti da parte della nostra città.
Anche le attività del Gruppo FAI giovani potrebbero trarre vantaggio dall’esistenza di una sede dove riunirsi, dibattere, confrontarsi, sperimentare, crescere.
D. Lei ha detto che recentemente ha partecipato al Congresso Nazionale del FAI. Cosa può dirci al riguardo?
R .Come sempre i convegni del FAI sono un’occasione straordinaria per approfondire le tematiche ambientali più care alla Fondazione e per noi delegati sono una vera iniezione di entusiasmo e innovata voglia di fare. Vedere il lavoro incredibile che il FAI compie ogni giorno per salvare, recuperare e tutelare “pezzi” straordinari del nostro patrimonio artistico culturale che poi (e questo è il grande valore aggiunto della Fondazione) rende fruibili a tutti, fa sentire tutti noi che crediamo e lavoriamo per il FAI, orgogliosi di appartenere a questa Fondazione. Il prestigio indiscusso che il FAI gode a livello nazionale si basa proprio sulla serietà delle scelte valoriali, sulle incredibili capacità organizzative e sulla concretezza del suo operato. Il FAI ha fatto e continua a fare molto per questo paese. Ben lo sanno, a tutti i livelli, le persone che seguono e apprezzano la Fondazione condividendo la Mission. Come il Presidente del Consiglio Mario Monti che, in un intervento a sorpresa nel corso dei lavori del Convegno alla Bocconi di Milano, ha voluto esprimere personalmente alla nostra Presidente Nazionale Ilaria Borletti Buitoni ( il 13 marzo sarà nelle librerie il suo libro “Per un’Italia possibile” Ed. Mondatori) e alla Presidente Onoraria Giulia Maria Mozzoni Crespi ( la vera fondatrice del FAI ) il proprio apprezzamento e la propria riconoscenza per il lavoro che il FAI compie per il nostro Paese. E’ stato un momento di grande emozione che annovero tra le esperienze più intense di questo ultimo convegno FAI.
 

 
   
   

 

2011  

E' MORTO GIAMBATTISTA SCIDA'
da "Cento occhi su Catania"

Per tutti era ancora il Presidente, anche se ormai da anni era in pensione dai vertici del Tribunale per i minorenni. Ma non solo. Il suo nome era indissolubilmente legato al caso Catania, la denuncia, sempre aggiornata, degli scandali, del malgoverno, della malamministrazione in tutti i settori della vita catanese, imprenditoria, stampa, magistratura.
Giambattista Scidà, per gli amici Titta, ci ha lasciati ieri sera. Da anni era ammalato. Il suo precario stato di salute non gli impediva, però, di condurre le sue battaglie per la legalità. Il suo lavoro era la sua vita. Non prendeva nemmeno le ferie per seguire i tanti casi che il suo ufficio trattava. Ma non si fermava a quello. Considerava un suo dovere andare oltre, curare gli interessi della città nella quale viveva e che desiderava salvare.

Era entrato in magistratura tanti anni fa come uditore, con funzioni di vice Pretore, per un biennio ad Acireale, per cinque anni in Pretura a Palazzolo Acreide (SR), nel 1967 giudice del Tribunale per i minorenni a Catania, del quale, dopo tredici anni divenne il Presidente.
Un ruolo svolto con competenza e una particolare passione civile perché, come ha scritto lo stesso Scidà: “Il Tribunale è un balcone sulla società del Distretto. Chi vuole può leggervi i disagi dei ceti svantaggiati, le responsabilità degli ambienti amministrativi e politici, che quei hanno suscitato o aggravato, e le colpe delle istituzioni di controllo, anche giudiziarie, per la repressione o inadeguata o mancante”.

E quei disagi vennero letti con attenzione. Per Scidà affrontarli significava, infatti, porsi il problema di un più generale recupero ambientale che chiamava innanzitutto in causa, in particolare rispetto ai quartieri periferici e alle loro difficili condizioni di vita, le responsabilità delle amministrazioni politiche e della stessa società civile.
Un’attività di denuncia che non ha subito limitazioni neanche quando ha scelto di non tacere, anche a prezzo di subire ingenerosi attacchi, inefficienze e incrostazioni che caratterizzavano negativamente la vita dello stesso Tribunale. Sino all’ultimo, nel suo blog, ha continuato ad intervenire sul “caso Catania”, dichiarando, pochi giorni addietro, il suo sollievo per la nomina a Procuratore capo di Catania del dottor Salvi e dimostrando, così, ancora una volta, di essere in sintonia con tutti quei catanesi che hanno esultato per la nomina di un elemento esterno all’ambiente.
Di questi possibili e auspicabili cambiamenti, purtroppo, non potrà scrivere sul suo blog.

