"Mostellaria"
L’adattamento della commedia di Tito Maccio Plauto con Tuccio Musumeci

 

Dopo una intensa estate di rappresentazioni in tutta la Sicilia è approdato anche a Catania, al Cortile Platamone, nell’ambito della sezione Teatro dell’Estate Catanese 2002, la commedia "Mostellaria" (La casa del fantasma) di Tito Maccio Plauto (190 a.C.), proposta dal Teatro della Città e da cui Romano Bernardi ha tirato fuori una edizione che nel voler divertire a tutti i costi, con i suoi balletti, le sue battute più vicine ai nostri tempi che a quelle dell’autore latino, con i suoi continui doppi sensi, lascia sicuramente qualche dubbio, suscita qualche perplessità.

Protagonista nel ruolo del "servus" Tranione il solito, atteso, Tuccio Musumeci attorno al quale ruota l’intera vicenda, ambientata in un postribolo dominato dalla sacra statua del dio Nettuno, e proprio su Musumeci il regista Bernardi monta l’intera vicenda che ci pare troppo infarcita di doppi sensi, di quell’erotismo popolare che sempre più spesso ritroviamo nelle gags cabarettistiche televisive prive di nuove idee e di autentica ironia o satira. Sicuramente apprezzabili la scenografia e i colorati costumi di Giuseppe Andolfo, oltre alle coreografie di Silvana Lo Giudice e le musiche di Pippo Russo che danno brio alla vicenda.

Assortito il cast dove spiccano, oltre ad un Tuccio Musumeci che da slancio all’ingegnoso schiavo Tranione, anche la scatenata Margherita Mignemi nei panni della ricca mezzana Scafa e Marcello Perracchio (il geloso domestico gay Sferione).

In scena anche Turi Giordano (l'usuraio Misargiride), Gianni Alderuccio (il padre Teopropide calato in una divisa da Napoleone), Salvo Piro (l'innamorato Filolàchete), Pamela Toscano (la sexy innamorata Filemazia), Diego Strano, Filippo Velardita, Fabio Costanzo, Francesca Agate e Raffaella Bella.

Ripetiamo, la regia, ma soprattutto la traduzione e l’adattamento di Romano Bernardi, ha calcato troppo la mano sull’aspetto comico della vicenda ed inoltre l’ha caricata eccessivamente di doppi sensi, di smanie erotiche sottraendo così spazio alle capacità interpretative di attori quali lo stesso Musumeci, sicuramente più esilarante in altri lavori come ad esempio "Miles gloriosus", Marcello Perracchio, Turi Giordano o Margherita Mignemi.

Non ci sembrano poi tanto azzeccati nella piéce, in quanto finiscono per rendere atemporale il tutto e confondere lo spettatore (anche se lo scopo era quello di divertire ed attualizzare la vicenda) i riferimenti a fatti, specialità culinarie (pasta col pomodoro, parmigiana con melanzane), personaggi (la somiglianza dell’usuraio Misargiride con l’odiato Bin Laden) dei secoli successivi alla storia rappresentata.

Un canovaccio antico, ma eccessivamente rinfrescato con canzonette, balletti, pantomime ad effetto che, comunque, ha riempito il Cortile Platamone e divertito lo spettatore.

Maurizio Giordano