
Uno dei personaggi degli anni d’oro della Serie A, che hanno fatto
grande il Catania negli anni '60, è sicuramente Giorgio Michelotti,
terzino roccioso e costante nel rendimento.
Giorgio Michelotti è nato a Bengasi (Libia) il 20/01/1936, ha
cominciato la sua carriera nel Viareggio squadra ragazzi, poi è
passato al Vicenza e ha fatto parte per alcune partite della rosa
di prima squadra.
Da Vicenza è passato al Como con cui ha militato in
Serie B per otto anni sotto la guida dell’argentino La Manna;
quindi ha
giocato a Catania per ben otto anni nella massima serie
collezionando circa 150 presenze.

Vanta inoltre due presenze nella
Nazionale Militare; ha partecipato con il Catania ad una
Coppa delle Alpi e in Francia ad una Coppa dell’amicizia con il
Grenoble.
Dopo essersi ritirato dall’attività calcistica, ha
conseguito il patentino di allenatore. Ha allenato la Sangiovannese
di S. Giovanni Valdarno, il Paternò, l'Akragas, la Folgore di Castelvetrano,
il Monopoli,
l'Albenga, il Riesi.
Ha lavorato come
osservatore per il Torino calcio.
Negli anni '80 Massimino lo chiama a Catania in
Serie B per affiancare Mazzetti.
L’esperienza con il sor Guido non fu tanto felice. Incomprensioni e
polemiche dilaniarono lo spogliatoio, per cui si fece da parte con
molta discrezione e signorilità, qualità che lo ha sempre
contraddistinto.
Michelotti si è sposato a Catania
e qui dopo la fine della sua carriera ha trovato lavoro.
Ha esordito ufficialmente nel campionato di calcio di Serie B, con
il Como e dopo otto stagioni fatte in quella sede, il Catania lo ha
prelevato intuendo subito le doti che l’atleta possedeva. A
Catania ha conosciuto il grande calcio, le grandi platee. Ha
marcato fior di campioni come Sivori, Altafini, Jair, Pascutti, Brighenti, Barison, tanto per citarne alcuni e tanti campioni che hanno fatto la
storia del calcio Italiano. Grandi le sfide con l’Inter vincitrice
di scudetti e Coppe dei Campioni; memorabili i duelli al limite
dell’area e la forza con la quale si trovava il coraggio di
scendere in campo anche se qualche stipendio era stato pagato con
qualche…… ritardo.

Quando si trovò a Milano a sfidare l’Inter,
insieme ai vari Corti, Ferretti , Grani, Biagini, nell’anno
1960/61, il Catania alla fine del girone d’andata si trovava a pari
punti con l’Inter. "Quando entrammo con Prenna a S.Siro per visionare il terreno di gioco
-ricorda Michelotti- quello che ci
colpì fu la maestosità del campo. Sapere che su quel terreno avevano
giocato fior di campioni ci aveva messo la tremarella alle gambe. Quel
giorno una serie di autoreti ci tagliò le gambe, il Catania perse
la possibilità di chiudere il girone d’andata in testa alla
classifica" come un Chievo ante litteram.
Ma il ricordi più belli sono quelli dei derby disputati con il Palermo e il
Messina: avevano un fascino particolare, il colore, le
scaramucce, le scommesse e i gavettoni di Memo Prenna che
contribuiva con il suo carattere a tenere la truppa sempre desta.
Ha chiuso la sua carriera nel Catania e il suo cruccio maggiore è
stato quello di non avere coronato il sogno di indossare la maglia
di una grande squadra. La Società rossazzurra aveva avuto parecchie richieste
per il forte terzino, ma allora ritenne opportuno non cederlo: per
quel tempo avere un giocatore forte in squadra equivaleva ad una
seria conquista ei campionati allora non erano livellati come
adesso.