 

Associazione Nazionale Costruttori Edili

"CATANIA"

Anno 2010
Pagine 299

Il 10 Aprile dello scorso anno l'Associazione Nazionale Costruttori Edili, sezione di Catania, ha presentato alla città il libro "
CATANIA",  nato dall'idea del presidente, Andrea Vecchio, di coinvolgere in un dibattito  sul presente e sul futuro di Catania molti esponenti del mondo del lavoro, della cultura e della società civile, ai quali ha chiesto un  contributo di analisi, ma soprattutto di idee sulle cose da fare.
Il libro che ne è nato rispecchia completamente la nostra realtà, così variegata, in  cui si mescolano di continuo vitalità e sfiducia, iniziativa, indolenza e contraddizioni dagli estremi molto distanti. Con il consenso dell'ANCE, abbiamo pensato di riproporre qui un certo numero di interventi che siamo certi troverete interessanti. 
Iniziamo con l'introduzione del libro -  che contiene anche la lettera di Andrea Vecchio  che ha dato il via al dibattito -  e qui a fianco, l'intervento del prof. Carmelo Nicosia, rettore dell'Accademia di Belle Arti .

Introduzione

Scarica il libro in formato pdf

   
  "Barriera e l'Accademia delle Belle Arti" di Carmelo Nicosia
 

INCONTRI SULLA PARTECIPAZIONE ATTIVA DEI CITTADINI ALLA VITA PUBBLICA

L'Associazione "Cittàinsieme", in collaborazione con il "Forum Catanese per l'Acqua Pubblica" organizza due incontri per la partecipazione attiva dei cittadini:
- Mercoledì 13, ore 20.15, incontro dedicato alla questione della privatizzazione dell'acqua ed ai relativi due quesiti referendari che costituiranno oggetto di consultazione nelle giornate del 12 e 13 giugno (insieme a quelli sul nucleare e sul legittimo impedimento).
- Mercoledì 27, ore 20.15, incontro sugli Istituti di Partecipazione popolare previsti dallo Statuto del Comune di Catania. Relazione di Mirko Viola, esponente del Comitato “Noi Decidiamo”.
Sono invitati a partecipare tutti i cittadini e gli attivisti di gruppi, comitati e associazioni che vogliono conoscere in modo semplice e chiaro le enormi potenzialità di partecipazione attiva e diretta che lo Statuto comunale ci riconosce.
 

ARCHIVIO DI STATO
“LA CULTURA E' DI TUTTI:
PARTECIPA ANCHE TU"

Giovedì 14 aprile 2011
ore 16.30, presso l'Archivio di Stato di Catania in via Vittorio Emanuele, 156, si svolgerà la cerimonia ufficiale di donazione all’Archivio di Stato dell' "
Archivio di grafica e vetrinistica di negozi d’abbigliamento” da parte dell’artista catanese Dina Viglianisi.

Mostra di locandine, bozzetti pubblicitari, stampe tipografiche e fotografiche appartenenti all’Archivio di Dina Viglianisi e riguardanti soprattutto la storica ditta d’abbigliamento “Pavia” di Catania.

Presentazione del video “Memoria e Moda: eleganti frammenti di Storia”.
Catalogo multimediale della mostra (19 - 30 giugno 2010) su documenti d’archivio e capi d’abbigliamento, cappelli, attrezzi, manifesti, ecc…, dati in prestito dalle ditte di moda Barbisio, Caflisch, La Rinascente, Madame de Pompadour, Riccioli, Sciolto e Velis.

Partecipano: Cristina Grasso, V. Direttore Vicario Archivio di Stato di Catania; Maria Nunzia Villarosa, Archivista di Stato  e Curatrice della manifestazione; Rachele Fichera, erede della Ditta Pavia di Catania; Dina Viglianisi, Artista.

La mostra sarà visitabile dal 14 al 21 aprile 2011.
Dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 18.00, il sabato dalle ore 9.00 alle ore 13.00.  Ingresso libero.

 

IN UNA NOTTE TRICOLORE

Centro storico - Ore 19,00
Esibizione lungo le vie del centro cittadino di bande musicali siciliane e confluenza ai Quattro Canti e piazza Università per l`esecuzione di brevi
concerti in uniforme d‘epoca:
- Banda Garibaldina di Termini Imerese
- Banda di Novara di Sicilia
- Associazione Musicale citta di Siracusa
- Banda di Agrigento
- Sbandieratori di Motta S. Anastasia

Teatro Massimo "Vincenzo Bellini " - Ore 20,30:
concerto dell’Orchestra e del coro del Teatro Massimo Bellini, in collaborazione con il Teatro Stabile di Catania, con
l'esecuzione di canti e musiche risorgimentali e la lettura de|l'attore Massimo Ghini di opere scritte da Andrea eamilleri.

