C'era una volta il mecenate
Si
chiamavano così, un tempo, i protettori di artisti e alla loro
munificenza si devono tanti capolavori dell’arte in Italia. Oggi si
chiamerebbero sponsor e su gli Este a Ferrara furono celebrati
dall’Ariosto, oggi gli sponsor chiedono in cambio pubblicità più o meno
nascosta. Grossi gruppi industriali, banche, società di vario genere
contribuiscono a restaurare o recuperare quadri, ville , chiese,
monumenti più o meno noti.
Questo
avviene in tante regioni italiane ma, a quanto io sappia, tutto tace in
Sicilia. Eppure quante ville, palazzi, pezzi archeologici, chiesette
avrebbero bisogno di “mecenati”! Non mancano certo i “ Paperoni” a
Catania né tanto meno i grossi gruppi e società che potrebbero
sponsorizzare restauri e recuperi, basta pensare al Palazzo Valle
restaurato e aperto alla fruizione del pubblico, pagante e non, dovuto
ad un privato.
Perché a Catania nessuno, privato o pubblico, restaura quanto sta
andando in rovina? Penso ad es., alle tante ville Liberty dei viali o ai
tanti palazzi della via V. Emanuele.
Ma, ad onor del vero, devo anche chiarire che la burocrazia dissuade chi
volesse donare un bene di qualsiasi genere. E parlo per esperienza
personale perché quando ho fatto l’offerta, le risposte sono state
scoraggianti. O mancavano i mezzi per venire a ritirare i pacchi, o la
“cosa” non interessava, o non si sapeva dove collocarle.
Dice un vecchio proverbio siciliano “U pani è duru e u cuteddu nun
tagghia”. Per cui rassegniamoci a vedere cadere a pezzi i segni del
nostro passato.
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