Piccolo grande varietà |
di Carmelo La Carrubba |
Spettacolo
unico nel suo genere “Piccolo Grande Varietà” riempie le sale dei
teatri fino all’ultimo posto rendendo entusiasta il pubblico
accorrente.
Lo spettacolo è in scena al Teatro Vitaliano Brancati
dal 2 al 7 gennaio 2016 ed è una conferma di come il pubblico di
questa città intende lasciarsi alle spalle paure belliche, attentati,
naufragi e crisi economiche rivivendo del passato la sua componente
“spensierata” per reagire a due imponenti Guerre Mondiali.
Lo
spettacolo è un viaggio dai primi del Novecento fino quasi alla fine
del “Secolo Breve” dal Cafè-Chantal al Musical attraverso le canzoni e
le luci del varietà che hanno tipizzato i momenti salienti non solo
dello spettacolo ma anche della vita dei nostri padri e di noi stessi
che di quei momenti siamo stati storicamente attori e spettatori. Un
periodo idealizzato dai posteri ma che comunque costituì – fra l’Otto
e il Novecento - gli Anni stupendi della “Belle Epoque” per chi era in
cerca di evasioni illudendosi di essere “coperti” da un capitalismo
capace di rendere tutti ricchi. Infatti alla consistenza di una
società capitalista si reagì con un fenomeno fatto di paiellettes e
lustrini, di canzoni e balli, protagoniste femmine formose e comici
allampanati, fantasisti asceti. Tutto ciò fino agli Anni Sessanta in
cui la società dello spettacolo in Italia fu dominata dal varietà
mentre in Germania furoreggiava il cabaret nei palcoscenici dei
migliori teatri.
La comicità del tempo era un po’ sboccata : ricca
di gag in cui la barzelletta ma soprattutto la scenetta comica fra il
comico e la spalla era il punto in cui la risata raggiungeva il
massimo dell’intensità trascinando con sé il pubblico plaudente.
In
questo spettacolo grande merito va a Mario Gargani che ne cura la
regia in maniera impeccabile per la tempestività dei tempi scenici e
la sapienza nell’alternare musiche, canzoni, danze e scenette comiche
e affidando a Emanuele Puglia il ruolo di narratore nonché di
presentatore che in maniera brillante conduce lo spettatore a
riflettere su uomini e donne dello spettacolo, su canzoni simbolo e di
quanto di tipico ci ha offerto il secolo passato e noi rivivendolo
cerchiamo invano di annusare il tempo perduto.
Grande spettacolo
sia per la scelta culturale dei testi sia per la rievocazione di
personaggi dello spettacolo tipici dell’epoca da Totò a Macario alla
Magnani a Wanda Osiris a Taranto, Fabrizi, Campanile, Matacena fino al
repertorio di canzoni che da “Portami tante rose” si arriva a “Lilì
Marlene”, “New-York New-York” a “Luci della ribalta”.
Un viaggio
culturalmente interessante ed emotivamente coinvolgente in cui –
ripeto – Emanuele Puglia è stato il narratore della serata, brillante
ed esaustivo, come comicamente divertente è stato il protagonista
dello spettacolo Tuccio Musumeci che ha reso esaltante l’aneddoto e la
storiella con le sue battute fulminanti e una catanesità che sa
svelare di un episodio il suo risvolto comico. Un maestro senza
aggettivi o come si diceva nell’Ottocento un Grande Attore.
In
questa carrellata che spazia dalla canzone napoletana allo swing
americano emergono Edoardo Guarnera, Cosetta Gigli e la soubrette
Marianna Mercurio nonché Enrico Manna, Claudio Musumeci e Salvo
Scuderi; inoltre Marina La Placa, Emiliano Longo, Marina Pugliesi,
Claudia Mangani, Valerio Santi, Giovanni Strano. Il balletto con
Alessandra Cardello, Alessandro Caruso, Roberta D’Amico, Martina Luca,
Mario Mannino, Finuccia Pistorio, Giorgia Terrasi, Maria Giovanna
Valenti. L’orchestra diretta da Nino Lombardo con Fabio Raciti, Toti
Famiano, Walter Roccaro, Orazio Pulvirenti. Funzionali le scene di
Carmelo Miano, le coreografie di Carmelita Mazza, musiche elaborate da
Ottavio Mangani, costumi delle sorelle Rinaldi, luci di Riccardo
Nicolosi. Tecnici compresi.
Quasi tre ore di spettacolo hanno
coinvolto un pubblico divertito ed entusiasta che ha applaudito per
tutto l’arco dello spettacolo riservando un lungo affettuoso plauso a
Tuccio Musumeci.