Piazza Università - Ore 21,45:
Le bande musicali intonano l`inno nazionale alla presenza della autorita cittadine.

Ore 22,00:
Esibizione gruppi musicali: Qbeta, The Accappella Swingers, Brigantini e Ali Baba, Zapato&Bluesacci, Babilon Suite, Afro Bugna Band.

Ore 24.00:
Esibizione gruppi musicali studenteschi selezionati dalla Facolta di Lettere dell‘Universita di Catania:
Gill&Co, Gentless Tre, Sfasciatura.
Fino all`1.30 della Notte rimarranno aperti i musei cittadini, il Monastero dei Benedettini e i negozi del centro storico con vetrine dedicate al tricolore.

Programma completo

 

FESTEGGIAMENTI PER IL 150° ANNIVERSARIO DELL'UNITA' D'ITALIA
PAGINE E IMMAGINI RISORGIMENTALI   16 - 25 MARZO 2011

Mediateca  Comunale “Vincenzo Bellini” - via A. di Sangiuliano, 307

Programma
Mercoledì 16 marzo
- Ore 18,00: Proiezione film Piccolo Mondo Antico
- Ore 20,30: Recital
Aneliti di libertà in versi del Risorgimento – Parole e Musica
Franco Arcidiacono, attore
all’arpa: Giulia La Rosa, Lucilla Scalia
brani scelti dalle opere di C.Abba, Luigi Natoli, Luigi Mercantini, Giuseppe Mazzini 
Racconti: Giufà e  La Triplici Allianza

Lunedì 21marzo ore 17, 30:
Celebrazione Giornata Mondiale della Poesia
Interverranno:Sebastiano Burgaretta, Cettina Caliò, Giovanna Giordano, Paolo Lisi, Salvatore Scalia, Elvira Seminara, Domenico Trischitta, Marco Vespa.

Rassegna Cinematografica:
18 marzo ore 18,00: In Nome del Papa Re di Luigi Magni
22 marzo ore 18,00: Allonsanfan di Paolo e Vittorio Taviani
23 marzo ore 17,00:
Il Gattopardo di Luchino Visconti
24 marzo ore 18,00: Nell’anno Del Signore di Luigi Magni

Venerdì 25 marzo ore 18,00:
Risorgimento e Antirisorgimento nei canti popolari siciliani
a cura del Prof. Luigi Lombardo
Introduzione e commento, Luigi Lombardo.  Interverrà Linda Musumeci, attrice e regista

 

SABATO 12 MARZO 2011 IN ITALIA COSTITUZIONE DAY

A Catania concentramento ore 16.00 Villa Bellini - corteo sino a piazza Università
 

Democratica, fondata sul lavoro, solidale, libera: così la nostra Costituzione, nata dopo la sconfitta del fascismo e la fine della seconda guerra mondiale, ha disegnato la Repubblica Italiana. Uno stato nel quale (art.3) “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di ...religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Oggi, in un momento oltremodo difficile per il nostro Paese, attraversato da una violenta crisi economica (che, soprattutto nel meridione, sembra togliere ogni speranza alle giovani generazioni e a chi perde il lavoro) difendere la nostra Carta e i suoi valori è necessario per dire basta a una politica governativa del tutto disinteressata a risolvere i problemi reali. Perché (art.3) “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della personalità umana”.


COORDINAMENTO DIFESA SCUOLA PUBBLICA STATALE-CATANIA, COORDINAMENTO PRECARI SCUOLA CATANIA, COORDINAMENTO UNICO D'ATENEO, MOVIMENTO STUDENTESCO CATANIA, CGIL, COBAS SCUOLA, UDU, ARCI, COMITATO PER LA COSTITUZIONE, FABBRICA DI NICHI, LIBERTA' E GIUSTIZIA, LILA, STUDENTI MEDI, UNIONE DONNE IN ITALIA, PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI-FDS, ITALIA DEI VALORI, PARTITO DEMOCRATICO, RIFONDAZIONE COMUNISTA-FDS, SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA', CIRCOLO UNIVERSITARIO SEL, FGCI, GIOVANI COMUNISTI, GIOVANI DEMOCRATICI, GIOVANI ITALIA DEI VALORI

 

