Le follie dell'estate
Arriva
l’estate e con essa sembra esplodere una follia collettiva come se in
questa stagione ognuno potesse fare quello che gli pare, come se
saltasse qualsiasi regola. Oh, non che nelle altre stagioni tutti siano
allineati e coperti ma le circostanze obbligano a certi comportamenti,
ad esempio: le auto devono tenere i finestrini chiusi mentre in estate
si abbassano e fuoriescono musiche al massimo volume. In inverno ci si
deve coprire ma in estate l’abbigliamento si riduce all’essenziale,
anche in città, e non è un bel vedere pance e glutei simili a
salsicciotti messi in mostra, piedi non molto curati in zoccoli e
ciabatte; dalle case televisioni e radio sparano musiche e dialoghi di
telenovelas. Ma è sulle spiagge che tutte queste amenità toccano il loro
vertice. Se una volta i bambini costruivano castelli di sabbia o
giocavano alla palla, adesso vengono intruppati e diretti dai cosiddetti
“animatori” che, uccidendo la loro fantasia, impongono giochi demenziali
e li stordiscono con musiche assordanti cosicché quei poveri bambini
somigliano tanto a scimmiotte ammaestrate. E lo stesso avviene con gli
adulti che non hanno nemmeno la scusante dell’età. Non c’è spiaggia,
villaggio turistico, nave da crociera che non abbia lo staff della genìa
degli “animatori” turistici.
Ricordo con nostalgia la mia prima crociera nel lontano ’68 sull’”Anna
C” della Costa, una piccola nave specie se raffrontata alle ciclopiche
“città galleggianti” di oggi. I passeggeri erano poche centinaia, di
giorno si scendeva a terra per visitare le “7 perle del Mediterraneo”,
la sera ci si cambiava abito e ci si vestiva rigorosamente le donne in
lungo e gli uomini in smoking poi si andava ad ascoltare l’orchestrina
di bordo, chiacchierando fra amici, sorseggiando un alcolico o uno
spumante e ballando chi ne aveva voglia.
Poi tutto è cambiato: col turismo di massa, le navi sono sempre più
grandi, ci si perde nei corridoi, non c’è tempo di fare amicizie, ci si
rigira fra casinò, slot machine, discoteche, birrerie e di giorno, gli
infernali “animatori” comandano a bacchetta in giochi idioti, spaccando
i timpani con rumori che chiamano “musica”.
Dov’è finita la fantasia? Quella fantasia che permetteva ad ognuno di
divertirsi come gli pareva, leggere, ascoltare la “sua” musica,
camminare per prati e boschi nel silenzio della natura, praticare uno
sport a proprio gusto. Quella fantasia che faceva inventare ai bambini
tanti giochi fra loro coetanei, giochi semplici ma autentici. Non
comandati a suon di rock e pop.
In tanto frastuono, in questa esplosione di follia collettiva la
fantasia è volata via in compagnia dell’educazione anch’essa cacciata
via.
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