Programma F.A.I. 2009
Il 30 gennaio u. s. è stato presentato nella severa ma suggestiva sede del Museo Diocesano, il programma del F.A.I. (Fondo per l’Ambiente Italiano) per il primo semestre del 2009. Dopo i saluti dell’assessore ai Beni Culturali di Catania dott. Fabio Fatuzzo e dell’on. Nino D’Asero, vice presidente della Commissione Bilancio e Programmazione dell’ A. R. S. , ha preso la parola la responsabile del F.A.I. e provincia la preside Antonella Mandalà che, con passione ed efficienza manageriale, ha reso viva e vitale la suddetta fondazione nella nostra città ed ha illustrato il programma che, diciamo subito, si presenta folto di iniziative e vario nelle sue manifestazioni. I consueti incontri, questo semestre, si incentreranno su vere e proprie lezioni di storia dell’arte tenute, come sempre, dalla socia prof.ssa Teresa Di Blasi che, già lo scorso anno, aveva avvinto i soci per le sue interessanti e appassionate incursioni nel mondo dell’arte.
Questa constatazione mi ha fatto riflettere su due aspetti della questione. In primo luogo una domanda: chi o che cosa impedisce l’apertura di queste sale? Siamo rimasti all’oscuro e rimaniamo in attesa di risposta! Seconda domanda: qualcuno si è mai domandato perché Catania non ha un museo? Io mi sono data una risposta: ma perché il catanese, nel suo DNA, pur avendo dato e tuttora dà, insigni artisti – pittori e scultori – non ama le arti visive mentre ama altre due arti: musica e teatro. Basta guardarsi attorno o dare un’occhiata alla pagina degli spettacoli per rendersi conto della numerosa e varia presenza di teatri e compagnie teatrali, più o meno professionali, e di eventi musicali. Per il teatro c’è una vasta gamma, dal Teatro Stabile a quello dialettale, al cabaret, al teatro leggero, ai teatri d’avanguardia o di nicchia e così per la musica, dalla lirica al Jazz, dall’operetta al Pop, è tutto un fiorire di serate e di artisti noti anche in campo internazionale. E teatri e sale di musica hanno tutti un loro pubblico, giovani e anziani, di alta o media cultura, famiglie intere o single, tutti accomunati dall’identica passione che è nel loro DNA.
Questo è il mio parere ed è per questo che – sottovoce
– suggerisco all’infaticabile Antonella Mandalà di non demordere nella
richiesta di un museo delle arti figurative e dare un po’ più di spazio
alla musica e al teatro magari con delle conversazioni su come si
ascolta una sinfonia o come ci si accosti ad uno spettacolo.
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