DOMENICA 13 FEBBRAIO MANIFESTAZIONE "SE NON ORA, QUANDO" DAVANTI ALLA VILLA BELLINI, ORE 10.00

Dall'appello che ha lanciato l'iniziativa nazionale

"Se non ora, quando?
In Italia la maggioranza delle donne lavora fuori o dentro casa, crea ricchezza, cerca un lavoro (e una su due non ci riesce), studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è scelta, si prende cura delle relazioni affettive e familiari, occupandosi di figli, mariti, genitori anziani.
Tante sono impegnate nella vita pubblica, in tutti i partiti, nei sindacati, nelle imprese, nelle associazioni e nel volontariato allo scopo di rendere più civile, più ricca e accogliente la società in cui vivono. Hanno considerazione e rispetto di sé, della libertà e della dignità femminile ottenute con il contributo di tante generazioni di donne che – va ricordato nel 150esimo dell’unità d’Italia – hanno costruito la nazione democratica....
Questa ricca e varia esperienza di vita è cancellata dalla ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità. E ciò non è
più tollerabile [...]


ADERISCONO: ARCI, CGIL, CIRCOLO CITTA' FUTURA, CITTA' FELICE, CITTAINSIEME, COBAS SCUOLE, COMUNITA' SANTI PIETRO E PAOLO, COMUNISTI ITALIANI, DANCE ATTAK, FABBRICA DI NICHI, CATANIA, GODITIVE GENEROSE, GRUPPO UOMINI DELLA DIFFERENZA, ITALIA DEI VALORI, LIBERA, MOVIMENTO CINQUE STELLE, OPEN MIND, PARTITO DEMOCRATICO, PAX CHRISTI CATANIA, POPOLO VIOLA, RETE CATANESE ANTIRAZZISTA, RIFONDAZIONE COMUNISTA, SINISTRA, ECOLOGIA E LIBERTA', UDI

NON SONO AMMESSE BANDIERE E SIMBOLI DI PARTITO!

Le foto della manifestazione
     
     
     

 

 

LA VIA CARMELO SALANITRO: CRONACA DI UNA VICENDA
di Maria Salanitro Scavuzzo

Il 18 agosto 2002 per un provvedimento del sindaco Umberto Scapagnini viene dedicata una via, situata nella zona industriale di Catania, a Filippo Anfuso. La scritta sotto il nome specifica “diplomatico”. Segue la data di nascita e di morte (1901-63). È definito diplomatico perchè fu ambasciatore a Budapest, Pechino e nella Germania di Hitler. Quel che si tace è che Filippo Anfuso fu un convinto sostenitore della Repubblica sociale di Salò. Nel 1945 fu condannato a morte in contumacia dall’Alta Corte di Giustizia di Roma per collaborazione con i nazisti. Nel 1949 fu assolto con una discussa e contestatissima sentenza della Corte d’Appello di Perugia. Fece carriera politica e nel ’53 divenne un parlamentare del MSI.
Dopo la decisione del sindaco Scapagnini, approvata dal Prefetto, l’ANPI propose di intestare, in alternativa, tre strade a tre martiri antifascisti: Carmelo Salanitro, il ten. Giuseppe Di Stefano, medaglia d’argento, ucciso dai nazisti in Grecia alla fine del 1943, e Graziella Giuffrida, maestra elementare di 22 anni, partigiana, torturata e uccisa dai nazisti a Genova...

 

 

COMUNITA' SANTI PIETRO E PAOLO

Noi, cristiani della comunità dei Santi Pietro e Paolo di Catania, insieme a tanti altri fratelli nella fede in ogni parte d'Italia, siamo non poco turbati per quanto sta avvenendo in questi giorni nel Paese in cui viviamo, nel Paese che amiamo, al bene del quale vogliamo concorrere con la nostra collaborazione e la testimonianza della nostra vita.
E ciò, non per malinteso senso di moralismo. Sappiamo bene infatti come il potere e il denaro, sempre, nella storia, abbiano saputo approfittare della loro forza di corruzione per soddisfare nei ricchi e nei potenti, i loro più bassi istinti. Quello che ci preoccupa è l'appoggio dato dalla nostra chiesa ad uomini politici che possono permettersi di tutto purché dicano a parole di difendere i valori cristiani, "le radici cristiane dell'Europa", i "principi non negoziabili", e purché finanzino generosamente istituzioni ecclesiastiche e opere di bene. Sarebbe nostro vivo desiderio che la nostra chiesa, che amiamo ed alla quale con gioia apparteniamo, fosse, come sposa di Cristo, libera, giovane e bella, e non cedesse mai ai ricatti ed alle lusinghe dei ricchi e dei potenti di ogni colore. Solo così potrebbe guardare, senza lasciarsi coinvolgere, le colpe degli uomini con gli occhi di Dio e di Dio annunziare liberamente il Regno. Per tutto questo ci sentiamo uniti a tutti quei cristiani che, in questi giorni, hanno preso le distanze non dai peccati di un uomo, ma da uno stile di vita conclamato e propagandato come modello da proporre alla giovani generazioni che di tutt'altro hanno bisogno, per la loro vita, per il loro futuro, in questi momenti così difficili della nostra storia.
E siamo lieti che, fra realismo, prudenze e ritardi, anche dalle alte gerarchie vaticane sia finalmente venuto un richiamo alla moralità, alla giustizia ed alla legalità.

Comunità parrocchiale Santi Pietro e Paolo
via Siena, 1, 95128, Catania
095431949

 

Criminali noi? CRIMINALI VOI!

Alle ore 17 di ieri 12 gennaio il quartiere Antico Corso è stato nuovamente invaso da un gran numero di agenti di polizia accompagnati dalla Digos di Catania.
Quale pericoloso crimine era stato commesso ai danni della comunità? Quale temibile criminale si nascondeva nella zona?
La risposta è... ANCHE STAVOLTA NESSUNO! Le forze dell’ordine si sono mobilitate per sgomberare un GIARDINO. Il Giardino Popolare Occupato di via Idria 16, dove sovversive proiezioni di film e cartoni animati, inquietanti arrusti e mancia di quartiere, arditi tuffi nella piscina gonfiabile, un sospetto orto di pomodori e una pericolosissima tombolata della Befana avevano soppiantato rovine, sterpaglie, topi e spazzatura.
Che cosa vuol dire quest’ennesimo sgombero?
1) che dalle poltrone del ministero degli Interni fino all’ultima scrivania della Questura l’ordine è chiaro: i militanti, i frequentatori e i simpatizzanti dell’Experia devono essere fermati, perseguitati e infine spazzati via dalla faccia della città. La disoccupazione, la povertà dilagante, il degrado, l’ignoranza, le cricche di criminali e speculatori possono rimanere quanto vogliono, perché non danno fastidio a nessuno, ANZI.
2) che se la tua città fa schifo e il tuo quartiere non ha uno spazio dove incontrarsi e socializzare, e invece trovi un posto abbandonato dalle amministrazioni da più di trent’anni e con la tua fatica, i tuoi mezzi e il tuo tempo lo rimetti a posto e lo riconsegni ai cittadini perché lo condividano, se insomma non ti rassegni allo sfacelo dilagante di questa città, SEI UN CRIMINALE e guai a te se provi a CAMBIARE LE COSE, perché in questa città le cose se le prendono solo LORO: piazze, palazzi, interi quartieri per farci inutili parcheggi, centri commerciali e alberghi di lusso con i soldi dei finanziamenti pubblici, cioè con i SOLDI NOSTRI.
3) che questa classe politica, questo governo, questa amministrazione hanno PAURA che i cittadini si stufino di stare ad aspettare le loro eterne promesse e che autorganizzandosi imparino a fare da soli, a prendersi ciò che gli spetta, il diritto alla casa, a un salario garantito, a un’istruzione per i propri figli. Hanno paura che gli studenti si ribellino contro chi gli nega la possibilità di studiare, che gli operai della Fiat lottino contro la nuova schiavitù, che gli immigrati smettano di farsi sfruttare, di farsi dare la caccia e rinchiudere nei campi di concentramento. Hanno paura che, presto o tardi, come in Tunisia e in Algeria, la gente non abbia più niente da mangiare e si rivolti contro i governi che PREDICANO CRISI e SPERPERANO MILIONI.
Che cosa diciamo a chi ci sgombera?
1) che non basta un intero esercito, tutte le lastre di acciaio e i catenacci di questo mondo, le denunce e le intimidazioni vigliacche di cui possono essere capaci.
Il Centro Popolare Experia ESISTE e RESISTE.
2) che non staremo mai Né ZITTI Né FERMI davanti all’abbandono e al degrado che fanno così comodo agli speculatori perché gli permettono di comprare a 1 e rivendere a 1000, e che dove loro creano macerie per il loro guadagno, noi COSTRUIREMO per tutti.
3) che non abbiamo più niente da perdere, come lavoratori e come studenti, e che non gli permetteremo di RUBARCI PURE IL FUTURO senza LOTTARE.

Centro Popolare Experia Catania - 12 gennaio 2011

 
 

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